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CREMONA. MALTRATTATA

Liti e botte in casa: «Non mi andava più di soffrire»

Matrimonio combinato tra indiani. La moglie lo denuncia, lui nega: «Vite diverse»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

20 Novembre 2024 - 17:56

«Mi ha picchiata con schiaffi e calci»

Nel riquadro l'avvocato Raffaella Parisi

CREMONA - Nato in India 33 anni fa, in Italia è arrivato da bambino, all’età di 10 anni. Dopo la terza media, si è iscritto al Cpf, «ma sono stato bocciato in seconda, perché ero birichino». È passato alla scuola edile dove si è preso il diploma. Mungitore — «lavoro 12-14 ore al giorno» — il venerdì e il sabato sera lo passa con gli amici, spesso in discoteca.

«Evidentemente, per lei la discoteca era il luogo del peccato». ‘Lei’ è sua moglie, 33 anni. Un matrimonio combinato tra le loro famiglie in India, celebrato il 18 gennaio del 2018. Lo sposo fu informato l’1 gennaio, il 9 volò in India. «Mi hanno fatto vedere sul telefonino la fotografia della mia futura moglie». Nove giorni dopo l’ha vista alla cerimonia. E sono tuttora sposati, nonostante lei, il 24 luglio del 2023, si sia presentata ai carabinieri, lo abbia denunciato per maltrattamenti (cinque episodi) e da quel giorno sia stata messa in una casa protetta. Nonostante lei voglia divorziare, ma non lo ha ancora fatto. Il marito l’ha rivista oggi al processo dove lei, con l’aiuto di un interprete, ha ripercorso i fatti, mentre lui, assistito dall’avvocato Raffaella Parisi, si è difeso, negando di averla maltrattata.

Dopo il matrimonio combinato, la moglie si era fermata in India. Là il marito era andata a trovarla poche volte. A maggio del 2022, la moglie lo ha raggiunto qui, catapultata in un mondo a lei estraneo. «Dopo un mese abbiamo cominciato a litigare, ma i litigi ‘forti’ sono stati quattro o cinque. Lui beveva e consumava droga». Per ‘forti’, la moglie intendeva quelli dove lui ha alzato le mani: per lo più sberle. E l’ha minacciata: ‘Ti ammazzo’.

A giugno 2022 il primo episodio. «Lui era rientrato tardi. ‘Dove sei stato?’ Mi ha picchiato, 4-5 sberle. Ho chiamato i miei cognati (abitavano al piano di sotto) e lui si è calmato». A luglio il secondo: «Stavo bevendo il caffè. Si è avvicinato. ‘Mi fai un caffè?. Io: ‘Aspetta un attimo che finisco’. Mi ha dato una sberla. Lui è uscito di casa. Sono andata dai miei cognati». A febbraio 2023 il terzo. «Una notte è rientrato tardi e la mattina è stato a letto. Gli ho chiesto spiegazioni, abbiamo litigato, mi ha preso a schiaffi. Sono riuscita a tirarlo indietro. Si è scusato, dava la colpa alla droga e all’alcol. Quella volta mi ha anche dato un calcio e picchiata con la scarpa sulla pancia». Sempre a febbraio, il quarto. «Abbiamo litigato per gli stessi motivi, era tornato tardi la notte. Mi ha preso a sberle per 20-25 minuti, prima in camera, poi sul divano. ‘Ti uccido’. Mi ha preso anche il telefonino». A luglio 2023 il quinto episodio. «Mi ha chiesto 3 euro, mi ha preso a calci e schiaffi. Mi ha preso per il collo davanti ai miei cognati». La moglie non è mai andata al Pronto soccorso, non ha mai chiamato le forze dell’ordine. Il 24 luglio si è presentata ai carabinieri. «Ho continuato a sperare che le cose cambiassero, non mi andava più di soffrire».

Si è poi difeso il marito. «Quando mia moglie è arrivata dall’Italia, la conoscevo poco, all’inizio non parlavamo tanto. Tornavo tardi di solito il venerdì e il sabato dalla discoteca. I litigi? Iniziava sempre lei per le solite menate». «Disaccordi sul modo di vivere?», ha rilanciato il difensore. «, lei non usciva. Le discussioni erano sempre reciproche. Ogni volta che litigavamo, lei spingeva me, io lei. Non l’ho mai picchiata, non le ho dato calci e quelle robe lì. Una volta lei mi ha lanciato un bicchiere in faccia, un’altra io ho chiamato i carabinieri: avevo bevuto, rischiavo di picchiarla. Lei si infastidiva quando vedevo gli amici». Il 15 gennaio la sentenza.

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