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CREMONA. FAKE NEWS

«La mia tesi per svelare le ‘bufale’»

Licata, studentessa di comunicazione, ha studiato il rapporto tra psicologia e informazione

Claudio Barcellari

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redazione@laprovinciacr.it

08 Novembre 2024 - 05:30

«La mia tesi per svelare le ‘bufale’»

Nel riquadro Beatrice Licata

CREMONA - Non esiste un vaccino contro le fake news, ma possiamo fare un tentativo per immunizzarci. È la conclusione a cui arriva Beatrice Licata, fresca di laurea in Scienze della comunicazione presso l’Università degli studi di Parma ed ex tirocinante presso la redazione del quotidiano La Provincia di Cremona e Crema. A ottobre, Licata ha presentato una tesi dal titolo ‘Tra verità e manipolazione: l’impatto delle fake news sui comportamenti umani’, terminando il suo percorso con la valutazione di 106 su 110.

Il mondo della rete è un oceano di squali, che seducono i più fragili con le notizie più inattendibili. Licata spiega che, se si vuole provare ad essere meno ‘creduloni’, bisogna prima aver chiaro come funziona, nel profondo, la nostra mente. «L'idea di questa tesi è nata dal desiderio di esplorare un tema attuale e sociale – spiega Licata – così ho deciso di unire le mie competenze professionali al mio interesse per la psicologia, che coltivo da molto tempo. Così ho tracciato la direzione della ricerca: ho esplorato le meccaniche che influenzano la mente umana, portandola a credere a notizie false».

Il pericolo di cascarci è sempre dietro l’angolo. «Mi è successo di assistere in prima persona a episodi di raggiro – racconta Licata – in particolar modo di anziani, che spesso non hanno confidenza con il mondo del digitale. Nel mio elaborato, oltre a riportare la mia esperienza, ho esaminato anche casi celebri, episodi che hanno interessato la collettività, tra cui notizie false diffuse su alcune testate. Mi sono domandata il perché di tutto questo».

E la risposta, a quanto sembra, non è confortante: «Ho analizzato le ragioni del fenomeno impostando alcune categorie, per poi concentrarmi sulla psicologia delle fake news. In questo modo, sono arrivata alla conclusione che, se ci lasciamo ingannare da un articolo o da un post, la colpa è di alcuni bias cognitivi di cui non possiamo liberarci. La mente umana è estremamente limitata, e da questo non possiamo sfuggire. Fatichiamo a processare informazioni presentate in modo complesso e ambiguo, e la nostra mente, in forza di questi bias, finisce per reagire con meccanismi di semplificazione. In questo modo finiamo per credere alle notizie più assurde, facendoci distrarre dai titoli e dalle immagini».

Comprese le ragioni, si passa poi a fare il bilancio dei danni. «Il lavoro esplora l’impatto concreto che le fake news hanno sulla realtà – scrive Licata nella sua tesi – in termini di conseguenze sociali, politiche ed economiche, e si concentra sulle possibili soluzioni per affrontare questa sfida. Nello studio vengono analizzate le responsabilità dell'individuo, delle istituzioni e delle piattaforme digitali nel contrastare il fenomeno, cercando di delineare strategie efficaci per promuovere una maggiore consapevolezza e capacità critica nell'interpretazione delle notizie. In un contesto di crescente complessità e frammentazione dell’informazione, questa tesi si propone di fornire strumenti utili per comprendere il fenomeno delle fake news e per contribuire alla costruzione di un’informazione più accurata e affidabile».

Licata ha poi ricordato la sua esperienza nella redazione del giornale La Provincia, sottolineandone l’elevato valore formativo. «Il mio tirocinio al La Provincia – conclude – è durato circa 4 mesi. Il mio focus, a dire il vero, non è stato tanto sulla scrittura, perché mi sono occupata soprattutto di marketing e grafica».
Quei mesi le hanno confermato una passione che nutriva da tempo, e che otto anni fa le ha fatto scegliere l’Istituto grafico Einaudi come scuola superiore. «Rimango anche oggi orientata sulla grafica – spiega – che ormai mastico da tempo. Il prossimo passo sarà quello di proseguire con un master che mi permetta di specializzarmi nella comunicazione digitale. In un futuro prossimo mi immagino in un’agenzia di comunicazione».

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