L'ANALISI
05 Dicembre 2024 - 05:10
CREMONA - Un’etica solida e una tradizione familiare alle spalle: questo binomio ha ispirato la 22enne cremonese Cecilia Zelioli, ideatrice del brand ‘Grugnusin’. La storia comincia quando Cecilia perde l’adorata nonna Chicca e decide di raccogliere la sua eredità. La nonna Chicca era una sarta e il sogno di Cecilia era continuare quell’attività artigianale fatta di fatica e passione. Per i suoi 18 anni chiede una macchina da cucire, cominciando da subito a utilizzarla e imparando da autodidatta il mestiere. Inizia riciclando alcuni suoi vecchi vestiti: «La sostenibilità — spiega — è uno degli aspetti di questo lavoro a cui tengo di più».
Quando un anno fa ha aperto il suo piccolo business, infatti, Cecilia non ha abbandonato la sua etica ferrea: «Dalla scelta dei materiali al packaging, realizzato solo con nastri e carta riciclata, comprese le etichette del brand, fatte anch’esse con materiale di recupero». A partire da materiali di scarto industriale di alta qualità (cotone, jackard, velluto, popeline), Cecilia realizza borse, portachiavi e portafogli, «ma in futuro vorrei ampliare: ad esempio, realizzando cinture con vecchie corde da arrampicata e un altro gadget di mia invenzione su cui però — scherza — non voglio ancora fare spoiler».
Il progetto è nato un anno fa sulla scia della sua passione per il cucito e ha preso il nome di ‘Grugnusin’, in onore dell’altra nonna, Pina, che da sempre la chiama così, in dialetto cremonese: «Il radicchio tenero di primavera» (dal ‘grugnos’, cioè il radicchio). Anche nonna Pina è sarta, e Cecilia le chiede spesso consiglio sull’uso dei materiali e sulle tecniche artigianali. «I due tipi di borse che realizzo si chiamano ‘borsa Pina’ e ‘borsa Chicca’ proprio in onore delle mie nonne» racconta. Il sogno di Cecilia non è il semplice business: «Il mio obiettivo è trasformare ‘Grugusin’ in uno spazio educativo che possa conciliare progetti educativi e laboratori in uno spazio in cui tutte le forme d’arte, tra cui anche il cucito, diventino strumenti educativi».
Un modo per mettere a frutto i suoi studi all’Università di Parma, dove Cecilia frequenta Scienze dell’educazione e dei processi educativi. «Un progetto contro le logiche insostenibili del fast fashion», dice. A un anno dalla nascita del progetto, la sua creatrice si può ritenere soddisfatta, avendo sempre ricevuto apprezzamenti per l’originalità e la qualità dei prodotti, «anche se — aggiunge — preferisco interfacciarmi con i clienti ai mercatini più che sui social. I mercatini sono un mondo che ho scoperto di recente e che mi piace moltissimo. Mi trovo molto più a mio agio superando lo schermo e costruendo un contatto diretto con le persone, mi piace imparare ad esporre e cercare sempre nuovi mercatini».
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