L'ANALISI
12 Settembre 2024 - 05:10
Valeria Leoni ed Emilio Giazzi
CREMONA - Che il lavoro dello storico sia dignitoso come quello di un investigatore non è una novità. In base a pochi, ma significativi indizi che si chiamano fonti, lo storico porta alla luce ciò che è stato, respirando la polvere di scavi archeologici o di carte centenarie. È questo il fascino di un mestiere che richiede competenza, tanto studio, qualche intuizione e la voglia di far parlare il tempo che fu. E che succede se dalle rilegature in pergamena si può immaginare o ricostruire la preziosa copia di una Commedia dantesca, un Liber Dantis attestato nella Cremona del Trecento, insomma un volume coevo al massimo poeta. Questa possibilità verrà raccontata, illustrata il 18 settembre, alle ore 16, presso l’Archivio di Stato (via Antica Porta Tintoria, Cremona) da Bruno Figliuolo, professore ordinario di Storia medievale all’Università di Udine, Emilio Giazzi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Matilde Botter dell’Università di Udine. «L’iniziativa dà via ufficialmente all’anno di attività dell’Archivio di Stato — spiega la direttrice Valeria Leoni —. Ci saranno ancora le conferenze dedicate a giovani studiosi e alle loro ricerche, cercheremo di valorizzare alcune recenti acquisizioni del nostro istituto. Si tratta di un calendario in via di definizione e che avrà come protagonisti le carte del Tribunale, ma anche le attività di digitalizzazione realizzate in sinergia con l’Istituto centrale per gli Archivi. Intanto partiamo con una storia poco conosciuta e che valorizza da un lato una figura del XIV secolo cremonese, ma anche i frammenti di pergamene utilizzati come copertine per raccogliere documenti».
E come è ovvio che sia tutto parte da un documento conservato presso l’istituto di via Antica Porta Tintoria. «Rafaino Scoalochi, giurista cremonese morto intorno al 1363, dispone le sue ultime volontà in un testamento, conservato presso il nostro archivio, corredato di un elenco dei beni che egli intende lasciare in eredità alla figlia: tra questi, una biblioteca di ben 65 volumi, in cui, tra testi giuridici e opere classiche, figura anche un libro che doveva essere assai raro nella Cremona del Trecento: un Liber Dantis, una Divina Commedia — spiega Leoni —. Sempre nell’Archivio di Stato di Cremona nel fondo Notarile, nel corso degli anni sono stati rinvenuti e studiati alcuni frammenti della Commedia dantesca, vergati su pergamene poi riutilizzate dai notai come ‘copertine’ per raccogliere i loro atti».
Figliuolo, Giazzi e Botter si ripromettono di esplorare le possibili relazioni tra questi interessanti rinvenimenti: potrebbero i frammenti danteschi ritrovati nel fondo notarile provenire dal codice appartenuto a Rafaino? È possibile ricostruire la circolazione dell’opera di Dante nella Cremona del Trecento? Questi gli interrogativi che costituiranno il nucleo dell’incontro.
«Per rispondere a queste domande, all’accurata analisi paleografica e filologica del documento notarile e dei frammenti curata da Matilde Botter si accompagnano le riflessioni storiche sulla persona, la famiglia e la biblioteca di Rafaino di Figliuolo e Giazzi», conclude Leoni.
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