L'ANALISI
04 Settembre 2024 - 15:37
Fatboy Slim (Fotovrzal.com)
CREMONA - Il suo big beat ha fatto ballare il mondo, ora tocca a Cremona. Fatboy Slim è il nome che, subito dopo l’annuncio, ha fatto sobbalzare gli amanti dell’elettronica e della club culture. Il mini-festival TRF Live sotto il Torrazzo inizia infatti domani sera dalle 21 con un dj set che già si annuncia esplosivo. Di passaggio in Italia nelle sole Cremona e Roma (dove suonerà nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone), il disc jockey, producer e beatmaker britannico - nato nel 1963 e il cui vero nome è Quentin Leo Cook - ha segnato la storia della musica elettronica con uno stile all'incrocio fra hip hop, breakbeat, rock e R&B.
Protagonista della musica dance mondiale dagli anni Novanta in poi, per dodici anni consecutivi è apparso nella prestigiosa classifica Top 100 djs di DJ Magazine. È noto a livello internazionale per le sue hit come Right Here, Right Now, Rockafeller Skank e Praise You, vantando collaborazioni con artisti dal calibro di Madonna, Damon Albarn dei Blur, Macy Gray, David Byrne, Iggy Pop e tanti altri. «Ho un legame speciale con gli italiani - ha raccontato di recente al Corriere della Sera -, abbiamo lo stesso desiderio di avventura e lo stesso humor. La dance deve far scaturire le emozioni e creare un senso di fuga dalla realtà e gli italiani sono bravi a fuggire in un mondo di eccitazione e divertimento. Non so se i dj vadano in pensione perché faccio parte della prima generazione. Però se sei uno sportivo a un certo punto il corpo ti costringe a smettere, se sei una popstar devi essere attraente, ma i dj non devono essere né in forma né belli. Forse solo la morte può fermarci».
Accostato a nomi come Chemical Brothers e Prodigy, in precedenza è stato bassista degli Housemartins. A proposito del big beat, la corrente elettronica con la quale Fatboy Slim viene identificato e grazie alla quale ha trovato il successo planetario, alcuni anni fa ha dichiarato parlando con il Rolling Stone: «Ormai è cambiato il modo in cui la gente ascolta musica. Parlare di album oggi secondo me è anacronistico. Semmai, usciranno delle tracce singole. Comunque il big beat era tutta una questione di rompere la formula per fare un disco dance, uno rock o uno pop. Così facendo però è diventato a sua volta una formula. Ecco perché a un certo punto siamo passati ad altro. Mi piace ancora mixare generi diversi».
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