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IL PUNTO

Un centrodestra coeso è nell'interesse di tutti

Deve saper guardare all’interesse comune, non ossessionato da vendette interne e pronto a fare pesare la forza delle idee. Per evitare tutto ciò sarebbe servita una più rassicurante lista unica. Vedremo se, assegnando le deleghe, il nuovo presidente provinciale saprà riallacciare questo discorso

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

06 Ottobre 2024 - 05:30

Un centrodestra coeso è nell'interesse di tutti

L’ultimatum è forte: in mancanza dei chiarimenti richiesti sul voto del presidente della Provincia, «le forze politiche che rappresentiamo e i rispettivi gruppi consigliari di Cremona non potranno considerare il gruppo consigliare di Fratelli d’Italia e la relativa classe dirigente locale all’interno del perimetro delle forze di centrodestra». Chiarimenti che al momento non si vedono all’orizzonte. Un avviso di sfratto firmato per conto degli arbusti del centrodestra, da Luca Ghidini di Forza Italia, Alessandro Portesani di Novità a Cremona e Diego Tarozzi della Lega Salvini Premier. Destinatario: il partito che da solo, con il 22,1% ottenuto al primo turno delle recenti amministrative del capoluogo, vale più di tutti gli alleati messi insieme (20,4%). È l’ultimo atto di una settimana bollente per la coalizione battuta alle elezioni provinciali. Restiamo alla pura cronaca dei fatti. A prevalere è stato Roberto Mariani, 59enne sindaco di Stagno Lombardo: con la sua lista ‘Per una Provincia unita’ ha ottenuto 47.285 voti ponderati contro i 34.997 di Alberto Sisti, 64enne primo cittadino di Castelvisconti del ‘Centro Destra per Cremona’. Un confronto andato in scena dopo la bocciatura di ogni tentativo di lista unica, il cui obiettivo dichiarato da chi l’aveva proposta e sostenuta — il Pd, ma sposata anche da più d’uno nel centrodestra, per esempio dal sindaco di Offanengo e presidente dell’Area Omogenea del Cremasco, Gianni Rossoni — era quello di far parlare l’intero territorio a una voce sola. Nel tentativo di rafforzarne il peso specifico e politico anche ai livelli superiori. Tutto saltato per il mancato accordo sul presidente. Sulla carta, il centrodestra avrebbe potuto puntare al successo.

Ma è andata diversamente e la sconfitta ha fatto partire il fuoco amico. Da una prima analisi del voto degli amministratori locali, i ‘grandi elettori’ del presidente della Provincia, si può desumere che Sisti non sia stato in grado di intercettare i consensi dei ‘civici’, amministratori di piccoli Comuni più interessati ad avere un interlocutore autorevole e soprattutto presente negli uffici di corso Vittorio Emanuele più che preoccupati per il suo schieramento di appartenenza. In questo senso, Mariani ha fornito maggiori garanzie. Da vent’anni senza tessere di partito in tasca (era stato iscritto al Pd, poi ne è uscito), definisce «super civica» la sua giunta di Stagno Lombardo, che vede anche la presenza di assessori con sensibilità molto vicine al centrodestra. Nei fatti, un campione in pectore della proposta di lista unitaria. Sarebbe stata questa la caratteristica che lo ha portato a prevalere.

A sollevare il polverone è stata però un’altra constatazione. Tre consiglieri comunali di Fratelli d’Italia di Cremona hanno votato per Mariani e altri due hanno optato per la scheda bianca. La sola ad aver dichiarato ufficialmente di essersi espressa per Sisti è stata Chiara Capelletti. E proprio sui cinque voti che mancano all’appello all’interno del bacino dei grandi elettori del capoluogo si è scatenata la bagarre, con accuse di tradimento da parte degli alleati ma anche all’interno di Fratelli d’Italia.

«Opportunisti che giocano su due tavoli diversi, cortigiani che hanno svenduto la propria fedeltà in cambio di piccoli favori e promesse da bocciofila», ha tuonato il senatore Renato Ancorotti, fedelissimo della premier Giorgia Meloni. «A questo punto l’allenatore dovrebbe tenere fuori rosa i giocatori rinnegati, a meno che non sia connivente in prima persona. Se non verranno assunte drastiche contromisure, allora il ct dovrà andarsene a casa», ha concluso attaccando i vertici locali del suo partito. Non meno puntute le considerazioni degli (ex?) alleati, scottati anche dal fatto che è rimasto escluso dal nuovo consiglio provinciale pure Alessandro Portesani, che ha perso la poltrona di sindaco di Cremona per soli 192 voti.

Tiziano Filipponi (Lega), Gabriele Gallina (Forza Italia) e Giuseppe Trespidi (Unione di centro) hanno firmato una dura lettera nella quale FdI viene senza mezzi termini definita «inaffidabile» e «fuori dal perimetro della coalizione». Il coordinatore, Marcello Ventura, si è detto «sorpreso ed esterrefatto dal comunicato diramato da quelli che ritenevamo e riteniamo essere degli alleati» e spiega che «sono stati oltre cento (565 a 459) gli amministratori che hanno ritenuto ‘non competitivo’ il candidato presidente di centrodestra, preferendogli quello del centrosinistra. Il problema resta, ma non riguarderebbe i soli consiglieri cremonesi», chiosa.

La fronda interna ricalca in qualche modo quanto accaduto nella precedente tornata provinciale, quando erano state proprio le divisioni nel centrodestra a portare Mirko Signoroni alla presidenza. Comunque si risolveranno la querelle interna alla coalizione e quella dentro Fratelli d’Italia, una constatazione amara si può comunque fare ed è semplice: peccato. Il territorio cremonese è il grande assente quando si parla di questioni strategiche (per dirne una la rinaturazione del Po, destinata a modificare significativamente il territorio) quando, al contrario, avrebbe bisogno di essere compatto per tutelare i propri interessi considerando questioni rilevanti per il futuro. Dovrebbe mostrare unità d’intenti al di là degli schieramenti politici. La cura di strade e scuole, del resto, non è né di destra né di sinistra, ma di buon senso e di buon governo.

In questa ottica il territorio intero e perfino la maggioranza di centrosinistra hanno bisogno di un centrodestra coeso e propositivo, che sappia guardare all’interesse comune, non ossessionato da vendette interne e pronto a fare pesare la forza delle idee. Insomma, detto con il senno di poi, per evitare tutto ciò sarebbe servita una più rassicurante lista unica. Vedremo se, assegnando le deleghe, il nuovo presidente provinciale saprà riallacciare questo discorso facendo seguire i propri fatti a quanto dichiarato in campagna elettorale, cioè che avrebbe guardato più alle competenze dei singoli che alle tessere di partito che portano in tasca.

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