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CREMONA. LA CITTÀ DEGLI ULTIMI

Le notti all’addiaccio nella ‘culla per la vita’

Senzatetto trova rifugio in un cubicolo di neanche un metro quadro: assistito dagli operatori. Spazio concepito per far sì che le mamme in difficoltà possano lasciare i neonati in sicurezza

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

06 Settembre 2024 - 05:20

Le notti all’addiaccio nella ‘culla per la vita’

CREMONA - Rannicchiato in un cubicolo di un metro per un metro scarso. Facile immaginarselo con il capo chino sulle gambe strette al petto: un gomitolo di ossa. Il senzatetto che ha scelto la ‘culla per la vita’ dell’ospedale Maggiore come rifugio per la notte è il simbolo delle nuove povertà e delle solitudini di sempre.

Il clochard è stato avvistato di recente — in una sera grondante afa — in quello spazio angusto eletto a giaciglio improvvisato: gli operatori del presidio di viale Concordia lo hanno subito avvicinato e assistito. Con slancio umano compassionevole, prima che con rigoroso senso del dovere professionale. La sua presenza nella minuscola struttura all’esterno della struttura ospedaliera innesca, così, un impensabile cortocircuito: lo spazio concepito per far sì che le mamme in difficoltà possano lasciare i neonati in sicurezza trasformato in un asilo del pudore. Pur sempre un riparo: dal giudizio, dalla commiserazione, dalle trappole della morale benpensante.

Per le donne costrette a rinunciare al ruolo di madri come per gli homeless che non vogliono spogliarsi della dignità nella miseria. Nella mutevole geografia dei senzatetto, l’ospedale non rappresenta certo un ‘nascondiglio’ abituale, bensì una frontiera laterale. C’è comunque chi, di tanto in tanto, si affaccia alle porte del Pronto soccorso per evitare di trascorrere la notte all’addiaccio. Le donne e gli uomini in camice bianco sanno bene come attivarsi.

La vicenda del senzatetto nella ‘culla per la vita’ è la spia di un fenomeno di portata crescente. Cremona è la provincia lombarda con il tasso più elevato di clochard in relazione alla popolazione residente, ad eccezione della sola metropoli milanese: secondo l’elaborazione di Polis Lombardia, sulla base di dati Istat, sono quasi 500 le persone che vivono per strada nel territorio cremonese.

La stessa Polis Lombardia sottolinea come la condizione degli homeless impatti in misura significativa sulla salute fisica e mentale, sull’accesso all’istruzione, sull’occupazione e sulla sicurezza personale con una maggiore esposizione ai rischi di violenza, abusi e furti. Non solo: «Le persone senza dimora — si legge nel report dell’istituto regionale per il supporto alle politiche della Lombardia — sono spesso vittime di pregiudizi e discriminazioni che possono rendere ancora più difficile, per loro, uscire dalla povertà. Per affrontare il problema dell’assenza di un’abitazione stabile, sono necessari non solo programmi di alloggio a basso costo, ma anche interventi che prevedano la possibilità di fruire di servizi integrati quali un sostegno per il reinserimento sociale e lavorativo e altri servizi di supporto».

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