L'ANALISI
19 Settembre 2024 - 16:45
Il tribunale e nel riquadro l'avvocato Marco Simone
CREMONA - «La zia mi dà sempre un sacco di sberle». Poi, però, nei selfie con la zia, lei «è sempre sorridente», quasi il suo marchio di fabbrica. Lo è quando insieme fanno shopping, quando acquistano regali e durante le feste. Lo è nei selfie pubblicati sui social e negli scatti in famiglia: ben 235 fotografie. Una montagna di foto e selfie che hanno smontato una castello di bugie. E l’accusa, pesantissima, di maltrattamenti aggravati sulla nipote sedicenne all’epoca dei fatti (da settembre 2021 a giugno 2022).
Processata in abbreviato e oggi assolta con formula piena (il pm aveva chiesto l’assoluzione con formula dubitativa), la zia, 45 anni, ha tirato un sospiro di sollievo, ma ha il cuore a pezzi. Perché da quando la nipote le è stata portata via e messa in una casa famiglia, di lei, oggi maggiorenne, non ha più avuto notizie. Rimasta orfana della mamma in Sudamerica, la nipote era stata accolta come una figlia dagli zii che di figli ne stanno giù tirando su quattro. Pochi mesi dopo, la denuncia. Non si sa perché la ragazzina abbia messo su un castello di bugie. Una certezza: la zia era severa. E allora si ipotizza che l’adolescente, venendo a vivere in Italia, pensava di fare un po’ come le pareva. Sta di fatto che tutte le accuse sono state smontate dalle indagini difensive degli avvocati Marco Simone e Gianluigi Fiori. Non solo con le 235 foto, ma anche attraverso cinque testimoni «che in maniera unanime e concorde hanno smentito tutte le affermazioni rese dalla ragazzina».
La 16enne aveva raccontato che la zia la obbligava a fare i mestieri in casa: bugia. Aveva raccontato che un giorno la zia le aveva versato dell’acqua bollente sotto l’ascella e appena sopra il labbro superiore. «Si era fatta la ceretta», invece. Aveva raccontato che la zia la obbligava a restare in casa, «quando le fotografie dimostrano il contrario». Ha raccontato che la zia le toglieva il wifi per isolarla dalla famiglia d’origine, «circostanza smentita dai testimoni». Ha raccontato che la zia non voleva iscriverla a scuola: altra bugia. Ha raccontato che, controvoglia, la zia le aveva scattato tante fotografie in pose ammiccanti «al fine di venderle, salvo che, poi, non è stato dimostrato come, dove e quando ci sarebbe stato questo invio», ha spiegato l’avvocato Simone.
Già nell’incidente probatorio, il legale aveva prodotto le 235 fotografie, «non tutte tratte dai social, ma fornitemi dalla signora, che ritraevano la nipotina sedicenne nelle più svariate attività: al bar a bere, in giro a passeggiare, a fare shopping, ai compleanni, alla feste di Halloween, di Pasqua, di Natale, di tutto e di più con la zia, con i cugini». E «in quella sede, il giudice, fotografia per fotografia, aveva chiesto conto alla ragazzina». Già lì si era capito che le accuse vacillavano. Tra la documentazione prodotta dalla difesa, c’è un bigliettino di ringraziamento alla zia, «persona stupenda, eccezionale, meravigliosa». Sul cartoncino, aveva disegnato un cuore.
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