Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

CREMONA. L'ESTORSIONE

«Vittima dei bulli, mio figlio è stato ricattato»

A processo un 27enne accusato di aver scucito 20mila euro a un giovane preso di mira in oratorio

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

11 Dicembre 2024 - 20:47

«Vittima dei bulli, mio figlio è stato ricattato»

Nei riquadri gli avvocati Spampinato e Tabaglio

CREMONA - Si sono conosciuti in oratorio, il San Francesco allo Zaist, il quartiere dove abitavano. Uno lo chiamiamo Mario, 29 anni, ragazzo «fragile, timido, introverso» per dirla con la psicologa che lo ha aiutato «ad acquisire più sicurezza e maggiore autostima». L’altro Giuseppe, 27 anni, straniero nato in Italia. Amici, una volta, nemici ora. Perché secondo l’accusa, Giuseppe avrebbe estorto a Mario ben 20mila euro, dalla fine del 2019 a luglio del 2022, ogni volta ricattandolo di mettere in giro voci (false) sul suo conto. Ovvero che Mario si drogava («Non ho mai fatto uso di stupefacenti») o che era gay («Non sono omosessuale»). E ancora: «Vado a dire a tuo papà e agli altri che tu rubi i soldi in casa per darli a me». Insomma, per l’accusa Giuseppe avrebbe preso Mario per il suo bancomat, per un pollo da spennare, approfittando della sua fragilità.

Il 29enne si è costituito parte civile con l’avvocato Vito Alberto Spampinato. L’imputato non ci sta a passare per un estorsore: assistito dall’avvocato Massimo Tabaglio, già oggi avrebbe voluto difendersi. Lo farà il 19 febbraio prossimo, giorno anche della sentenza.

Ragazzo «fragile» Mario, in passato preso di mira da un gruppo di 4-5 bulli dell’oratorio. Allora, il parroco era don Matteo. «L’oratorio era frequentato da molti ragazzi stranieri, gli atteggiamenti erano sempre prevaricanti», ha testimoniato al processo ieri il sacerdote. Secondo il don, in quel gruppo l’imputato «aveva il ruolo di capo». Così «gli ho chiesto di diventare il tramite tra me e il gruppo, un ruolo di mediatore. Lui aveva una forte ascendenza sui ragazzi, veniva ascoltato e da lì la vita in oratorio è migliorata». In quegli anni, il parroco aveva ricevuto le confidenze da Mario. «Tutto è nato da una mancata scommessa. Lui veniva costretto dagli altri a giocare e a metterci i soldi. Quando si è rifiutato, mi ha raccontato di minacce e di continue richieste di denaro». L’ultima confidenza ricevuta dal ragazzo è di settembre del 2019, poi il don si è trasferito. I fatti contestati nell’imputazione a Giuseppe sarebbero però accaduti successivamente e su questi ci si è concentrati nell’aula dove ieri c’erano due papà. Quello dell’imputato seduto in fondo ad ascoltare. E quello di Mario, chiamato a testimoniare.

Il papà ha raccontato come venne fuori la vicenda.

Ragazzo bravo, semplice e senza grilli per la testa, il figlio che in passato «da quel gruppo di ragazzi, fu strattonato, subì violenze fisiche e psicologiche». Quando il figlio si è messo a lavorare, assunto poi a tempo indeterminato, ha aperto il conto corrente. Lì finiva il suo stipendio. Un giorno, guardando l’estratto conto, «scopro degli anomali prelievi — ha proseguito il padre —. Settecento, 850, 900 euro non erano cifre che prelevava per se stesso: la spesa per mangiare la facevamo noi, non contribuiva alle spese di casa». Il carteggio bancario racconta, per fare un esempio, che il 4 aprile del 2022 Mario prelevò 800 euro, l’11 aprile invece di prelievi ne fece due: 650 e 550 euro. «Certo che gli ho chiesto perché - ha fatto verbalizzare il papà — . Mi ha detto che li dava all’imputato, il quale doveva dare soldi ad altre persone. Mi ha detto che l’imputato lo stava ricattando, lo minacciava: ‘Vado a dire a tuo papà e agli altri che tu avevi rubato soldi in casa per darli a me’. Ma noi questo già lo sapevamo’. A mio figlio ho detto: ‘Se si fa avanti ancora, piuttosto vengo io’».

Il 26 luglio del 2022, Mario e i suoi genitori si recarono in Questura dove fu presentata la denuncia. La Squadra mobile fece l’indagine.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400