L'ANALISI
16 Settembre 2024 - 16:18
Il tribunale di Cremona. Nel riquadro Luca Avaldi
VAILATE - È finito a processo per un pelapatate che lui, giovanissimo barman in un ristorante, se lo portava da casa e lo utilizzava per abbellire i suoi cocktail «con le bucce d’arancia». Marco (nome di fantasia, ndr), oggi ha 21 anni e la fedina penale pulita. Per tre è rimasto sulla graticola, accusato di aver portato fuori dall’abitazione, senza giustificato motivo, un oggetto atto ad offendere: il pelapatate, appunto.
Oggi è arrivata l’assoluzione per particolare tenuità del fatto. Il fatto tenue è accaduto la sera del 3 dicembre del 2021, alle 23.40. Attestato da barman, dopo il tirocinio Marco aveva trovato un lavoro «in nero» in un ristorante di Vailate che poi ha chiuso: cameriere in sala e cocktail al bar. Capitava che gli attrezzi del mestiere, oltre al pelapatate «lo shaker», se li portasse da casa, «perché poi magari se li lasciavo là, non li trovavo più. Se spariva dovevo ricomprarmelo ».
Quella tarda sera di dicembre, finito il turno e prima di rincasare, Marco andò a trovare la (ex) fidanzatina, poi si fermò a chiacchierare per strada con un amico. Quindi, fu controllato da una pattuglia dei carabinieri. Nel marsupio aveva il pelapatate, 7 centimetri e mezzo di lama. Ma ai militari raccontò di non avere un lavoro: non se la sentì di dire che il pelapatate era suo e che gli serviva per adornare i cocktail, proprio perché, «essendo pagato in nero», non voleva inguaiare il proprietario del ristorante. Così, nei guai ci è finito lui.
Che lo strumento Marco se lo portasse da casa, lo hanno confermato sia il fratello sia il papà che la mamma («Se lo portava avanti e indietro»): genitori sconcertati quanto se non più del loro bravo figliolo, un ragazzo senza grilli per la testa, che ora si è iscritto al corso per diventare pizzaiolo e che tira calci al pallone in una squadra del Cremasco: ruolo attaccante, per idolo il Pibe de Oro, Diego Armando Maradona.
Il pm onorario aveva parlato di «contraddizioni» e chiesto di condannare a 1.000 euro di ammenda il 21enne. «Un ragazzo incensurato – ha sottolineato l’avvocato Luca Avaldi che per la prima volta si trova davanti al Tribunale, davanti a un magistrato. Ha spiegato il perché non ha voluto raccontare ai carabinieri che il pelapatate lo portava da casa: avrebbe creato un problema al ristoratore. Non nascondiamo il dito dietro la luna: sappiamo che molti giovani lavorano in nero. Inoltre, il mio assistito non stava neanche usando il pelapatate quando fu controllato». Per il difensore, ma anche per i genitori del ragazzo, «il carabiniere avrebbe potuto fargli una tirata d’orecchi» e chiuderla lì. Lo zelante militare la pensò diversamente.
Assoluzione, confisca e distruzione del pelapatate.
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