L'ANALISI
22 Novembre 2023 - 21:05
Il tribunale di Cremona
CREMONA - Per l’accusa, da ottobre 2021 a luglio 2022 a quel ragazzo conosciuto all'oratorio dello Zaist, gli avrebbe estorto 20mila euro con il ricatto-minaccia di mettere in giro voci sul suo conto. Di far sapere ai suoi genitori, con i quali abita, e agli amici che lui gli doveva soldi per la droga e che gli piacevano i maschi. Tutte «notizie false». Il presunto estorsore, Youssef, 27 anni oggi è stato rinviato a giudizio dal gup. Il ricattato, si è costituito parte civile con l’avvocato Vito Alberto Spampinato. Il processo è fissato per il 27 marzo del prossimo anno.
La storia delle reiterate richieste di denaro poi denunciata alla polizia è riassunta in tredici righe di capo di imputazione. Youssef, «approfittando dell’elevata fragilità di autodeterminazione» della vittima, «e della sua correlata incapacità di contrapporsi alle pretese altrui, condizione già percepibile da un mero confronto diretto con la stessa», per l’accusa «dietro la reiterata minaccia di divulgare ai suoi genitori ed amici false notizie sul suo conto, in particolare che gli fosse debitore per ragioni non meglio specificate, asseritamente riconducibili all’acquisto di sostanze stupefacenti», l’avrebbe costretta a consegnargli somme di denaro via via crescenti» sino ad arrivare a 20mila euro. Estorsione aggravata dall’aver commesso il fatto «profittando di circostanze di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa».
«La vicenda inizia con alcune richieste da parte dell’imputato al mio assistito di piccole somme di denaro per urgenze momentanee, poi le richieste sono divenute sempre più pressanti. Il mio assistito ha un lavoro. L’imputato lo teneva in scacco, dicendogli di mettere in giro voci falsi su di lui che lo facevano sentire a disagio. Era molto impaurito e spaventato. Le notizie erano false, ma lui si è fatto intimorire e gli dava i soldi».
Le estorsioni condite di minacce, secondo l’accusa sono andate avanti per dieci mesi, finché un giorno il giovane non ce l’ha più fatta, si è confidato con i genitori. Accompagnato in Questura dal legale, il ragazzo ha raccontato il suo incubo e denunciato il 27enne. Agli atti dell’indagine ci sono messaggi su WhatsApp e intercettazioni telefoniche. «Quando l’imputato ha fiutato qualcosa, ha chiamato il mio assistito con un numero sconosciuto», ha aggiunto il legale. Oggi, imputato e chi lo ha denunciato si sono rivisti nell’aula. «Il mio assistito era spaventato».
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