L'ANALISI
PROVINCIA: VERSO IL VOTO
02 Settembre 2024 - 20:47
Rossoni, Mariani e Signoroni
CREMONA - Tramonta l’opzione della lista unica per le imminenti elezioni provinciali. L’ipotesi era stata lanciata nelle scorse settimane, ricevendo ufficialmente gli apprezzamenti di tutte le parti in campo, ma alla fine l’intesa è rimasta nel campo degli auspici. La realtà è che il dialogo, definito "comunque positivo" tanto da destra quanto da sinistra, si è interrotto e ora i due schieramenti si preparano a correre separati alla tornata elettorale del 29 settembre. Qualcuno direbbe che hanno vinto "gli interessi di bottega" su quelli di un territorio che da anni chiede a gran voce di contare di più in Regione e nel dialogo con il Governo. Né gli uni né gli altri puntano il dito verso lo sfidante per addossare le responsabilità della mancata intesa, ma nei fatti non si è riusciti, nemmeno questa volta, ad esprimere un nome rappresentativo capace di "far parlare la nostra Provincia ad una voce", come si auspicava nelle scorse settimane.
«Eravamo concordi sulla necessità di formare una lista unitaria, ma entrambi volevano esprimere il presidente — riassume Gabriele Gallina, coordinatore provinciale di Forza Italia — Il ragionamento del centrosinistra era che, amministrando le due maggiori città della Provincia, a loro spettasse anche la presidenza dell’ente. Sulla base della stessa premessa noi ritenevamo importante, al contrario, avere un profilo di centrodestra alla guida di un ente provinciale che potesse rappresentare davvero tutto il territorio». Restando nel campo del centrodestra va citato, tra i motivi che hanno fatto saltare l’intesa, il parere della base: «Ci siamo confrontati con i nostri iscritti — specifica Marcello Ventura, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia — ed è emersa la volontà di un presidente di area, più identitario di quel che poteva esprimere una candidatura unitaria». Ma tra tutti il più amareggiato è senza dubbio il segretario provinciale della Lega Simone Bossi: «Si è caduti proprio sui contenuti: abbiamo provato in ogni modo a trovare dei punti di incontro sui temi strategici per il territorio in capo alla provincia. Parliamo di infrastrutture e trasporti di studenti e disabili in particolare, sono questioni amministrative non ideologiche. Eppure ancora una volta ha prevalso il ragionamento per cui “o il presidente è nostro o non se ne fa nulla”. Il territorio ha bisogno da anni di una figura dal profilo politico elevato che sappia portare i nostri interessi in Regione ma il dialogo si è fermato ancor prima di iniziare a parlare di possibili candidati comuni».
E ora il confronto si sposta su altri tavoli: le forze di centrodestra si troveranno già in serata per confrontarsi sulla strategia da adottare e per cercare un’intesa interna sul nome del presidente. Per ora filtrano soltanto delle voci che puntano su un profilo navigato come quello di Gianni Rossoni, sindaco di Offanengo e presidente dell’Area omogenea cremasca. Mentre l’interessato opta per il “no comment”, sono ancora una volta i big dei partiti a prendere parola: per Ventura quella di Rossoni sarebbe «più che un’ipotesi», Gallina pone al centro il dialogo tra le forze senza scucirsi sui nomi, mentre in casa Lega l’ipotesi è apprezzata ma resta solo una delle possibilità: «È un ottimo amministratore ma non l’unico in quota centrodestra — commenta Silvana Comaroli — Ora quel che serve fare è sedersi intorno a un tavolo per trovare una sintesi». Insomma il nome di Rossoni non convince tutti.
Per quanto riguarda il centrosinistra, è ancora una volta il segretario provinciale del Partito Democratico Vittore Soldo a prendere parola: «Fatte le reciproche consultazioni, ieri è stato condiviso che non sussistono le condizioni per arrivare a un accordo per una proposta amministrativa comune e condivisa al governo della Provincia di Cremona». Pur nel fallimento del tentativo di intesa, il segretario dem auspica che si possa arrivare a un dialogo proficuo, anche nel corso della consiliatura, riguardo ai temi di interesse comune per il territorio: «Permane l’auspicio che si possa avviare una nuova fase dialettica e di confronto, basata sul reciproco rispetto delle istanze e sul riconoscimento della legittimità delle rispettive scelte politiche immaginando che su partite territoriali sulle quali si è d’accordo si possa lavorare senza il condizionamento degli steccati ideologici e partitici, ma dando priorità alle questioni strategiche per il futuro della nostra Provincia».
Ora in casa centrosinistra si mormora con insistenza il nome di Roberto Mariani, sindaco di Stagno Lombardo, che per il momento condivide il silenzio del potenziale sfidante. Ma il Pd cremasco spingerebbe per il sindaco di Capergnanica Alex Severgnini. All’interno dei due schieramenti mancherebbe compattezza sui nomi di Rossoni e Mariani. E i ‘Civici’ ancora una volta potrebbero essere determinanti. Se, sulla base dei primi calcoli, né il centrodestra né il centrosinistra avrebbero la maggioranza per governare da soli, saranno ancora una volta proprio i voti dei ‘non allineati’ a rappresentare il proverbiale ago della bilancia: con il sistema ponderato vigente rappresenterebbero circa 8mila voti, una quota determinante per decretare chi dei due candidati (sempre che non ne emerga un terzo indipendente) otterrà la presidenza. E nell’incertezza destinata a sciogliersi nei prossimi giorni rispunta anche l’ipotesi di un secondo mandato di Paolo Mirko Signoroni, eletto nel 2019 tra richieste sospensive rigettate dal Tar e record negativi di affluenza.
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