L'ANALISI
CASALMAGGIORE. TRIBUNALE
12 Novembre 2024 - 16:04
CASALMAGGIORE - Quando la notte del 23 giugno di due anni fa rincasò nell’abitazione di via Corsica, trovò la sua compagna Francesca distesa sul letto, esanime. La scosse. Nulla. Francesca era morta. Disperato, Massimo corse dai carabinieri. Francesca Schizzi, 40 anni, di Piadena, era deceduta per cause naturali: un edema polmonare.
Il gip ha accolto la richiesta del pm e archiviato il procedimento nei confronti del convivente Massimo Poli, 54 anni, inizialmente indagato per omicidio volontario: un atto dovuto che lo stesso Poli, distrutto per la morte della sua convivente, due anni fa prese «con serenità», perché «io non ho fatto niente; facciano, giustamente, tutto quello che devono fare».
Caso definitivamente chiuso. «Il nostro cliente è soddisfatto, perché il procedimento ha avuto l’esito che doveva avere», ha detto l’avvocato Maria Delmiglio.
Francesca e Massimo stavano insieme da anni, lei minutina, lui un omaccione. Francesca era impiegata all’Asst, negli uffici in piazza Garibaldi, lui aveva la pensione di invalidità ottenuta dopo un incidente. Il 22 giugno, mercoledì, intorno alle dieci di sera, i due conviventi andarono a prendere un gelato. Li videro nel centro di Casalmaggiore. Poi fecero ritorno in via Corsica. Francesca salì in casa, Massimo in auto, diretto a Parma dove giocò a carte con gli amici. Francesca lo salutò: «Mi raccomando, torna presto». Furono le sue ultime parole.
Quando alle due di notte Massimo rientrò in via Corsica, trovò la convivente distesa sul letto matrimoniale, dalla parte dove abitualmente dormiva lui. «L’ha scossa, non rispondeva, ha visto che aveva l’occhio assente, ha capito che era morta. Ed è entrato nel panico: ‘Che numero faccio, che numero non faccio, che numero faccio’. Casalmaggiore è un paese piccolo, era più comodo e più immediato andare dai carabinieri e così ha fatto», spiegò in quei giorni l’avvocato Carlo Alquati, il legale a suo tempo nominato da Poli.
Partì l’indagine. I carabinieri cercarono riscontri alla versione di Poli. Nell’abitazione, posta sotto sequestro, non fu trovato alcunché che potesse far pensare ad una azione violenta. Sin dalle prime battute, si era intuito che nessun giallo avvolgeva la morte della sfortunata Francesca. «Incidente domestico», la pista investigativa. Le certezze sono poi arrivate dal risultato dell’esame autoptico disposto dal pm.
La donna era morta per «scompenso cardiopolmonare insorto acutamente con edema polmonare terminale e polmonite». Una «condizione patologica prolungata» della quale era affetta. Sul capo di Francesca furono riscontrate delle lesioni. Elena Invernizzi, medico legale a Pavia, le aveva poi spiegate così. «Appaiono genericamente compatibili con un meccanismo traumatico di tipo contusivo, quale ad esempio l’urto del capo con una superficie rigida, quali mobili e/o il suolo. Risulta quindi ragionevole supporre una dinamica accidentale, in cui la donna avrebbe impattato più volte il capo, contro qualche sporgente (quale la finestra), ovvero il pavimento, determinando in tempi diversi, seppur ravvicinati, le varie lesioni al capo». Da qui, la richiesta del pm, accolta dal gip, di archiviare il caso.
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