L'ANALISI
05 Dicembre 2024 - 05:20
CREMONA - «Non ha senso un Ordine dei liutai. I mezzi per tutelare il nostro lavoro ci sono e soprattutto c’è il marchio Cremona Liuteria, riconosciuto in 40 Paesi nel mondo e che rappresenta un strumento di garanzia del nostro saper fare liutario».
Ne è convinto Giorgio Grisales, presidente del Consorzio dei liutai Antonio Stradivari che ha lanciato l’allarme su contraffazione e su una concorrenza globale, soprattutto da parte di chi esercita la professione senza titoli per cui è necessario rendere veramente unica la ‘liuteria Made in Cremona’. Ed è proprio nello statuto del Consorzio che il suo presidente intravede una possibilità di rendere visibile e controllabile la qualità e la solidità professionale del saper fare liutaio cremonese.
«Il marchio Cremona Liuteria è aperto a tutti i professionisti del settore — spiega —. L’importante è che dimostrino un percorso formativo certificato, oppure l’attività di almeno cinque anni in città, regolarmente iscritta in Camera di Commercio. Si tratta di parametri che valgono anche per l’iscrizione tout court al Consorzio, un ente che da oltre venticinque anni lavora per portare nel mondo la liuteria cremonese ed è riconosciuto come garante della qualità degli strumenti a marchio dei suoi consorziati e da qualche anno non solo di essi».
Eppure tutto questo non sembra bastare: «Condivido la posizione di Stefano Trabucchi, la provocazione di Wanna Zambelli sull’istituzione di un Ordine dei liutai deve essere letta come tale — continua -. Soprattutto la generazione dei più giovani ha capito l’importanza nel Consorzio. Oggi abbiamo una sessantina di iscritti, circa un terzo dei professionisti in città. Sono i liutai della mia generazione che hanno più perplessità rispetto all’ente consortile, un po’ anche per la storia del consorzio stesso. Molti miei coetanei hanno nome e fama riconosciuti, ma questo, credo, non basti più in un mercato globale e in cui è all’ordine del giorno trovare strumenti con nomi di liutai cremonesi contraffatti. Il marchio Cremona Liuteria tutela il lavoro di chi opera in città e guarda al mondo. Non si tratta di aver paura del mercato cinese, come pensano alcuni, ma di tutelare anche dall’interno il lavoro di chi opera in città, senza concedere spazio a chi non è in regola».
Al di là dell’amarezza di non riuscire a coinvolgere chi ha anni di esperienza sulle spalle all’interno dell’ente consortile, Grisales osserva: «Noi dobbiamo pensare ai giovani, a chi si affaccia alla professione — conclude —. Il consorzio assicura una circuitazione internazionale degli strumenti, contatti sui maggiori mercati internazionali. Ci piacerebbe che tutti i liutai cremonesi e che operano in città ne facessero parte».
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