L'ANALISI
22 Agosto 2024 - 20:13
SPINADESCO - Continua a stupire e a regalare sorprese il fiume Po. Quello che a prima vista sembrava un pezzo di ferro, si è rivelato un fossile della preistoria. E a sgranare gli occhi per lo stupore (stavolta non per l'amarezza di constatare l'abbandono costante di rifiuti lungo le sue sponde), sono stati i volontari dell’associazione ‘Il Nibbio’ di Spinadesco.
A fine luglio, durante il recupero di alcune foto-trappole utilizzate dal sodalizio per i censimenti faunistici, il presidente Fabio Guarreschi e i suoi collaboratori hanno rinvenuto tra la sabbia degli Spiaggioni di Spinadesco il reperto che, a detta degli esperti, subito contattati, è un frontale del cranio appartenuto ad un cervo gigante presente nelle nostre zone tra i settanta e i dodicimila anni fa.
Potrebbe essere (usando il condizionale ci si salva sempre) quello di un cervo chiamato megacero o alce irlandese, che ha popolato un’area molto grande compresa tra l’Europa e l’Asia Centrale. «A fine luglio – racconta Guarreschi – abbiamo rinvenuto casualmente questo reperto fossile, che all’inizio pensavamo si trattasse di un pezzo di ferro rimasto nella spiaggia e immerso in tre dita d’acqua, ma dopo averlo toccato e guardato meglio ci siamo accorti che poteva essere ben altro; lo abbiamo fotografato e inviato ad un esperto che in questi giorni ci ha specificato la sua natura, ovvero il frontale del cranio di un cervo; allora abbiamo, come prevede la legge, subito sporto denuncia di rinvenimento occasionale ai carabinieri del nucleo tutela ambientale di Monza che a loro volta hanno informato la sovrintendenza la quale ci ha autorizzati a recuperarlo. Infine lo abbiamo consegnato al direttore del museo paleontologico di San Daniele Po Simone Ravara».
Conclude Guarreschi: «Abbiamo fatto quello che la legge prevede, è un reperto di una certa importanza perché valorizza il territorio e la sua storia».
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