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L’EQUILIBRIO GIOVANI-ANZIANI TRA SOLIDARIETÀ E CONTI IN ROSSO

Divario che spaventa, così tutto è più fragile

La crisi e le difficoltà strutturali scaricano su molti over 65 rilevanti compiti di assistenza. Sostegno a figli e nipoti sempre più ‘deboli’ ma in provincia il 6% ha pensioni sotto i 500 euro

Andrea Gandolfi

Email:

agandolfi@laprovinciacr.it

15 Ottobre 2024 - 05:20

Divario che spaventa, così tutto è più fragile

CREMONA - Nel Comune di Cremona, tre anni fa si contavano 227 anziani (persone di almeno 65 anni) ogni 100 giovani (sotto i 15 anni), in aumento rispetto al valore medio di 226,3 del 2014. E l’avanzata — in termini assoluti e percentuali — dei ‘capelli bianchi’ non accennava a battute d’arresto di sorta neppure a Crema (214,3 anziani ogni 100 giovani nel 2021, contro i 198 di dieci anni fa) e a Casalmaggiore (171 ogni 100, erano 151,2 nel 2014).

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Nella recente analisi condotta da Openpolis sulla base dei dati Istat, la conferma per il nostro territorio di uno fra i tassi di invecchiamento più significativi e pesanti a livello nazionale assume se possibile connotazioni ancora più preoccupanti, considerando da un lato la crescente fragilità del rapporto quantitativo tra anziani e giovani, e dall’altro le ripercussioni economiche (dunque sulla qualità della vita) che in parte ne derivano su entrambe le fasce di popolazione.

Questo perché le diverse crisi economiche e sociali che si sono susseguite negli ultimi anni hanno incrementato il numero dei ‘poveri assoluti’ in Italia (ormai attestati sulla media di 5,6 milioni, dal 14% dei minori al 6,2 % degli anziani), anche in seguito all’aumento record di oltre un milione nei soli dodici mesi compresi fra il 2029 e il 2020); diminuito il potere d’acquisto a causa dell’inflazione e progressivamente allargato i divari generazionali.

Il risultato? Si amplia la fascia di bambini e ragazzi che - insieme alle loro famiglie - si trovano sempre più spesso in una condizione d’indigenza. Così è divenuto via via più rilevante il ruolo ed il contributo degli anziani che - spiega l’indagine - ‘in molti casi si sono trovati a dover sostenere le famiglie di figli e nipoti: tanto nell’accudimento dei minori, quanto purtroppo anche sul versante economico, di fronte ad una difficoltà crescente dei nuclei famigliari con bambini a carico’. Non di rado gli anziani hanno perciò supplito ‘a ritardi’ di lungo periodo del nostro Paese (dai servizi per l’infanzia alle misure di supporto alla genitorialità). Intanto, nel giro di sei anni i residenti in Italia under 14 potrebbero essere solo 6,4 milioni (con un crollo verticale del 16,8% rispetto al 7,7 milioni del 2020); nella stessa fascia temporale, le persone con 80 o più anni dovrebbero superare per la prima volta quota 5 milioni (+14,6% rispetto ai 4,4 del 2020), passando dal 7,8% all’8,7% del totale della popolazione (l’8,66% in provincia di Cremona, dove nel 2021 non si andava oltre l’8,05%).

Una particolare accentuazione di questo trend riguarderà in particolare il Centro-Nord del Paese (addirittura +11% nelle province di Savona e Terni e nella città metropolitana di Genova).

In una situazione spesso già critica per molti giovani e anziani, il declino demografico in corso è insomma destinato a rendere più fragili i pilastri su cui si regge la tenuta del sistema sociale.

Nel 2005 vivevano in Italia 11,3 milioni di persone di almeno 65 anni di età e 8,2 milioni di giovani fino a 14 anni. Vale a dire un rapporto (in demografia noto come indice di vecchiaia) di 138 anziani ogni 100 bambini e ragazzi. Oggi gli over 65 sono 14,3 milioni, a fronte di meno di 7,2 milioni di minori di 14 anni. Un rapporto che – secondo le stime preliminari sul 2024 – per la prima volta arriva a sfiorare i 200 anziani ogni 100 giovani: crescita che, negli ultimi anni, ha riguardato tutto il Paese.

Tra il 2014 e il 2021, infatti, il rapporto tra numero di residenti di almeno 65 anni e con meno di 15 anni è aumentato nel 92% nei comuni italiani. In alcune regioni questa tendenza riguarda praticamente tutti i territori: l’indice di vecchiaia è aumentato nel 98,8% dei comuni in Puglia, nel 97,5% in Veneto, nel 97,1% in Toscana. In 23 province su 107 tutti i comuni hanno visto una crescita dell’indice di vecchiaia dal 2014.

In questo contesto, pesa ovviamente anche la percentuale di anziani che ricevono una pensione particolarmente bassa (meno di 500 euro lordi). Su scala nazionale, la media (dato aggiornato al 2022) è pari al 9,2%, ma in alcuni territori ci si avvicina perfino al valore doppio: è il caso della provincia di Crotone (maglia nera con il 16,8%), seguita in questa graduatoria negativa dai territori che fanno capo ad Agrigento, Barletta-Andria-Trani ed alla città metropolitana di Napoli, tutti attestati oltre il 15%. Quanto alla provincia di Cremona, la cifra (6,1%) è fortunatamente molto inferiore, ma non per questo irrilevante. Né tale da far dormire ‘sonni tranquilli’.

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