Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

LE SFIDE DELLA SCUOLA. I NUOVI ORIZZONTI

Intelligenza artificiale tra insidie e ‘alleanze’

I presidi, divisi sull’approccio alle nuove tecnologie, concordano sul bisogno di formazione

Claudio Barcellari

Email:

cbarcellari@laprovinciacr.it

24 Settembre 2024 - 05:15

Intelligenza artificiale tra insidie e ‘alleanze’

CREMONA - Intelligenza artificiale nelle scuole, tra dilemmi morali, timori e fascinazioni. Addio ai bei vecchi tempi in cui in classe si nascondevano i bigliettini nelle brioches. Oggi ci pensa ChatGPT, che in pochi secondi scrive un tema, traduce una versione di latino, risolve un’equazione spiegando tutti i passaggi: si nasconde il cellulare nell’astuccio e l’insegnante è gabbato. Viene da chiedersi, però, se una risorsa così potente non possa essere alleata anche dell’insegnante.

I docenti temono il regime militare, con controlli da legge marziale durante le verifiche e sui compiti a casa. Per verificare l’autenticità del lavoro dell’alunno, l’insegnante ha a disposizione, in rete, una serie di AI detector, che smascherano i furbetti con la stessa velocità con cui essi hanno tentato di farla franca. Non sempre, però, funziona: per sfuggire ai controlli, l’alunno può fare un passaggio intermedio ‘umanizzando’ il testo con appositi software, anch’essi facilmente reperibili in rete. Diventa quasi impossibile, a quel punto, dimostrare l’inautenticità del testo scritto. Il risultato, a lungo andare, può essere devastante: se imbrogliare è così semplice, viene meno il senso di impegnarsi. E l’intelligenza umana, servita e riverita da quella artificiale, si atrofizza e soccombe.

Le preoccupazioni ci sono, e servono strumenti nuovi. All’Einaudi, si comincia a parlare di formazione per docenti, onde evitare che la AI vanifichi il processo educativo. «La macchina non potrà mai sostituire la persona umana – ha commentato Nicoletta Ferrari, dirigente scolastico dell’Istituto Einaudi – e va tenuto bene in conto. È vero, l’intelligenza artificiale è un argomento a tutti gli effetti alla ribalta e si sta masticando come opportunità, ma la cautela prevale e lo strumento va preso con le pinze. Nella scuola per come la concepiamo, tutto deve essere monitorato e osservato dall’insegnante: non è pensabile che una tecnologia esterna sostituisca un lavoro di ricerca che i ragazzi devono fare. Non sempre, peraltro, le informazioni che si ottengono sfruttando i software di AI sono effettivamente corrette. Siamo favorevoli all’idea di aprire gli orizzonti e stare al passo con i tempi, ma il monitoraggio deve esserci. Prima di offrire uno strumento ai ragazzi, deve essere in mano all’insegnante, che lo deve conoscere approfonditamente nei suoi punti di forza e nei problemi che può porre. A questo scopo, abbiamo previsto anche altri corsi di formazione, per fornire al personale docente la competenza necessaria per affrontare queste realtà in continuo mutamento».

Non mancano, però, le prospettive ottimistiche. «Ci troviamo nel bel mezzo di una vera e propria rivoluzione – ha commentato Simona Piperno, dirigente scolastico dell’IIS Torriani – che, per definizione stessa del termine, come tutte le rivoluzioni deve stabilizzarsi innestandosi in un tessuto sociale e storico; ciò avverrà con il passaggio intermedio, un momento di transizione caotico. In questo momento, siamo probabilmente nel bel mezzo di questo caos. Presto dovrà costruirsi un nuovo ordine». Serve un riordino, o meglio, un’educazione alla AI. ChatGPT, anziché demonizzato, va compreso e sfruttato con sapienza. Secondo Piperno le occasioni sono molte, anche per il docente stesso: «Da parte mia, penso che la AI racchiuda una serie di potenzialità in ottica di personalizzazione delle procedure didattiche. Deve essere vista come una risorsa che va a beneficio degli alunni e del docente. L’insegnante deve essere a sua volta competente su questo tema, cosa che non è sempre plausibile. I docenti devono ancora essere formati e consapevoli che gli strumenti sono in continua evoluzione, e devono essere sottoposti ad un continuo aggiornamento. Un secondo tema è quello di conoscere gli strumenti per arginare un utilizzo non corretto. Il decreto ministeriale 66 del 2023, che fa riferimento ai fondi Pnrr sulla transizione digitale, prevede qualche risorsa in questo senso. Come Istituto, stiamo utilizzando questi finanziamenti per aumentare anche le competenze dei docenti sull’intelligenza artificiale». L’intelligenza artificiale può anche essere di supporto al metodo di studio per tutte quelle attività che richiedono tempo e non intaccano la creatività del ragazzo: riassumere un paragrafo del libro di testo, sistemare gli appunti presi in classe, disegnare mappe concettuali. «L’intelligenza artificiale è un’ottima occasione per personalizzare gli apprendimenti – ha confermato Piperno – e, in questo, dobbiamo rassegnarci al fatto che i ragazzi ne sapranno sempre più di noi».

Il servizio della macchina è ben accetto, ma deve essere circoscritto ad una funzione di supporto. «Prima di esprimere qualsiasi giudizio – ha dichiarato Alberto Ferrari, dirigente scolastico del Liceo Aselli – il passo da compiere riguarda la formazione: metodologicamente parlando, per comprendere che cosa sia l’intelligenza artificiale e come usarla è indispensabile che i docenti sappiano anche che cos'è l'intelligenza, quella umana». È giunto, quindi, il tempo degli interventi concreti, a favore del mondo della scuola nel suo insieme. «Quella della AI – ha proseguito Ferrari – è una questione che, di recente, è stata molto attenzionata, e che dobbiamo sciogliere in qualche modo. Al di là della scuola, le trasformazioni saranno molte. Nelle classi, ci dovranno prima o poi essere elementi di innovazione, senza che vengano meno le competenze fondamentali. Un buon termine di paragone potrebbe essere la calcolatrice: lo strumento non si sostituisce all'uomo, ma lo supporta in quelle operazioni che, nella pratica, deve poter svolgere più velocemente. Bene l’innovazione, ma ricordiamoci che la tecnologia e le occasioni che essa offre sono al servizio dell'intelligenza umana, e non la sostituiscono».

«VA DISCIPLINATA SERVONO REGOLE»

di Dario Dolci

CREMA - Intelligenza artificiale come risorsa o come pericolo? I dirigenti scolastici cremaschi si attrezzano per far fronte alla novità e esprimono i loro dubbi ma anche i loro apprezzamenti verso ciò che ha ormai varcato i confini delle loro aule. L'AI è la capacità di un sistema artificiale informatico di simulare l’intelligenza umana attraverso l'ottimizzazione di funzioni matematiche. Già detta così, se ne riconoscono i rischi. Paola Orini, preside dell’istituto superiore Galilei, esprime il suo giudizio: «L’intelligenza artificiale nella nostra scuola viene utilizzata, ma non in maniera approfondita, nemmeno dagli studenti del corso di informatica. Tuttavia, usano programmi che possono essere definiti una derivazione dell’AI, come Copilot per le ricerche e Canva per le presentazioni multimediali».

Al Galilei ci sono comunque delle limitazioni in materia: «L’AI – prosegue la dirigente – non deve essere utilizzata in modo fraudolento. In classe, l’utilizzo non potrà mai avvenire senza controllo, in quanto i docenti assicurano una stretta sorveglianza. I ragazzi potrebbero invece cercare di servirsene per scrivere un tema a casa, ma scoprirlo è abbastanza semplice, soprattutto nelle materie umanistiche. Si vede subito se lo stile di scrittura è diverso da quello abituale dello studente, se il linguaggio è aulico e se non ci sono errori. Usata in questo modo è l’erede della vecchia copiatura».

L’AI può comunque avere un utilizzo positivo anche in ambito scolastico: «Noi lo abbiamo fatto con il progetto All in Art – afferma Orini – che aveva l’obiettivo di far lavorare insieme gli studenti di tutti i nostri corsi, in particolare quelli con bisogni educativi speciali. Il compito assegnato era di dipingere dei quadri su argomenti indicati dai docenti. Per avere degli spunti sui soggetti da realizzare e da rielaborare, i ragazzi hanno potuto servirsi dell’AI. In quel caso non è stata una copiatura, ma la visione di modelli dai quali trarre ispirazione».

Per la dirigente, non tutto ciò che viene dall’AI è dunque negativo: «Offre risposte più velocemente di Internet e può dare delle informazioni di base sulle quali gli alunni devono poi lavorare. Per i docenti, invece, può entrare a far parte del loro lavoro, che però non può ridursi ad essa, altrimenti verrebbe meno l’aspetto educativo della scuola. Sicuramente, l’AI può essere più utile di Internet, ma non ci si deve fermare lì, altrimenti si diventa degli utilizzatori passivi e si corre il pericolo che l’uomo sia sottomesso alla macchina». Il dibattito è comunque aperto. «Sull’AI – conclude Orini – siamo ancora agli inizi del cammino, ma è giusto non farsi trovare impreparati».

Meno preoccupato dell’argomento è Claudio Venturelli, preside del liceo Racchetti-da Vinci: «In questo momento di avvio dell’anno scolastico stiamo affrontando altri problemi, più urgenti. Sul tema dell’AI abbiamo comunque previsto una formazione per i docenti».

Più articolato il commento di Attilio Maccoppi, dirigente dell’istituto comprensivo Crema Uno e reggente del Crema Due: «È un argomento che abbiamo iniziato ad affrontare l’anno scorso e che quest’anno è stato inserito nella formazione dei docenti e nei laboratori che verranno proposti ai ragazzi. Personalmente sono molto titubante sull’utilizzo dell’AI tout court, perché rischia di far perdere le competenze necessarie. L’AI va calibrata e per farlo occorre un protocollo per poterla sperimentare». Maccoppi si muove dunque con cautela, senza pregiudizi verso la novità, ma all’interno di una cornice che deve essere delineata: «Per i nostri alunni sono previste attività labatoriali, con la presenza di esperti esterni. Attendiamo che il ministero ci invii delle linee guida riguardo all’AI, anche se è difficile proporla dopo aver vietato l’uso dei cellulari. Se non hai i device, come fai a utilizzare l’AI?». L’utilizzo fraudolento di questo sistema non può avvenire in classe, semmai per i compiti a casa: «Gli alunni sono sotto stretto controllo da parte degli insegnanti, quando sono in aula. Qualche ragazzo della scuola media usa l’AI a casa per fare delle ricerche, ma ci si accorge subito quando ciò avviene. Di sicuro c’è bisogno di disciplinare questa materia, altrimenti può diventare pericolosa. Usata in maniera corretta può invece essere un utile ausilio, specie per i ragazzi con difficoltà».

«IL GURO DA TASCHINO PUO' AIUTARE, MA L'UTILITA' DELLA FATICA VA DIFESA»

di Davide Bazzani

CASALMAGGIORE - Come si pongono gli istituti superiori di fronte alla intelligenza artificiale, sia dal punto di vista degli studenti che dei docenti? Come contrastare il rischio che i ragazzi usino ChatGPT e simili per produrre elaborati? E i docenti che fanno uso di questi nuovi strumenti, magari per preparare i programmi di studio, non rischiano di snaturare il loro ruolo? Ci sono delle ‘regole’ sull'uso della intelligenza artificiale?

A rispondere è Fabrizio Camuso, docente di informatica al Polo Romani e collaboratore della dirigente Daniela Romoli. «Inizio dai benefici da me percepiti – afferma Camuso – Il mio punto di vista è che in prospettiva l'uso di strumenti tipo ChatGPT sia una opportunità formidabile. Almeno per le discipline scientifiche, dove il corpus delle conoscenze è più strutturato, letteralmente è come avere un guru nel taschino. Le risposte contengono una motivazione punto per punto corredata da esempi spiegati e le stesse risposte possono essere raffinate intavolando una discussione nella quale davvero si ha l'impressione che l'AI ti ‘capisca’ e ti stia seguendo nel discorso. È quanto di più si avvicini per il momento ad un docente virtuale. Studiare con a fianco questi strumenti penso sia un notevole passo avanti».

Secondo Camuso «anche i docenti possono godere di molti benefici: è ormai per me pratica comune rivolgermi a ChatGPT quando scrivo una dispensa, o devo preparare esercizi; l'AI risponde sintetizzando in modo organico e coerente tutte le risposte che otterremmo con un normale motore di ricerca e che andrebbero poi filtrate ed elaborate; un grosso risparmio di tempo. Sento forse snaturata la mia professione? No, sto solo producendo materiale migliore in meno tempo».

Quali i principali rischi, limitandosi a quelli connessi con la didattica, che il professor Camuso vede? «Demandare ad una AI la complessità di certi processi mentali porta ad una atrofia dei propri; si rischia anche che venga non riconosciuta l'utilità della fatica connessa al proprio processo di crescita: perché impegnarmi quando a tutto può dare rapidamente risposta una AI? In fondo è stato lo stesso dubbio con cui ci si è confrontati quando si è diffuso l'uso della calcolatrice; risultato: una gran parte degli alunni/e non sa svolgere a mente calcoli neppure elementari e non sa rendersi conto che un valore è palesemente sbagliato di diversi ordini di grandezza; l'AI sta estendendo questo rischio a dismisura. In ogni caso io penso che la questione non sia impedire che siano usate le AI ma che lo siano in modo passivo e pervasivo e troppo precocemente; certamente accogliere queste tecnologie comporta un ripensare all'azione didattica dando per scontato che questi strumenti saranno usati; penso che un buon inizio possa essere convincere gli alunni che dovrebbero usare l'AI per farsi guidare nel processo e non accontentarsi del mero risultato finale; ecco allora che l'AI diventa uno strumento davvero utile e non una sterile scorciatoia».

Infine il rischio del plagio: «Non lo vedo al momento problematico: è solo cambiato il mezzo e il tempo che l'alunno impiega ‘ad arrangiarsi’ ma un docente capisce ancora al volo quando un elaborato non è originale o è, pensando a discipline come la matematica o la fisica, troppo al di sopra del livello di competenze rilevato in aula; naturalmente abbiamo sempre a disposizione anche le classiche due domandine fatte all'alunno con le quali nessuna AI potrà mai ‘fregarci’. Aggiungo questo rischio molto subdolo: non rendersi conto come istituzione che si sta fornendo potenzialmente un corpus di competenze non più così competitive pensando a mansioni che già ora si stanno sempre più assegnando ad AI. Detto in altre parole – conclude il docente – il rischio di essere ‘fuori mercato’ ancor prima di essercisi affacciati».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400