Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

CREMONA. GIUDIZIARIA

Il terrore dentro casa: «Dieci anni di inferno»

Una 52enne, ancora terrorizzata dall’ex convivente, testimonia dietro il paravento

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

20 Novembre 2024 - 19:53

Minacciata col coltello e chiusa in casa

CREMONA - «Dieci anni della mia vita», sospira, tra le lacrime dopo la lunga, sofferta, testimonianza, nascosta dal paravento. Perché ancora terrorizzata alla sola idea di incrociare lo sguardo dell’uomo che le ha reso un inferno i dieci anni della convivenza iniziata a ottobre del 2013. Dieci anni di discussioni «sempre per futili motivi e partiva in quarta»: botte, tante. Ma anche due coltellate, una alla gamba, l’altra al polso. E, poi, la clavicola e le costole fratturate.

«Ad aprile di quest’anno, ha sfondato la porta di casa, me lo sono trovata in camera da letto, mi ha dato dei pugni, siamo andati in cucina, ha preso le forbici, in anticamera ha tagliato tutti i giubbini. Mi sono detta ‘O vado via io, o qui mi ammazza’. Sono saltata fuori in pigiama e ho chiamato la polizia. È l’ultimo episodio».

La chiamiamo Maria, 52 anni. Parte civile con l’avvocato Vittorio Patrini, oggi ha testimoniato al processo per maltrattamenti (dal 2017 ad aprile di quest’anno) nei confronti dell’ex convivente, 38 anni, in carcere, perché ha violato la misura del divieto di avvicinarsi alla vittima con braccialetto elettronico. E nel 2015 già condannato con il patteggiamento per un’altra aggressione. L’uomo è difeso dall’avvocato Raffaella Parisi.

Maria e l’imputato si sono conosciuti nel 2013, ad ottobre la convivenza a casa di lei. «I problemi sono cominciati poco dopo, dopo uno, due mesi. Come si comportava? Arrabbiato, ha cominciato a muovere le mani. I motivi delle liti? Anche solo per uscire, sempre cose futili, prima le parole, poi cominciava ad urlare, poi pugni, calci. Per carità, le discussioni a volte erano provocate anche da me per futili cose, ma non dovevano portare a queste reazioni. Come fai a scappare? Più che mettermi le mani sulla faccia per proteggerla. In un mese mi picchiava una o due volte per qualsiasi stupidata. Una volta mi ha fracassato la testa contro il vetro del forno. Ho chiamato la polizia che lo ha allontanato. Per questo fatto, nel 2015 ha patteggiato con pena sospesa».

Il 30 ottobre del 2017, il convivente, armato di coltello, colpì Maria al polso sinistro. «Ero in sala, discutevamo sempre per futili cose. Non andai subito al Pronto soccorso perché non avevo la macchina e l’ospedale era lontano da casa. Il giorno dopo ho chiamato mia madre e sono andata al Pronto soccorso per farmi dare i punti». Maria ha raccontato di quella volta in cui «ero seduta in cucina, lui ha preso il coltello e mi ha accoltellato la gamba». La sera del 25 settembre 2020, il convivente le lanciò addosso un borsone. «Eravamo giù, nell’ingresso del condominio. Sono caduta, mi ha dato un calcio e fratturato la clavicola». Quaranta giorni di prognosi. «Io ho chiamato subito i carabinieri». Maria ha raccontato di quella volta in cui «sempre in casa, durante una discussione sempre per una stupidata, mi ha dato un pugno in faccia e mi ha preso a pugni il costato, rompendomi le costole». Ventuno giorni di prognosi. Ha raccontato di quell’altra volta in cui «lui ha sputato nella minestra e mi ha messo la faccia nel piatto». E ancora: «Mi controllava il telefono. Le chiamate, i messaggi, controllava tutto. ‘Cosa vuole questo, perché ti chiama?’. Insulti? Sei una ..., ti fai questo, ti fai quello... ».

Maria non usciva più di casa per i segni in faccia. «Puoi raccontare bugie una, due volte. All’inizio cercavo di coprirlo, perché ero innamorata di lui». «Lei aveva paura del signore?», ha domandato l’avvocato di parte civile. «Sì. L’ultimo episodio di lui con le forbici in mano ho realizzato: ‘Se non esco, mi ammazza’».

L’avvocato Patrini parla di «episodi gravissimi di maltrattamento, che hanno minato in più occasioni la salute fisica della mia assistita e che solo per puro miracolo non sono sfociati in esiti ben più gravi di quelli, pur di elevata entità, dalla stessa riportati. Con il suo comportamento, l’imputato non solo ha arrecato alla mia cliente una serie di lesioni e di dolori fisici, ma anche uno stato di prostrazione, di terrore, di avvilimento e di sofferenza». Prossima udienza il 19 febbraio. Maria è rimasta dietro il paravento finché l’ex convivente non ha raggiunto il blindato, scortato dalla polizia penitenziaria.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400