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ARRESTO CARDIACO. CHE COSA FARE

«I 4 minuti salva vita. E agite senza paura»

Parla l’anestesista e rianimatore Rizzi, responsabile del 118 Areu di Cremona

Massimo Schettino

Email:

mschettino@laprovinciacr.it

07 Novembre 2024 - 05:15

«I 4 minuti salva vita. E agite senza paura»

CREMONA - In Italia è stimato che ogni anno muoiano circa 60mila persone per arresto cardiaco. A Cremona l’ultimo caso è quello di martedì, quando uno studente 16enne si è sentito male a scuola. Portato in elisoccorso a Brescia, non ce l’ha fatta. E qualche mese prima, a settembre, c’è stata l’altra tragedia del bimbo di sei anni che ha perso conoscenza alla Bianca Maria Visconti. Elitrasportato a Bergamo, è morto qualche giorno dopo. E ancora prima, ad agosto, il 13enne che ha avuto un malore in piscina alla Stradivari e si è spento in ospedale dopo pochi giorni.

Non sempre un intervento immediato riesce a salvare la vita, tuttavia numerosi studi hanno dimostrato l’importanza del primo soccorso. Sono minuti terribili e può capitare che di fronte ad una persona che improvvisamente perde conoscenza e non respira più — i due segnali dell’arresto cardiaco — chi è intorno a lui cada nel panico e decida di non fare nulla magari nella convinzione, sbagliata, che non fare nulla sia meglio che rischiare di fare danni.

rizzi

Ugo Rizzi, anestesista rianimatore e responsabile del 118 Areu di Cremona

«Ma che danno si può fare ad una persona che è in arresto cardiaco?», domanda retoricamente Ugo Rizzi, anestesista rianimatore e responsabile dell’articolazione aziendale territoriale 118 Areu di Cremona. «Potrebbe rompersi qualche costa che si potrà curare quando il paziente sarà sopravvissuto all’arresto cardiaco».

La cosa da fare, invece, «è — spiega Rizzi — chiamare immediatamente il 112 e farsi guidare al telefono dagli operatori che sono tutti formati per dare indicazioni a chi è sul posto. In attesa dell’arrivo dei soccorsi potrebbe essere necessario praticare il massaggio cardiaco che è una cosa molto semplice e consiste nella compressione al centro del torace. Non fare nulla invece non dà alla vittima alcuna chance».

Aggiunge Rizzi che «l’intervento di chi è già in posto può aiutare a fare la differenza in attesa dell’arrivo dei mezzi di soccorso. Infatti, se il cuore ed i polmoni si fermano cessa il rifornimento di sangue e ossigeno a tutto il corpo, ma ad essere danneggiato è soprattutto il cervello, capace di resistere solo circa 4-5 minuti prima di andare incontro a lesioni irreversibili. Chi presta soccorso deve pertanto saper effettuare tempestivamente il BLS-D, cioè il ‘ripristino delle funzioni vitali e defibrillazione’, praticando le manovre di rianimazione cardio-polmonare di base. La legge 120 del 2001 ha consentito l’uso del defibrillatore semiautomatico anche da parte di soccorritori non sanitari e semplici cittadini, purché adeguatamente addestrati. In Lombardia l’abilitazione può essere rilasciata da Areu attraverso centri di formazione accreditati. Tuttavia secondo la più recente legge, del 2021, in caso di necessità questo dispositivo può essere usato da chiunque. La macchina, definita comunemente Dae, guida infatti l’operatore, attraverso istruzioni vocali, nelle manovre di soccorso da compiere, diagnostica da sola lo stato del cuore e può correggere la fibrillazione ventricolare che ha determinato l’arresto cardiaco in modo sicuro e affidabile, liberando da responsabilità l’operatore».

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