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«Ora una strada per i camion e i trattori»

Comune al lavoro per una bretella che dal cavalcavia a sud porti alla località Castello

Dario Dolci

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22 Agosto 2024 - 17:20

«Ora una strada per i camion e i trattori»

RICENGO - Una bretella che dal cavalcavia a sud del paese, che proviene da Offanengo, si colleghi alla località Castello. Con l’obiettivo di togliere il traffico pesante dal centro del paese. È ciò a cui sta lavorando l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Ferruccio Romanenghi.

«La nostra attenzione è da tempo focalizzata sul Piano di gestione del territorio — spiega il primo cittadino —: è nostra intenzione arrivare all’approvazione del documento prima possibile. Dopo l’estate inizieremo a organizzare le varie assemblee con i portatori di interesse per arrivare ad adottare il nuovo strumento. E vorremmo che il Pgt fosse poi approvato entro la primavera prossima».

La bretella è l’opera maggiormente significativa del piano stesso, come conferma lo stesso sindaco: «Vogliamo togliere il passaggio dei mezzi pesanti e agricoli, che ormai sono di grandi dimensioni, dal centro del paese, per aumentare la sicurezza dei residenti. E per fare ciò, realizzeremo una strada a sud dell’abitato, dopo il cavalcavia che viene da Offanengo. Partirà da lì, si spingerà verso la località Castello e quindi potrà raggiungere il quartiere San Bernardino del confinante Comune di Crema». I costi dell’opera sono ancora da quantificare. «Stiamo facendo delle valutazioni e stabiliremo la parte economica a settembre. La strada è già stata realizzata per metà, grazie alla convenzione firmata a seguito di una nuova lottizzazione. Mancano in sostanza soltanto circa 700-800 metri».

Nel nuovo Pgt, che è in fase di elaborazione, sono previsti anche i collegamenti alla rete ciclabile del Cremasco. Della fase progettuale di questo ampio progetto si sta occupando la società partecipata Consorzio.It e ogni Comune dovrà farsi carico del reperimento dei fondi necessari alla realizzazione. Il Piano non prevederà invece nuovi insediamenti: «Ci sono già delle aree ferme — conclude lo stesso Romanenghi —: queste sono più che sufficienti».

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