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CREMONA

Lei lo lascia, perseguitata. Il giudice: 2 anni allo stalker

L’imputato 26 anni, la vittima 17, si erano conosciuti sui social

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

21 Ottobre 2024 - 18:08

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Il tribunale di Cremona

CREMONA - «Ogni processo racconta una storia. Questa è la storia tra due persone che nasce ai tempi di oggi». I ‘tempi di oggi’. Anno 2019, lui 26 anni, lei 17 «si sono conosciuti «sui social network», si sono messi insieme, poi lei lo ha lasciato «di punto in bianco» con un messaggio mentre lui era in vacanza al mare. E da lì l’ex fidanzato per l’accusa si è trasformato nello stalker della minorenne. Oggi il giudice ha condannato il giovane a 2 anni, il pm aveva chiesto 1 anno e 6 mesi. Per la difesa, l’imputato «ha cercato di capire il perché fosse stato lasciato dalla sera alla mattina; è lecito avere un confronto, lui cercava un confronto diretto».

Il ‘confronto’. «Preso dalle emozioni del momento, ho mandato qualche messaggio di troppo», aveva spiegato il 26enne. ‘Di troppo’ sono qualcosa come 200 messaggi in pochi giorni. Una relazione «non sana», l’aveva definita al giudice la ragazza. «Mi minacciava: ‘Se non torniamo insieme, io mi vendico sulla tua famiglia, sulla macchina, sui tuoi animali’. Mi ha minacciato di divulgare le foto e un video a sfondo sessuale». La madre della 17enne aveva confermato: «Sì, li ho letti anch’io i messaggi. Le ho detto: ‘Dobbiamo andare dai carabinieri’. Mia figlia vomitava, era talmente agitata».

Dopo la madre, anche la sorella: «Un giorno ero a casa, mia sorella piangeva disperata. Lei lo aveva lasciato e lui la stava minacciando. Lui voleva far vedere ai nostri genitori le foto e il video intimi. Mia sorella aveva paura che venissero divulgate le foto. Se poi siano state divulgate, io non l’ho chiesto a mia sorella. Mia sorella, e anche noi, temevamo che le venisse fatto del male».

La studentessa aveva così paura da farsi accompagnare a scuola e di uscire prima (aveva il permesso) per evitare di incontrare l’ex. «Non mi aspettavo che mi lasciasse, perché tra di noi c’era una buona intesa ed io ero piuttosto preso. E invece lei non provava più niente. Me lo aveva scritto, dicendomi che era finita», si era difeso il giovane che pur ammettendo di aver «perso la testa». La ragazzina, oggi 22enne, non si è costituita parte civile al processo, perché, come aveva spiegato la madre, «ciò che a noi interessa è che lui venga punito. Per quanto riguarda mia figlia, questa vicenda, conoscere un ragazzo su Facebook e tutto il resto, le è servito da lezione».

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