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OMICIDIO A BORGO LORETO

«Lui ha preso un coltello e mi ha ferito, io ne ho preso un altro e mi sono difeso»

Interrogatorio di garanzia in carcere a Marco Viti davanti al gip per l'assassinio di Paolo Gamba. Lo aveva già aggredito due volte l'anno scorso, poi si era scagliato contro i poliziotti

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

31 Ottobre 2024 - 12:16

"Lui ha preso un coltello e mi ha ferito, io ne ho preso un altro e mi sono difeso”

Paolo Gamba e Marco Viti nei riquadri, dietro la palazzina di Borgo Loreto dove è avvenuta l'aggressione

CREMONA - «Abbiamo litigato, perché non mi voleva più in casa. Poi ci siamo picchiati. Lui ha preso un coltello e mi ha ferito, io ne ho preso un altro e mi sono difeso». A quattro giorni da suo arresto, il movente dell’omicidio ipotizzato sin da subito dalla Squadra mobile, Marco Viti, il 48enne da lunedì in carcere per aver ucciso con quattro coltellate Paolo Gamba, 44 anni, lo ha confermato nell’interrogatorio di garanzia reso stamattina al gip. Resta in carcere Viti, uno che picchiava duro, anche i poliziotti. E che a febbraio di un anno fa aveva già aggredito Gamba due volte.


Carcere. Il gip «non ritiene idonea la misura degli arresti domiciliari» in relazione «alla gravità e alla spregiudicatezza delle condotte contestate, all’evidente sproporzione offesa portata nei confronti della vittima». E «anche in ragione del fatto che Viti ha commesso il reato contestato pochi giorni dopo essere uscito dal carcere». Niente domiciliari, anche perché, annota il gip, «allo stato, non vi sono soggetti che intendono ospitarlo». E «anche perché si reputa probabile che lo stesso non sia in grado di contenersi».

Il momento in cui gli agenti della polizia fanno salire sull’auto della Volante Marco Viti per portarlo via dopo l’omicidio consumato nell’abitazione della vittima Marco Gamba


La mattina, nel ‘faccia a faccia’ con il gip, Viti aveva messo a verbale la sua verità su quanto accaduto lunedì pomeriggio nella casa in piazza dei Patrioti 8/A, nel quartiere di Borgo Loreto. Qui da due giorni Gamba, amico d’infanzia, lo aveva ospitato. La lite, la colluttazione, i coltelli, il sangue e la morte. Un racconto «ancora a pezzi, perché il mio assistito è molto confuso. È gravemente malato, si sta sottoponendo a una terapia, fatica a parlare e non si regge in piedi», ha ribadito l’avvocato Paolo Rossi, che al termine dell’interrogatorio non aveva chiesto misure alternative al carcere. «Sto recuperando il carteggio clinico — ha spiegato il legale —. Le condizioni di salute del mio assistito non sono compatibili con il regime carcerario. Poi valuteremo se fare istanza per mandarlo in una struttura adeguata alle sue condizioni».


Viti, un passato da tossicomane, moltissimi precedenti, una vita dentro e fuori di galera, era già saltato addosso a Gamba un paio di volte nel 2023, sempre nella casa di piazza Patrioti 8/A, in cui l'amico d'infanzia l'aveva ospitato. La prima volta agli inizi di febbraio, la seconda il 16 febbraio, giovedì. Quel giorno intervennero due poliziotti della Volante, dopo aver raccolto l’allarme lanciato da una donna, che segnalava «una aggressione a danno di Gamba Paolo». Armato di un paio di forbici, Viti tentò di impedire ai due agenti di entrare in casa. Li insultò e li minacciò davanti ai condomini e ai passanti: ‘Figlio di ..., vi sparo in bocca, uomini di m..., morti vi voglio sotto terra, vi faccio mangiare in mezzo ai maiali’.

Li aggredì — uno lo prese per il collo, contro l’altro scagliò una sedia — mandandoli al Pronto soccorso. Un agente rimediò «contusioni plurime» (7 giorni di prognosi), il collega «trauma alla spalla e al gomito» (3 giorni di prognosi). Viti fu ammanettato per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e oltraggio, le forbici furono sequestrate. Il giorno dopo fu scortato in Tribunale per «la direttissima». Dichiarò di essere «senza fissa dimora, domiciliato in piazza Patrioti ospite di Gamba Paolo». E di essere disoccupato «anche a causa di problemi di salute». Si avvalse della facoltà di non rispondere. Il giudice convalidò l’arresto e lo mandò in carcere, «ritenuto che ricorrono esigenze cautelari di tutela della collettività».

L'avvocato Paolo Rossi

Nelle due pagine di ordinanza, il giudice annotò: «Le condotte sono indicative di un’indole particolarmente aggressiva e violenta, tale da escludere l’occasionalità delle stesse. In particolare, deve evidenziarsi che la sua aggressività non si è placata neanche innanzi agli operanti, né, tantomeno, di fronte all’estrazione da parte degli stessi del ‘taser’ e di fronte all’utilizzo del capsicum». Viti, uomo «gravato da numerosissimi precedenti penali anche per reati contro la persona, tanto che è stato più volte detenuto per scontare pene definitive».


Nell’ordinanza si riportava che solo una settimana prima, Viti aveva già aggredito Gamba, ma anche che «nell’ultimo semestre del 2022 è stato più volte denunciato a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e oltraggio a pubblico ufficiale, danneggiamento. Tutto ciò non fa che confermare la sua inclinazione a delinquere. Anche in sede di visita psichiatrica - tenutasi in seguito all’arresto - peraltro, non ha manifestato alcuna resipiscenza, limitandosi a dichiarare di non ricordare quanto accaduto e a tenere un atteggiamento scarsamente collaborante». La carriera delinquenziale di Viti racconta di un’altra aggressione ai poliziotti, il 3 agosto del 2022, mercoledì. Per questo fatto il 48enne è a giudizio accusato di esistenza, lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento. L’udienza predibattimentale è fissata al 12 febbraio del 2025.


Quel mercoledì, al ‘Bar Stella Grigiorossa’, in via Brescia, Viti stava infastidendo una donna. Piombarono due agenti della Volante. Uno dei due si prese anche un calcio al ginocchio. ‘Contusione con edema del polso sinistro, contusione con edema del ginocchio sinistro, contusione con contrattura muscolare del tratto toraco dorsale’, è scritto sul referto: dieci giorni di prognosi. Accompagnato in Questura, Viti fu fatto accomodare sulla sedia saldata al pavimento. Il capo di imputazione racconta che l’uomo «mordeva la fascia di protezione in spugna fissata al muro all’altezza del capo, asportandone una parte, deteriorandola».

L'arrivo in carcere

ISTANZA DI AFFIDAMENTO IN PROVA TERAPEUTICO, PER I GIUDICI «INAMMISSIBILE»

Condannato un anno fa a 1 anno e 8 mesi per aver minacciato e mandato all’ospedale due poliziotti, durante la detenzione, Marco Viti aveva presentato istanza di affidamento in prova terapeutico al Tribunale di Sorveglianza. Istanza respinta il 24 marzo di quest’anno. I giudici scrivono: «Il detenuto, gravato da numerosi precedenti per i reati di furto, lesioni, resistenza a pubblico ufficiale, violazione legge stupefacenti, sta espiando condanna... Dagli atti del procedimento si evince che il detenuto è affetto da disturbo da uso di cocaina di grado grave... è noto al Serd dal 2014 ed è attualmente in carico al Serd interno della casa circondariale». Fatta la premessa, «l’istanza è inammissibile, in quanto non risulta predisposto in favore del condannato un programma terapeutico sul quale fondare l’invocato beneficio». L’1 ottobre scorso, «fine pena». Viti era stato ospitato da familiari. Buttato fuori, Paolo Gamba se l’era preso in casa. Ha retto due giorni. La lite, la morte.

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