Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

LE STORIE DI GIGIO

Le molte vite dell’investigatore ‘cervellone’

Fisico, laureato in giurisprudenza, scrittore, poliziotto perito balistico e ora anche campione di tiro dinamico. Ecco Michele Frisia, poliedrico 47enne tra i top del Mensa

Gilberto Bazoli

Email:

redazione@laprovinciacr.it

18 Novembre 2024 - 05:25

Le molte vite dell’investigatore ‘cervellone’

CREMONA - Già molte vite in una: fisico, laureato in giurisprudenza, scrittore, poliziotto, perito balistico in ambito forense e ora anche campione di tiro dinamico, uno sport di nicchia ma che aspira a diventare disciplina olimpica.

«Come rispondo quando mi chiamano cervellone? Che si eccelle, si riesce in questo o quel campo grazie al metodo e non per le qualità innate», dice Michele Frisia, cremonese, 47 anni.

Una parabola, la sua, costellata di svolte e cominciata al liceo classico Manin.
«Sono stato ammesso agli esami di maturità con sei insufficienze, ma ho conseguito il diploma grazie alle buone prove in matematica e letteratura greca».

Uno come lui non poteva che continuare con gli studi scientifici.
«Università di Milano, fisica teorica, la parte più estrema del sapere, la ricerca delle leggi della natura».

La sua passione non è però sfociata direttamente in un lavoro. «Ho cercato di applicare la mia laurea, ma quando mi presentavo ai colloqui come fisico teorico, sgranavano gli occhi: ‘Scusi, noi cerchiamo ingegneri’. Allora mi sono chiesto: cosa faccio, cosa non faccio? C’era una scia di altre possibilità compreso il giornalismo, ma alla fine mi sono arruolato in polizia come ispettore. Un’esperienza bellissima, un’ottima scelta perché mi ha permesso di entrare in contatto con lati della figura umana difficilmente immaginabili».

Investigatore in prima linea e su più fronti: omicidi, antidroga, criminalità organizzata, vecchi casi non risolti.
«La vicenda che probabilmente mi ha coinvolto di più è stata quella di una lite scoppiata per futili motivi in strada e degenerata in un delitto. È partita la caccia all’uomo che ci ha portato in Sicilia dove l’omicida, non un vero e proprio delinquente, prima di consegnarsi si è ucciso. Un finale amaro, un fatto che mi ha segnato. Mi sono occupato anche di immigrazione, a Crotone, e di sette sataniche».

Tanto tempo nelle forze dell’ordine.
«Ma a un certo punto mi sono scocciato di quell’ambiente che poteva diventare un po’ claustrofobico. Avevo più o meno 40 anni e davanti alla prospettiva di trascorrerne altri venti uguali, ho capito che era arrivato il momento di voltare pagina. Mi sono reso conto di possedere tre caratteristiche: la passione per le armi da fuoco, una competenza scientifica e esperienza da investigatore. Ho unito quei tratti nell’attività di perito balistico».

Collabora come libero professionista con magistrati, avvocati, aziende e frequenta abitualmente le aule di tribunale.
«Ho una concezione sportiva del processo, alla maniera anglosassone: cerca di fare il tuo meglio per vincere rispettando le regole».

Oltre alla laurea in fisica teorica, ha in tasca quella in legge, nonché una triennale in economia e due master, in criminologia e leadership. È stato tra i top del Mensa, il club riservato al 2% della popolazione con il più alto quoziente intellettivo, classificandosi, nel 2023, quinto alla gara nazionale di intelligenza basata su quiz di attenzione, geometria, logica e aritmetica. È anche redattore di due riviste letterarie e ha ricevuto riconoscimenti per romanzi e racconti. Non contento, l’esperto di armi, che abita a Novara ma torna spesso a Cremona, si è avvicinato al mondo dello sport. Diventando, ovviamente, un numero uno.

sport

«Durante la pandemia ho scoperto il tiro dinamico, una disciplina affiliata al Coni che unisce velocità e precisione nel tiro con la pistola, ma anche con il fucile. Uno sport, nato negli anni ‘50, praticato in un centinaio di Paesi e che nel nostro, dov’è sbarcato nei primi anni ‘80. Vanta una tradizione di tutto rispetto».

Poteva scegliere il classico tiro al piattello, più conosciuto, acclamato.
«Non l’ho fatto perché prevede la ripetizione dello stesso movimento all’infinito cercando di perfezionarlo al massimo mentre nel tiro dinamico ogni gesto è diverso. Un po’ come la discesa libera, il rally automobilistico o l’arrampicata sportiva».

Sono richieste una grande capacità strategica, di pianificazione e di esecuzione in rapidità.
«Si deve anche essere in forma fisicamente. Il lavoro più importante è sulle gambe: vado in bicicletta, sollevo pesi in palestra, corro. Bisogna allenare anche gli occhi e i loro muscoli. Ma la componente fondamentale è quella psicologica. Basti pensare a Jannik Sinner».

A ottobre, a Casei Gerola (Pavia), il perito balistico si è diplomato campione italiano classe A.
«Pochi mesi prima, in una gara a Tenerife, mi sono classificato al secondo posto assoluto dietro a un americano, un professionista molto forte. Ci stiamo dando da fare perché il tiro dinamico venga riconosciuto ai Giochi Olimpici che si svolgeranno nel 2032 in Australia. È questa la speranza. A proposito, uno dei campi più importanti d’Italia è a Pozzaglio, da piccolo andavo da quelle parti in bici».

Frisia si accalora quando spiega perché essere un fisico teorico gli serve per primeggiare nel tiro dinamico.
«La fisica è fondamentale per capire ogni aspetto del mondo. La fisica si concentra non sui dettagli ma sulle dinamiche: sono le stesse in uno stormo di uccelli, alla base di una molecola che si cristallizza o della diffusione di un meme sul web. Sono le dinamiche che ritroviamo in tutti gli sport e in tutta la vita».

Parola di ‘cervellone’.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400