L'ANALISI
17 Agosto 2024 - 05:10
CREMONA - Il ritrovamento e la successiva segnalazione — «per avere certezze» —, prima ad Anna Mosconi, referente del Museo di Storia Naturale e del Museo della Civiltà Contadina, e poi al quotidiano La Provincia, sono storia di Ferragosto e il protagonista è Giovanni Ragazzi. «Invio questa immagine scattata il 15 agosto, giornata in cui si celebra allo stesso tempo l’Assunzione e il fiume Po, con l’intento di condividere una scoperta che mi ha profondamente emozionato» racconta Ragazzi.
«Nelle immediate vicinanze di Cremona, lungo l’ansa del Po, per il persistente basso livello idrometrico e gli smottamenti che hanno modificato il profilo della costa, ho avuto la fortuna di imbattermi in un reperto di straordinaria bellezza, che ritengo possa essere paleo-botanico: la base del tronco di una maestosa quercia dal diametro di circa due metri e la cui altezza, quando ancora svettava, doveva essere di circa 25-30 metri. Un gigante del passato emerso per la prima volta dopo un tempo incalcolabile, forse millenni. Non presenta traccia né di fuoco né di intervento umano: sembra quasi si sia spezzata come un fuscello. Ci lascia immaginare un cataclisma di forza immane».
«Oltre a questo, la sua presenza testimonia l’evoluzione del nostro territorio e ci offre uno spaccato della ricca biodiversità che un tempo caratterizzava queste zone. Suggerendo che in passato questa zona fosse un vero e proprio bosco fluviale. L’analisi degli anelli di crescita, qualora fosse possibile effettuarla, potrebbe fornire indicazioni più precise sull’età e l’esatta classificazione botanica aiuterebbe a capire le condizioni climatiche dell’epoca, contribuendo a ricostruire la storia ambientale di questa porzione del Po. In attesa venga chiarito il valore scientifico e storico di questo reperto — si rivolge a Mosconi e agli enti competenti, Ragazzi —, spero che la scoperta possa stimolare l’interesse delle autorità competenti e della comunità scientifica. Invito pertanto gli esperti del settore a valutarne l’importanza e ad intraprendere le azioni necessarie per studiarlo a fondo».
Ieri, Mosconi è stata irraggiungibile per tutta la giornata. Ma in effetti, sembra davvero una colossale quercia, quella emersa presumibilmente dopo che la piena primaverile, prolungata per molti giorni, ha scavato sabbie e ghiaia al al Cristo piuttosto che sullo spiaggione di fronte alla Maginot, nella spiaggia cosiddetta dei Bruti, tra il pennello delle lanca di Livrini e la Capannina, piuttosto che tra il Mento e il Sales. E scavando, escono sorprese, come la quercia. Vi è da dire che qualche centinaia di metri più avanti c’è il solito cimitero di tronchi enormi che emergono con le secche (assieme a ciò che rimane di un barcone in legno e di un ‘sandone’ in ferro da ponte di barche) ma questo reperto non si era mai visto e suscita la curiosità di molti barcaioli.
Probabilmente la corrente del Po lo ha ‘dissotterrato’ semplicemente scavando la sabbia che lo copriva, perché non si notano tracce di trascinamento. E in effetti, in attesa delle risposte degli esperti, viene da pensare che potrebbe davvero essere ciò che resta delle grandi foreste che ricoprivano il Cremonese di ogni tipo di essenze. Ne rimane traccia non solo sul fiume, ma anche nella toponomastica: le roveri (Derovere) ad esempio, o Pieve d’Olmi, o Silvella o Santa Maria in Nemus sono solo alcune testimonianze. E anche la documentazione antica e medievale restituisce battaglie combattute tra foreste e soprattutto decine e decine di contratti di vendita di terreni boscati.
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