L'ANALISI
FUGA DAI PRONTO SOCCORSO: GLI SPECIALISTI DELL'ASST IN CAMPO
11 Ottobre 2024 - 09:50
L'ospedale di Cremona
CREMONA - «Voglio dire ai giovani che essere medico di emergenza-urgenza e in Pronto soccorso è una delle attività più belle, più sfidanti e più avvincenti per chi sceglie di fare medicina, non per soldi ma per passione». A sancire l’emergenza camici bianchi che ha investito la medicina d’urgenza in Lombardia sono state, pochi giorni fa, queste parole dell’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, parole che palesano come la ‘fuga’ dai Pronto soccorso sia più che mai un fronte aperto.
A Cremona, a riverberare quell’appello, con passione, sono ora i principali responsabili Asst di quella specializzazione.
Francesca Maria Co’, direttrice del Pronto soccorso del Maggiore, parte da una domanda: perché uno studente dovrebbe scegliere questa specialità?
«La scelta di una specializzazione è quanto mai personale perché finirà per influenzare l’attività lavorativa di una vita, quindi nessuno dovrebbe fare qualcosa perché lo dice o lo consiglia qualcun altro. La medicina d’urgenza è una specializzazione che ha come target la stabilizzazione, l’inquadramento e il trattamento del paziente con problematica emergente/urgente, partendo dal setting pre-ospedaliero per arrivare al Pronto soccorso prima e al setting sub-intensivo poi. In Italia i medici d’emergenza-urgenza sono prevalentemente utilizzati in Pronto soccorso ed essendo quest’ultimo bersaglio di richieste non urgenti, il medico finisce per gestire e trattare situazioni a bassa complessità, rischiando di divenire un ‘tuttologo’, cosa per molti non tollerabile visti i rischi (contenziosi medico legali, aggressioni) e il compenso, francamente esiguo. Questa è la realtà. Per contro, la nostra è la più bella professione esistente perché ci permette comunque di gestire il paziente con un’autonomia professionale che ora viene universalmente riconosciuta; di avere una conoscenza trasversale che esula dalle competenze, e dalle ristrettezze, specialistiche; di continuare a imparare sul campo; di godere di un lavoro di équipe con tutti gli altri reparti e i diversi professionisti. La cosa più importante è prendersi cura delle persone nel loro momento di massima vulnerabilità. Ogni giorno è tutto nuovo, una scoperta».
Per Antonella Capelli, direttrice del Pronto soccorso dell’Oglio Po, «la medicina d’urgenza è una branca della medicina che consente di acquisire conoscenze trasversali, permettendo di dominare la patologia in modo integrato e non settoriale. Ciò la rende versatile, mai noiosa e altamente gratificante. Richiede la necessità di imparare a lavorare in équipe con le quali poter condividere gioie e dolori; consente anche una graduale e reale acquisizione di autonomia professionale e gestionale, non scontati in altri settori. Lavorare in Pronto soccorso significa acquisire una conoscenza globale del funzionamento dell’ urgenza/emergenza intra- ed extraospedaliera, attraverso un approccio clinico integrato che comprende il territorio. Da ultimo, permette di poter abbracciare uno spaccato sociale non selezionato in cui, volendo, è possibile ritrovare la dimensione umana della professione medica, pur avendo tempi ristretti.
La nostra professione è faticosa, ma nell’insieme è foriera di gratifiche professionali e umane che consentono di superare qualunque momento di difficoltà. Nei Pronto soccorso dell’Asst di Cremona — prosegue Capelli — abbiamo attivato una specie di teaching hospital. Tradotto in pratica significa accogliere giovani medici e offrire loro la formazione sul campo con un tutoraggio continuo; in particolare questo accade nel presidio di Oglio Po, dove la notte è presente un solo medico e non esiste un ambulatorio dedicato ai codici minori. Il vantaggio è duplice: noi possiamo contare sulla loro presenza e i giovani medici, in pochi anni, riescono ad acquisire autonomia professionale e le stesse competenze che sarebbero state acquisite in una tradizionale scuola di specializzazione. Sino ad oggi all’Oglio Po sono stati formati 19 medici, con grande impegno ed entusiasmo anche da parte loro».
«Il dipartimento di Emergenza e accettazione (DEA) — spiega Enrico Storti, direttore di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Maggiore — costituisce frequentemente il luogo dove viene preso in carico il paziente e come tale è un indice dell’efficienza dell’ospedale e della capacità di accoglienza dell’intero sistema. All’interno del Pronto soccorso vengono trattate le patologie tempo dipendenti ed i quadri clinici complicati che richiedono una corretta scelta delle priorità di trattamento. Spesso il percorso clinico di questi pazienti richiede il ricovero nelle aree intensive/sub intensive o in sala operatoria. All’interno del DEA il medico di urgenza identifica e tratta le principali sindromi che potenzialmente mettono a rischio la vita del paziente e collabora con gli altri specialisti nella definizione del miglior quadro diagnostico terapeutico».
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