L'ANALISI
30 Agosto 2024 - 05:20
La roggia che costeggia via Aimo da Gabbiano. Nel riquadro una rete simile a quella usata dai bracconieri
CREMA - Il bracconaggio vero e proprio comporta la cattura indiscriminata di specie ittiche, in barba a qualsiasi normativa che ne regoli la pesca. Utilizzando grosse reti nelle rogge dove c’è acqua bassa. Le stesse vengono stese in modo da chiuderne un tratto e non concedere a carpe, cavedani, arborelle e altre specie alcuna via di scampo.
L’ultimo episodio mercoledì nel tardo pomeriggio in paese, lungo il canale che costeggia via Aimo da Gabbiano. Ma ci sono state altre segnalazioni nel territorio circostante. Tre persone, attrezzate con stivali e appunto grosse reti e guadini, hanno fatto man bassa di esemplari.
«Siamo passati da una popolazione di pesci numerosa, ben visibile a tutti grazie al fatto che l’acqua della roggia è particolarmente limpida, al deserto o quasi», conferma il sindaco Giorgio Sonzogni.
Immediata la comunicazione ai guardia pesca della Fipsas e all’ente Parco del Serio. «Alcuni testimoni hanno visto queste tre persone già un’altra volta effettuare una pesca illegale nella stessa roggia — prosegue il primo cittadino —: ammonite verbalmente, sono tornate di nuovo. Ma sono nel frattempo emerse indicazioni che potrebbero essere utili per individuarli. Ad esempio sappiamo che sono arrivati a bordo di una Golf. Nel caso dovesse ripetersi un’azione simile, chiederemo l’intervento dei carabinieri».
Il corso d’acqua in questione è collegato con il fiume Serio e rappresenta un habitat ideale per i pesci, avendo una portata sempre costante durante l’anno. Difficile stimare quanti quintali di fauna ittica potesse ospitare prima di questi prelievi sconsiderati. Di sicuro adesso di pesci se ne vedono molto pochi, come hanno notato gli stessi residenti passando ieri, lungo la sponda del canale.
Comprensibili l’indignazione e la rabbia e la richiesta agli enti competenti per i controlli di aumentare la sorveglianza della roggia, in modo da poter cogliere sul fatto i pescatori di frodo.
Lungo la via sono posizionate anche alcune telecamere della videosorveglianza comunale. Le immagini registrate potrebbero tornare utili per identificare con precisione la targa dell’auto dei tre, in modo da segnalarla poi ai carabinieri. La loro azione di pesca di frodo si sarebbe svolta nel giro di qualche decina di minuti, dimostrando dunque una certa abilità, a testimonianza del fatto che si tratti di persone che lo fanno abitualmente.
«Addirittura — conclude il sindaco — a chi ha chiesto loro come mai stessero catturando i pesci della roggia, hanno spiegato di essere autorizzati da enti superiori».
«Per la pesca in acque interne con le reti, dunque è il caso della roggia che si trova in paese, bisogna essere professionisti e in possesso del tesserino di tipo A. Di queste figure in provincia di Cremona non ne sono». A fugare ogni dubbio sul fatto che si tratti di pescatori di frodo è Giuseppe Mazzoleni Ferracini, presidente della Fipsas provinciale.
«Il modo sfacciato e incurante di ogni regola e normativa con cui agiscono queste persone — prosegue il dirigente — è a livelli di vero e proprio bracconaggio».
Le guardie ittiche volontarie sono state allertate per cercare, per quanto possibile, di incrementare i controlli lungo la roggia e nelle altre zone del territorio dove si sono verificati simili episodi. Un compito per nulla facile, data la vastità delle aree da coprire e il numero elevato di canali e rogge.
La collaborazione di altri pescatori e comuni cittadini, in casi come questi, potrebbe essere fondamentale. Un aiuto decisivo per consentire alle guardie volontarie di intervenire e individuare quindi chi peschi senza le necessarie autorizzazioni.
Ci sono innanzitutto sanzioni pecuniarie, ma nei casi più gravi possono scattare anche le denunce penali, con l’intervento delle forze dell’ordine.
«Sappiamo bene che nelle nostre zone c’è ancora una tradizione legata alla pesca dei ghiozzi, utilizzando piccole reti, che coinvolge soprattutto le persone più avanti con gli anni — conclude Mazzoleni —: ma qui siamo a tutt’altro livello. Si tratta di azioni programmate con l’unico scopo di far man bassa di ogni specie ittica e in maniera indiscriminata, fregandosene delle misure di legge che impongono di lasciare in acqua i pesci troppo piccoli».
Una pesca intensiva che ha effetti devastanti sugli ecosistemi fluviali del territorio. Di fatto desertifica interi corsi d’acqua, andando dunque a incidere in maniera negativa sulla futura riproduzione della fauna ittica stessa.
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