L'ANALISI
23 Novembre 2024 - 08:11
CREMONA - Cinquecentoventidue giorni agli arresti domiciliari da innocente nella villetta a Persichello, la casa dove Carlo Mosca, ex primario del Pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari (Brescia), è nato e cresciuto. E dove con il padre Giannino aveva condiviso l’incubo iniziato la notte del 25 gennaio del 2021, lunedì, terminato l'1 luglio del 2022, venerdì, quando la corte d’Assise di Brescia gli levò la patente del medico killer, assolvendolo con formula piena dall’accusa shock di omicidio volontario di due pazienti Covid-19. Di nuovo assolto in appello, a ottobre del 2023 con sentenza passata in giudicato, Mosca, oggi 51enne, alla Corte ha chiesto il risarcimento dei danni per l’ingiusta detenzione. Ieri l’udienza. La stessa Procura generale ha affermato che il medico dev’essere risarcito. Mosca era assistito da Elena Frigo e Michele Bontempi, gli avvocati che lo hanno difeso con pervicacia nel suo lungo calvario giudiziario. I giudici si sono riservati.
Cinquecentoventidue giorni di sofferenza. La sofferenza di Mosca medico che aveva visto la sua dignità infangata, la sua carriera guadagnata a forza di studio e lavoro in pezzi, la cattedra persa. La sofferenza di Mosca padre, al quale in quell’anno e mezzo fu concesso di poter abbracciare sua figlia (abitava a Mantova con la mamma) poche volte. La sofferenza di Mosca figlio per l’anziano padre Giannino, già vedovo, scomparso a marzo di quest’anno all’età di 80 anni.
Ritorniamo al 25 gennaio del 2021, lunedì. Alle 8 di sera Mosca smontò il turno. Un’ora dopo era nella villetta di Persichello con il giardino e il garage-officina. Alle quattro e mezza del mattino i carabinieri lo buttarono giù dal letto. Gli notificarono l’ordinanza – durissima - di custodia cautelare firmata dal gip su richiesta della Procura, che già dal luglio del 2020 lo stava indagando per le morti sospette. Mosca padre e figlio non si aspettava l’arresto. «Bisogna provarle certe cose. Da quel giorno ho smesso di parlare. Mi hanno tolto dieci anni di vita. Mi sono ridotto ad andare alle sette del mattino a prendere il giornale e a trovare mia moglie al cimitero per non incontrare nessuno», raccontò l’anziano Giannino dopo la prima assoluzione del figlio.
Cinquecentoventidue giorni con i nervi saldi, a studiare le carte e a passare le giornate. «Fino alle 9.30 facevamo i mestieri, poi andavamo a fare un po’ di lavori in garage fino a mezzogiorno: restauro di biciclette, motorini, la mia passione. Poi il pranzo», raccontò il medico. Lui si metteva ai fornelli, papà rassettava. Giannino si coricava intorno alle dieci di sera. “Io ero sul divano, lo sentivo pregare la mamma e mi veniva un magone”, spiegò il medico. “Se io mi fossi trovato da solo, al pensiero che Carlo fosse condannato all’ergastolo, sarei diventato matto. Siamo stati bravissimi a non esaurirci. Carlo ha un gran carattere, però ha avuto la grande fortuna di avere un padre come me e me ne vanto”, aggiunse il padre.
Cinquecentoventidue giorni agli arresti domiciliari. Il naso fuori dalla villetta, Mosca lo metteva solo per raggiungere il Palagiustizia Zanardelli a Brescia dove non mancò mai una udienza.
Venerdì 1 luglio 2022, le lancette segnano le 20.45. la Corte d’Assise assolve l’ex primario Mosca con formula piena. Papà Giannino è a casa. “Sono contento. È stato un anno duro, ma la verità è emersa, grazie ai miei avvocati. Sono contento di poter tornare al lavoro, di poter restare vicino a mia figlia. E sono contento per mio padre. Ora vado da lui, domani vedrò mia figlia e andrò al cimitero sulla tomba di mia madre: è da un anno e mezzo che non vado a trovarla”, le dichiarazioni di Mosca tornato libero.
Venerdì 13 ottobre 2023. La Corte d’assise d’appello assolve di nuovo il medico Mosca. La sentenza è definitiva. Il medico cremonese ora chiede il risarcimento per quei 522 giorni trascorsi ai domiciliari da innocente.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris