L'ANALISI
04 Agosto 2024 - 05:10
La presentazione alla casa di cura Figlie di San Camillo del macchinario per effettuare la Pet
CREMONA - Cremona, città di poco più di 70 mila abitanti, un ospedale, il Maggiore, tre case di cura. E una sola macchina — alle Figlie di San Camillo — utilizzata nel settore oncologico per effettuare la Pet (dall’inglese Positron Emission Tomography) o Tomografia a emissione di positroni, esame di medicina nucleare. E l’unico macchinario in città per fare la Pet si è rotto. Che fa il paziente che ha scoperto di avere un tumore e al quale è stata prescritta, con urgenza, la Pet anche per sapere se «l’ospite indesiderato non se ne è andato nel frattempo in giro? Vivo giorni di terrore, dolore e angoscia». Li vive Maria (nome di fantasia, ndr), 78 anni, un verdetto recente: linfoma non hodgkin, tumore che ha origine dalle cellule linfocitarie. E una Pet che non può fare, perché lo strumento è fuori uso.
La signora racconta la sua storia, parte dall’inizio. Appassionata di sport e calcio, una sera in tv stava guardando una partita degli Europei. «Ho sentito il seno sinistro gonfio e bollente. Improvvisamente, mi sono sentita dentro una cosa strana. Non mi era mai successo». Passata la notte, il giorno dopo e in quelli successivi si è data immediatamente da fare con medici e specialisti: dalla visita alla mammografia. «Mi dicono che ho un tumore, faccio l’ago aspirato. Dopo circa una settimana, sul fascicolo sanitario scopro che ho il linfoma non hodgkin». Lo stesso giorno, Maria si rivolge a uno specialista, il quale le prescrive gli esami urgenti, tra i quali la Pet, appunto.
«E qui inizia l’odissea. Il 19 luglio, alle Figlie di San Camillo mi dicono che me la potrebbero fare dal 28 di agosto. Io ribatto: ‘No, con l’urgenza no’. Già hai preso uno pugno nello scoprire che hai un tumore, se poi devi aspettare più di un mese per la Pet, beh, lascio immaginare: il dolore e l’angoscia ti tormentano. Inoltre, poiché io mi documento sempre, so che c’è la nuova legge, so che le prestazioni urgenti vanno assicurate entro pochi giorni. Ho detto loro: ‘Voi siete obbligati a trovarmela da un’altra parte’. Non hanno fatto una mossa».
In questi casi, inutile nasconderlo, ci si muove attraverso le proprie conoscenze in campo medico, se hai la fortuna di averne. Maria lo ha fatto «e mi hanno messo in pole position, ma, nel frattempo, il macchinario si è rotto». Punto e a capo.
Bisogna mettersi nei panni di chi vive sulla propria pelle queste situazioni. «Tutti i giorni chiamo la casa di cura per sapere se la macchina è stata riparata». Maria lo ha fatto anche due giorni fa. Lo strumento non è stato ancora riparato. «‘Fate arrivare il pezzo dall’Uganda?’ — il suo sfogo —. Mi metto anche nei panni di tutte quelle persone che si trovano nella mia situazione e che avevano già prenotato la Pet. Dove la fanno se il macchinario è rotto? Viene da chiedersi, anche, come sia possibile che a Cremona ve ne sia solo uno. Per carità, si può rompere, ma non è un frullatore. È fondamentale per effettuare un esame importantissimo, e, allora, fai di tutto perché venga aggiustata il prima possibile».
Facile a dirsi. «Marca Philips, il pezzo di ricambio potrebbe trovarsi nel magazzino in Olanda o nel magazzino in Usa», spiega Andrea Bianchi, direttore sanitario delle Figlie di San Camillo. «Di norma — evidenzia —, noi siamo sempre molto attenti; se si salta una seduta, recuperiamo, se c’è un problema particolare, lo affrontiamo. So di certo che la macchina è rotta e sono anche macchine abbastanza complesse e costose, che non tutti hanno». Dispiaciuto («È più facile andare sul giornale»), il direttore sanitario assicura: «Da parte nostra c’è la massima disponibilità nei confronti della signora per risolvere il problema. Perché noi affrontiamo sempre i problemi complessi e i casi particolari come questo».
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