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GIUBILEO 2025

A Cremona si apre l'Anno Santo: «Pellegrini di speranza»

Cerimonia nella città del Torrazzo con un pellegrinaggio dalla chiesa di Sant’Agostino al Duomo, entrambi gremiti

Gianpiero Goffi

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redazione@cremonaonline.it

29 Dicembre 2024 - 20:30

A Cremona si apre l'Anno Santo: «Pellegrini di speranza»

CREMONA - ‘Pellegrini di speranza’, questo il motto dell’Anno Santo 2025 inaugurato la vigilia di Natale a Roma da papa Francesco, e che oggi pomeriggio è stato aperto anche nella nostra città (come in tutte le diocesi del mondo) con un pellegrinaggio dalla chiesa di Sant’Agostino al Duomo, entrambi gremiti. In Sant’Agostino, accanto a monsignor Antonio Napolioni e a un’ampia rappresentanza del clero, altri tre vescovi: l’arcivescovo emerito di Gagnoa (Costa d'Avorio) Joseph Ake, e due presuli cremonesi: l’arcivescovo Eliseo Ariotti, già nunzio apostolico in Paraguay, e il vescovo emerito di Sao Luis de Montes Belos (Brasile) Carmelo Scampa. In Cattedrale si è unito alla celebrazione il vescovo emerito Dante Lafranconi.


La liturgia si è aperta con il canto corale dell'inno del Giubileo ‘Fiamma viva della mia speranza’, musicato da Francesco Meneghello su testo di monsignor Pierangelo Sequeri; è seguita la lettura di un brano evangelico di Giovanni e quella di alcuni passaggi della bolla ‘Spes non confundit’ (‘La speranza non delude’) con la quale, citando San Paolo, il Papa ha indetto l’Anno Santo: «Penso – ha scritto tra l’altro – ai pellegrini di speranza che giungeranno a Roma per vivere l'Anno Santo e a quanti, non potendo raggiungere la città degli apostoli Pietro e Paolo, lo celebreranno nelle Chiese particolari».

Si è poi snodata la lunga processione aperta dall’antico crocifisso ligneo davanti al quale morì in preghiera Sant'Omobono il 13 novembre 1197 (e che rimarrà esposto per un anno in Duomo), seguito da vescovi, sacerdoti e diaconi, dal gonfalone comunale con il sindaco Andrea Virgilio e l’assessore Luca Burgazzi e da molti fedeli, ciascuno con una candela accesa. Percorse via Plasio, un breve tratto di via Cavallotti, via Ponchielli, corso Vittorio Emanuele II, piazza Stradivari e via Baldesio, la processione è arrivata in Duomo dove, dopo l’aspersione con l’acqua battesimale, è iniziata la celebrazione della messa, nella festa della Santa Famiglia di Nazareth.


«Erano più bravi di noi – ha esordito il vescovo Napolioni commentando il Vangelo – Giuseppe, Maria e Gesù che da Nazareth si recavano a Gerusalemme, e non certo in pullman o in treno. Eppure Maria e Giuseppe non fanno una bella figura: si dimenticano Gesù, poi ritrovato nel tempio. Il rischio, anche per noi, è di iniziare un tempo di pellegrinaggi, di Giubileo, dimenticando Gesù. Questo – ha avvertito - può accadere se la Chiesa è troppo preoccupata delle sue attività, più che della relazione con il Signore. E invece al centro dell’Anno Santo sta proprio ‘il mistero del Figlio perduto e ritrovato’ per il quale ‘nessuno è perduto, ma nessuno può dirsi al riparo dal perdersi’. È Dio stesso che manda suo Figlio per ‘perderlo e ritrovarlo e noi in Lui’ e ci dà l’occasione per ritrovare Gesù, noi stessi e le relazioni. Gesù è la fonte a cui attingere, ascoltandolo davvero, fino in fondo e sempre di più, e non cessando di stupirsi. Questa è la prima fonte di speranza; una seconda è la ‘familiarità con Cristo’ esemplata dalla famiglia di Nazareth, ‘nucleo incandescente della famiglia ecclesiale e della famiglia umana’. A Maria e Giuseppe che lo ritrovano, il ragazzino Gesù non dà la risposta 'dolce’ che ci si potrebbe aspettare: ‘Perchè mi cercavate? Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?’».

Le ‘cose del Padre’, ha spiegato il vescovo, sono «la salvezza del mondo ad ogni crocevia della storia, ci dicono che ‘Dio non si è stancato di noi’. Per questo il Giubileo potrà essere tempo ‘di riconciliazione, di preghiera, di pellegrinaggio, di festa’, di crescita in ogni stagione della vita». Infine monsignor Napolioni ha consegnato ai presenti tre verbi. Due tratti da Sant’Agostino; uno, a sorpresa, da lui proposto: «Chiesa di Cremona, canta, cammina e cucina... stupisciti dell’amore del Signore e agisci per il bene di tutti nella tua vita ordinaria, quotidiana. Infine cucina perchè c’è un banchetto da preparare già sulla terra nell’attesa della festa nel Regno di Dio».


«Il primo verbo vuole esprimere la gioia del cuore, il secondo una Chiesa operosa nella carità al punto che – ha ‘provocato’ – si potrebbe un giorno alla settimana chiudere parrocchie e oratori e andare a bussare alle case. Il terzo, ‘cucina’, indica la preparazione del ‘banchetto’ del perdono, come nella parabola del Figliol prodigo si prepara ‘il vitello grasso per il figlio perduto e ritrovato, e per quello con il muso che non riesce a capire la misericordia del Padre’». Insieme al duomo di Cremona saranno altre tre le chiese in diocesi ove sarà possibile ottenere l'indulgenza giubilare: si tratta dei tre santuari mariani di Caravaggio. Casalmaggiore e Castelleone.

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