L'ANALISI
11 Ottobre 2024 - 05:15
CREMONA - «Chi ha avuto i muratori in casa, sa che cosa significa ristrutturare». Figurasi ristrutturare un ospedale di 54 anni, il Maggiore datato 1970. Intanto, «ristrutturare il vecchio non sarebbe costato meno». Soprattutto, il nuovo «è una grande opportunità per i cittadini cremonesi». E «indietro non si torna». Ezio Belleri, direttore generale dell’Asst Cremona, crede molto nel nuovo ospedale, l’avveniristico edificio semicircolare firmato dall’architetto Mario Cucinella, finanziato per il 95% dallo Stato e per il 5% da Regione Lombardia.
I tempi: «Abbiamo ultimato il progetto di fattibilità tecnico-economica. Lo stanno valutando. Una volta valutato, parte la progettazione definitiva che ha tempi tecnici di 9-12 mesi per essere conclusa». L’obiettivo: «Aggiudicare la gara a fine 2025, quindi partire con i lavori che dovrebbero durare quattro anni. Consegna nel 2030-2031».
I difetti (molti) del vecchio e i pregi (molti) del nuovo ospedale, Belleri li illustra in un appassionato intervento (mercoledì sera all’Hosteria 700), alla conviviale del Lions Club Cremona Host. Ne è presidente Alberto Chiarvetto.
«Ristrutturare il vecchio è un problema enorme — spiega il dg —. Devi garantire l’attività 24 ore su 24, perché non ti puoi fermare e, nello stesso tempo, devi ricompattare e garantire tutti i servizi per lasciare liberi gli spazi che vanno ristrutturati». Senza contare, poi, l’antisismica: «Si può anche dire che Cremona, per fortuna, non sia in una zona sismica, ma la prevede la normativa». Ristrutturare il vecchio ospedale a forma di H, «significava fare un lavoro di pianificazione e programmazione di tutto quello che andava spostato e riposizionato per quattro volte; avremmo dovuto realizzare comunque un blocco operatorio nuovo». Soprattutto, «avremmo avuto una struttura molto meno performante». Dove ‘performante’ non significa (solo) ambienti nuovi. Più dell’estetica, «razionalità» e «una tecnologia molto avanzata, importantissima per portare dei professionisti all’altezza dei nostri bisogni. L’auspicio nostro è un’attrattiva per medici e infermieri» oggi difficili da reclutare. Una «grandissima opportunità», quindi, il nuovo ospedale, in una città dove si sta sviluppando il polo universitario (Politecnico e l’Università Cattolica del Sacro Cuore). E, allora, «sarebbe un sogno portare qui una facoltà di Medicina». Intanto, «ci sono dei pensieri: c’è un Ateneo che potrebbe muoversi in questa direzione, c’è la possibilità di attivare una facoltà in lingua inglese». Certo, «il problema è individuare la sede che non è uno scherzo». Come non lo è «trovare professori che insegnino in lingua inglese». L’Ateneo è l’Università di Brescia, che «in prospettiva di una struttura ospedaliera estremamente moderna, con tecnologie all’avanguardia, potrebbe investire qui». Belleri ha parlato con il rettore, Francesco Castelli: «‘Se pensate a qualcuno, pensate a noi’».
Torniamo al nuovo ospedale, dove ci saranno anche la chiesa, l’Hospice e la sede dell’Apom (ospiti alla conviviale Antonio Auricchio, presidente dell’Associazione cremonese cura del dolore, e Elena Irma, presidente di Apom). Nuovo non significa solo qualche posto letto in più degli attuali 500, camere singole e ampie. Non significa solo 15 nuove sale operatorie rispetto alle 9 attuali. Nuovo non è tanto e solo l’estetica. È «razionalizzare». Belleri fa l’esempio dell’accesso al Pronto soccorso: «Oggi dispone di 800 metri quadrati su tre corridoi, in futuro ne disporrà di 1.500: sarà un quadrato con percorsi separati». I codici verdi e bianchi ne seguiranno uno, i codici gialli un altro, i codici rossi un altro ancora. Nel sotterraneo del Maggiore ci sono «tunnel di collegamento inutilizzati», perché «bruttini». Così, oggi, per spostare i pazienti dal Pronto soccorso alle palazzine esterne (Infettivi, Psichiatria e Casa di comunità) «dobbiamo far fare il giro in esterno con l’ambulanza e non va tanto bene». Altro esempio. Nel nuovo ospedale «gli ambulatori saranno tutti al primo piano», mentre nel vecchio sono sparpagliati su e giù con i pazienti interni che incrociano gli esterni. E «con il rischio che gli esterni portino dentro infezioni». Il dg Belleri sottolinea: «Abbiamo lavorato molto sui percorsi e sulla organizzazione per poter razionalizzare le risorse umane, farle muovere il meno possibile». Lancia due slogan. Il primo: «Con le stesse risorse, garantire più servizi, con lo stesso organico fare più di quel che facciamo oggi». Il secondo: «Fare quello che facciamo oggi con meno persone». Il passaggio dal vecchio (che sarà demolito) al nuovo funzionerà così. «Dovremo pianificare un passaggio molto rapido, concentrarlo in pochissimi mesi. Si realizza il nuovo senza toccare il vecchio e non avere i muratori in casa è un grande vantaggio. In un paio di mesi credo che sposteremo tutto». Che cosa dire agli scettici? «Che perderebbero una grande opportunità. Non farlo sarebbe stata una grande sconfitta. Regione Lombardia ha scelto Cremona». Altre città si erano fatte avanti. «Ci sono state date risorse importanti da mettere a fattor comune. Non è spreco di denaro pubblico, ma utilizzo corretto di denaro pubblico. E, comunque, indietro non si torna».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris