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ALLA FESTA DELL'UNITA'

Fassina: «Dico sì all’autonomia, ma no alla secessione»

L’ex viceministro ha spiegato nell'incontro perché boccia la legge Calderoli

La Provincia Redazione

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23 Agosto 2024 - 17:08

Fassina: «Dico sì all’autonomi, ma no alla secessione»

Fassina, la sindaca di Castelvetro Silvia Granata, Corada, Miti e Gualandris

MONTICELLI D'ONGINA - «Non siamo centralisti, l’autonomia differenziata è una scelta condivisibile. Quella che bocciamo è la concezione separatista e divisiva dell’Italia contenuta nella legge Calderoli. Per questo saremo fortemente impegnati nel referendum abrogativo che con tutta probabilità verrà indetto». A parlare è Stefano Fassina, protagonista dell’incontro svoltosi l’altra sera alla festa dell’Unita organizzato dall’Anpi.

BIOGRAFIA DI STEFANO FASSINA

Fassina è economista, ex deputato della Repubblica Italiana e in passato viceministro dell’Economia nel governo di Enrico Letta. Ha lavorato al Fondo Monetario Internazionale e attualmente è, tra l’altro, presidente dell’Associazione Patria e Costituzione. Accanto a lui, Giancarlo Corada, presidente dell’Anpi provinciale, che ha sottoscritto l’impegno.

INTRODUZIONE E PRESENTAZIONE DEL LIBRO

La serata è stata introdotta da Mario Miti, dell’Anpi di Monticelli. L’occasione è stata la presentazione del libro ‘Perché l’autonomia differenziata fa male anche al Nord’ scritto dallo stesso Fassina, che ha risposto alle domande di Paolo Gualandris, direttore del quotidiano ‘La Provincia di Cremona e Crema’.

CRITICHE ALL'AUTONOMIA DIFFERENZIATA E ALLA LEGGE CALDEROLI

Introdotta nella Costituzione nel 2001, ritornata al centro del dibattito pubblico dopo le richieste di Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna e la legge Calderoli, secondo Fassina l’autonomia differenziata per come è concepita divide la nazione. Avversata come ‘secessione dei ricchi’, il suo impatto sulla distribuzione di risorse pubbliche nazionali ha finora preoccupato prevalentemente il Mezzogiorno, ma i suoi contraccolpi fanno male all’Italia intera. Confindustria, Banca d’Italia, associazioni dell’artigianato e del commercio, cooperative, Anci, organizzazioni sindacali e Conferenza episcopale italiana hanno lanciato allarmi rimasti inascoltati: l’autonomia differenziata penalizza lavoratori, famiglie e imprese non solo al Sud, ma anche al Nord. A partire dall’escalation di adempimenti burocratici per le imprese e da un regime di concorrenza al ribasso, per arrivare a costi diretti e indiretti per le famiglie, come riduzione dei salari, innalzamenti dei costi dei mutui e ridimensionamento dei servizi.

PROPOSTE ALTERNATIVE E RICORSO AL REFERENDUM

Fassina propone una strada alternativa per tutelare l’unità della Repubblica e impedire all’Italia di essere ridotta a «espressione geografica», a partire dall’istituzione di una Camera delle Regioni. Contro la legge c’è già il ricorso di alcune regioni (Toscana, Sardegna, Puglia e Campania), e in tre settimane sono state raccolte oltre 700mila firme (oltre mezzo milione quelle certificate online, le altre sottoscritte in calce). Perplessità sono state espresse anche da governatori del centrodestra e da Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia. A dimostrazione, sostiene Fassina, che il futuro resta ancora da scrivere.

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