L'ANALISI
29 Ottobre 2024 - 21:30
Nel riquadro Francesco De Luca
CREMONA - Accusato di associazione a delinquere finalizzata ad appropriarsi indebitamente di 300mila euro sui 4 milioni versati dai cremonesi a Uniti per la Provincia di Cremona, la onlus costituita il 13 marzo 2020, in piena emergenza Covid-19, per sostenere gli ospedali in affanno, Attilio Mazzetti a giudizio era finito con quindici capi di imputazione tra episodi di appropriazione indebita e soldi finiti su conti esteri. Da oggi i capi di imputazione sono sedici.
Mazzetti è ritenuto il braccio destro di Renato Crotti, il ‘regista’ che gestiva la onlus ed è già uscito con un patteggiamento a 3 anni e 4 mesi e 25mila euro di risarcimento.
Il pm, Davide Rocco, ha contestato a Mazzetti un altro episodio di appropriazione indebita aggravata «perché, al fine di procurare a sé e ad altri un ingiusto profitto, si appropriava di complessivi euro 34.890 della Uniti per la Provincia onlus corrispondenti all’acquisto, presso Verisure Italia srl, di numero 25 impianti ‘kit premium home’ fatturati ed installati da quest’ultima ai singoli destinatari (beneficiari a costo zero) indicati e scelti dallo stesso Mazzetti, ricevendo per detta operazione, quale agente della Verisure Italia srl, una provvigione pari ad euro 4.575. In Cremona il 20.05.2020».
La richiesta di integrare il capo di imputazione numero 16 — letto in aula dal pm Rocco — è arrivata oggi, seconda udienza del processo, nel quale Verisure Italy è stata tirata dentro come responsabile civile da Roberto Guareschi, l’avvocato di parte civile che tutela la onlus. Precisamente, già in udienza preliminare il gup aveva accolto la richiesta della parte civile, ammettendo Verisure come responsabile civile.
In udienza preliminare in cinque avevano patteggiato, Mazzetti, procacciatore d’affari, accusato di essere, con Crotti, promotore dell’associazione per delinquere, «reclutatore» di imprenditori che avrebbero avuto il loro tornaconto, era stato rinviato a giudizio. Si arriva all’1 ottobre scorso, prima udienza dibattimentale. L’investigatore della Guardia di finanza, nel raccontare la genesi della maxi indagine shock sul denaro drenato dalle casse della onlus, aveva parlato, tra gli altri, di un bonifico del 20 maggio 2020 partito dal conto corrente di Uniti a favore di Verisure Italy dell’importo di 34.980 euro.
Causale: ‘Offerta del 14 maggio 2020’. Si trattava della fornitura di 25 allarmi destinati, ufficialmente, a «persone malate da curare in casa», ma secondo chi ha indagato, 18 impianti Mazzetti li avrebbe, invece, piazzati nelle case di parenti e amici.
Scintille in aula, quel giorno, perché il «capitolo allarmi» non era più contestato nel capo di imputazione. Da oggi è rientrato. E dopo l’integrazione, i difensori di Mazzetti, gli avvocati Gian Andrea Balzarini e Domenico Servillo, hanno chiesto i termini a difesa. Si tornerà in aula il 26 novembre prossimo, quando saranno sentiti due investigatori delle Fiamme Gialle oggi rimandati a casa.
Fuori udienza, l’avvocato di Verisure Italy, Lapo Pasquetti, ha dichiarato che la srl «si ritiene assolutamente estranea ai fatti addebitati a Mazzetti, che non era neppure loro agente, ma semplicemente procacciatore d’affari non organico all’azienda». E ancora: «Verisure Italy non ha comunque alcun rilievo di colpa per i fatti dolosi contestati all’imputato Mazzetti, non avendo nessuna possibilità di verificare la veridicità delle indicazioni dei destinatari delle apparecchiature, regolarmente fatturate, e consegnate secondo le indicazioni ricevute apparentemente dalla Onlus».
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