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LA SANITÀ ALL'AVANGUARDIA

Super intervento al cuore, e la firma è cremonese

Il cardiochirurgo Fausto Castriota guida l’operazione su un uomo di 81 anni a Cotignola, in provincia di Ravenna

Andrea Gandolfi

Email:

agandolfi@laprovinciacr.it

29 Luglio 2024 - 05:20

Super intervento al cuore, e la firma è cremonese

Il team dei chirurghi che ha effettuato l’intervento: Castriota è il terzo da sinistra

CREMONA - Porta la firma di un cardiochirurgo cremonese il primo intervento eseguito in Italia (secondo a livello europeo) di anuloplastica percutanea della valvola mitrale. È stato eseguito nei giorni scorsi al Maria Cecilia Hospital di Cotignola (in provincia di Ravenna) su un uomo di 81 anni che presentava un alto grado di rischio per interventi di cardiochirurgia tradizionale (insufficienza funzionale di grado severo della valvola mitrale). Serviva quindi un metodo fortemente innovativo, in grado di evitare sul paziente l’incisione chirurgica e di operare a cuore battente.


Una strategia di assoluta avanguardia, posta in essere dall’Unità operativa di emodinamica e cardiologia interventistica del polo sanitario ravennate, coordinata dal dottor Fausto Castriota. Cremonese doc, 62 anni il prossimo 26 ottobre, maturità classica al Liceo Manin, laurea a Milano, specializzazioni a Bologna e stage all’estero (a partire dall’Arizona), attività professionale svolta tra gli Usa, Cotignola, Lecce, Bergamo e di nuovo Cotignola, Castriota fa parte, a buon diritto, dell’élite nazionale ed internazionale della specialità; e insieme alla sua squadra non è nuovo ad interventi da ‘prima pagina’.

Fausto Castriota durante l’intervento


«L’insufficienza mitralica - spiega Castriota - può essere causata da una dilatazione dell’anello della valvola mitralica, che diventa incontinente, soprattutto in presenza di condizioni predisponenti come la fibrillazione atriale. La chirurgia tradizionale interviene introducendo un anello chirurgico che, posizionato sull’anello nativo, ne riduce le dimensioni correggendo così il rigurgito mitralico. È però necessario che il paziente sia sottoposto a circolazione extracorporea».


Con questo innovativo intervento, l’équipe ravennate «ha mimato lo stesso gesto chirurgico ma per via percutanea, senza necessità di aprire il torace e senza ricorso alla circolazione extra-corporea». Ottenendo tra l’altro una significativa riduzione dei tempi di intervento e del rischio chirurgico. «Il device - prosegue Castriota - è stato inserito con procedura transcatetere per via trans-settale e veicolato sino a raggiungere la cavità atriale sinistra dove, sotto guida fluoroscopica, ha raggiunto la sua configurazione definitiva ed è stato quindi posizionato, sotto guida ecocardiografica transesofagea, sull’anello anatomico danneggiato. Si è infine proceduto ad ancorare il dispositivo al tessuto miocardico, in modo da ridurre significativamente le dimensioni antero-posteriori della valvola e migliorarne così il grado di insufficienza».


«Il potenziale di questa procedura è enorme - sottolinea il cardiochirurgo cremonese -. A partire dal ridotto impatto sul paziente, che dopo l’intervento è tornato nella sua camera senza bisogno di terapia intensiva, e dopo soli 4 giorni è stato dimesso ed è tornato a casa. Questi risultati aprono ad un orizzonte in cui il paziente con insufficienza mitralica potrà usufruire di numerosi approcci terapeutici ultra mininvasivi e di una personalizzazione estrema del trattamento».


L’intervento del Maria Cecilia Hospital rientra nell’ambito dello studio europeo multicentrico Amend, che coinvolge diversi centri internazionali ad alto volume cardiochirurgico. Il team di cardiologi interventisti e cardiochirurghi coinvolto nel progetto, ha affrontato un iter di training e di valutazione del paziente lungo e complesso per arrivare ad essere il primo Centro a eseguire in Italia questo tipo di procedura. Amend arruolerà a livello europeo 20 pazienti che saranno seguiti per un periodo di 12 mesi. La durata complessiva dello studio è di 3 anni.

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