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IL PREZZO AL BAR

Caffè, rincari in vista, Cremona resiste. Ma per quanto?

Materia prima ai massimi storici, i baristi del territorio stringono i denti

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

29 Agosto 2024 - 05:10

Rincari in vista, Cremona resiste. Ma per quanto?

CREMONA - I rincari sono inevitabili, concordano produttori e associazioni di categoria: con i prezzi del caffè ai massimi storici sui mercati mondiali delle materie prime, il costo dell’espresso al bar è destinato ad aumentare. Ma non nell’immediato, almeno in provincia di Cremona, dove i baristi stringono i denti per assorbire il progressivo incremento di spesa.

L’AUMENTO DELL’ESPRESSO NON SARÀ IMMEDIATO

E mentre c’è chi ventila possibili rialzi fino a 2 euro, gli addetti ai lavori del territorio prevedono rialzi decisamente più contenuti: «È sensato immaginare che il prezzo della tazzina possa toccare 1,50 euro nel giro di un paio d’anni — afferma il torrefattore Guido Denti, patron della Torrefazione Super Moka —. Nei prossimi mesi i ritocchi dovrebbero riguardare soltanto chi non si è ancora adeguato alla cifra media».

L’IMPATTO SUL MERCATO: LA SITUAZIONE ATTUALE

La cifra media in provincia ammonta ufficialmente a 1,14 euro secondo i calcoli della Fipe riferiti al 2023, ma di fatto oscilla fra 1,20 e 1,30 euro in buona parte degli esercizi pubblici. Denti chiarisce le ragioni dei rialzi: «Il costo del caffè Robusta, proveniente soprattutto dall’Asia Sud-orientale, risente in misura pesante della crisi di Suez, mentre il prezzo dell’Arabica, prodotto in Sudamerica, è l’esito del mix tra fattori speculativi e riduzione dei raccolti dovuta al climate change».

I BARISTI LOCALI: RITOCCHI LIMITATI PER IL MOMENTO

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Fra chi è certo di non mettere mano al tariffario del reparto caffetteria c’è Edoardo Fugazza, titolare del centralissimo bar Ai Portici, dove un espresso costa 1,30 euro: «A inizio stagione — spiega — abbiamo optato per un piccolo ritocco. Almeno fino alla fine dell’anno i prezzi resteranno invariati».

Analogo il caso del Cookies, gestito da Alessandro Lupi, tra l’altro presidente della Fipe provinciale: «L’impennata dei costi della materia prima ci ha obbligati a passare a 1,30 euro — dice —. L’impegno degli esercenti per mantenere il prezzo stabile è lodevole, ma chi fa esclusivamente caffetteria non è in grado di far fronte ai continui rincari che erodono costantemente la marginalità. Ipotizzo che fra tre anni il caffè raggiungerà 1,80 euro nei locali del territorio». Poi Lupi specifica: «È importante fare cultura e promuovere la conoscenza delle miscele: il cliente deve sapere quello che sta bevendo».

Un aspetto approfondito da Giovanni Pietrogrande della Torrefazione Vittoria, regno dello specialty coffee: «I fenomeni speculativi, ormai prassi frequente nel periodo estivo, danneggiano in particolar modo chi ricorre al comodato d’uso. Sono i caffè più commerciali, in genere, a subire gli aumenti più marcati. Chi, al contrario, lavora con miscele di alta qualità risente in misura inferiore degli sbalzi di mercato». Vero: secondo Altoga, l’associazione nazionale dei torrefattori e importatori di caffè, negli ultimi sei mesi le quotazioni del caffè Robusta sono praticamente raddoppiate.

SITUAZIONE A CREMA: TENTATIVI DI CONTENIMENTO

Come a Cremona, anche a Crema è evidente lo sforzo per calmierare i prezzi. «Non abbiamo in programma alcun incremento, la nostra clientela non verrà penalizzata» assicura Rino Nanì, titolare del Bar Duomo. Sulla stessa lunghezza d’onda Angelo Gaffuri, proprietario del Caffè degli artisti: «Neppure noi stiamo pensando di aumentare la tazzina di caffè. Se non ci saranno ulteriori rialzi del costo della materia prima da parte della torrefazione che ci rifornisce, non ritoccheremo il listino prezzi. Il caffè rimane a 1,20 euro».

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