L'ANALISI
05 Novembre 2024 - 05:30
CREMONA - La concorrenza cinese si fa più agguerrita. C’è la sensazione che se in città non si punta sulla qualità della liuteria, anche il testimonial di Stradivari possa, alla lunga, venir meno. Va bene tutelare il saper fare liutario cremonese sotto il prestigioso cappello dell’Unesco, ma c’è chi chiede difese concrete a un’unicità che nel mondo interconnesso sembra essere messa a rischio su più fronti. Da un lato c’è la consapevolezza che non ci sono segreti di Stradivari da tutelare, ma un fare artigianale da difendere con i denti. Dall’altro lato c’è il gigante cinese che ha aumentato di molto la qualità degli strumenti e mantenuto prezzi più abbordabili, oltre che aver acquisito competenze proprio grazie ai legami con l’Occidente. Lo stesso presidente del Consorzio liutai Stradivari, Giorgio Grisales ha lanciato l’allarme tornando da Music China a Shanghai e dicendo, a denti stretti: «Non so quanto ancora potremmo resistere. Bisogna cercare di tutelare chi lavora in città, bisogna fare in modo che chi apre una bottega a Cremona abbia titoli per farlo e un percorso di formazione certificabile. Solo così si può tutelare l’artigianalità del nostro saper fare, da chi magari acquista semilavorati, o violini bianchi e li vernicia a Cremona, spacciandoli come violini nati all’ombra del mito di Stradivari».
Wanna Rita Zambelli, la prima liutaia italiana a diplomarsi nel 1972 presso la Scuola internazionale di liuteria, quando ancora il mestiere di liutaio era esclusiva unicamente maschile, entra nel merito della questione con una proposta concreta, forte dell’esperienza decennale in bottega come nelle aule della Scuola di liuteria, dove è stata docente fino alla pensione. «Senza voler evocare impropriamente le antiche Corporazioni delle Arti e Mestieri, per garantire un futuro migliore alla liuteria cremonese riducendo l’abusivismo e contrastando la scarsa etica professionale di alcuni artigiani disinvolti (in costante aumento), non sarebbe possibile porre in campo, da parte del Comune e degli organismi preposti, qualche scelta di fondo?», si domanda Zambelli.
Si tratta di un interrogativo retorico a cui prontamente dà una risposta personale, quanto circostanziata e osserva: «A titolo di esempio. Se esistono, accanto ad altri, l’Ordine degli Ingegneri e l’Ordine degli Architetti, perché non potrebbe sorgere a Cremona una sorta di Ordine dei Liutai, con apposito Albo e un severo esame di abilitazione alla professione da sostenersi davanti a una Commissione di esperti liutai di chiara fama, come avviene da anni in Germania? — propone Zambelli —. Perché il sindaco non potrebbe farsi carico di costituire una Commissione comunale ristretta, presieduta dallo stesso sindaco (o da suo delegato) e composta da un rappresentante dell’Ufficio comunale Unesco, della Camera di Commercio e delle associazioni di categoria (Confartigianato, Cna, Consorzio Liutai) per studiare nel dettaglio la fattibilità del progetto ‘Ordine dei Liutai’?». Zambelli non si limita a lanciare dunque la proposta (la provocazione?) ma fornisce anche i dettagli di quella che potrebbe essere una rivoluzione a tutela del saper fare liutario cremonese: «Tutti i liutai a Cremona continuerebbero a costruire strumenti senza obbligo di iscriversi all’Ordine, ma l’Ordine promuoverebbe e pubblicizzerebbe (anche attraverso un marchio?) l’attività di quelli iscritti, come garanzia di professionalità accertata, a tutela del buon nome di Cremona nel mondo — spiega Zambelli —. L’esistenza dell’Ordine stimolerebbe anche i giovani liutai a migliorarsi per potersi iscrivere e trarne giovamento per la propria professione. Si dirà che esistono già il Consorzio Liutai e altre associazioni, ma, a mio avviso, occorre un organismo indipendente nel quale possano riconoscersi tutti, senza vincoli di bandiera. Certo, l’Ordine professionale è un ente di diritto pubblico di non facile e rapida costituzione, ma se non viene meno una forte volontà politica perché non provarci, dato l’elevato numero di botteghe liutarie ormai presenti a Cremona? Se non sarà fattibile un Ordine professionale (in quanto dovrebbe avere valenza nazionale), qualcosa di simile dovrebbe essere comunque previsto. Sarebbe, oltretutto, una conquista d’immagine a livello internazionale, dalla quale la Cremona liutaria e turistica ricaverebbe ulteriore prestigio». Il dado è tratto. Ora tocca alle istituzioni decidere se e come va colto questo suggerimento.
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