L'ANALISI
IL DERBY DELLA POLITICA
02 Agosto 2024 - 05:00
CREMONA - Scorrono gli highlight della partita: l’attacco iniziale di Alessandro Portesani, il contropiede di Luciano Pizzetti, il nuovo affondo del candidato sindaco del centrodestra sconfitto al ballottaggio e il sinistro a giro dell’ex parlamentare tornato in campo per la sua Cremona. E le immagini dei rigori, a chiudere il derby della giunta ombra: la rincorsa corta e la botta secca, centrale e spregiudicata, del leader di Novità a Cremona, esordiente eppure determinato e sicuro quanto un veterano nella sua prima finale di cartello; il piede fino e il cucchiaio conclusivo da fuoriclasse dell’ex sottosegretario dei governi Renzi e Gentiloni a prendersi la coppa.
Spenta anche la musichetta, sulla lunga notte cremonese della Champions è tempo di commenti. Autorevole, il primo che compare come un sottopancia sotto il video della resa dei conti. Parla Chiara Capelletti, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, la più votata fra le donne e nella coalizione alle amministrative dello scorso giugno, a lungo papabile candidata primo cittadino prima che si virasse sul civico Portesani. «Ho visto in campo da una parte un ‘ringhio Gattuso’ determinato, competitivo e senza alcun timore reverenziale» descrive in partenza, calandosi nella parodia calcistica, la prestazione di Portesani.
«E dall’altra uno Zidane lezioso, che nonostante talento ed esperienza ha abbandonato (auspico momentaneamente) lo stile che richiederebbe il ruolo che sta ricoprendo» sferza Pizzetti. Un po’ Adani e un po’ Caressa, fin qui, Chiara Capelletti. Sta al gioco. Poi esce dalla metafora e si rimette l’abito istituzionale per la sua analisi squisitamente politica. «Voglio dire quello che penso». Prego. «Ritengo legittima la scelta della lista civica Novità a Cremona di organizzare la propria modalità di opposizione dentro e fuori il consiglio comunale. E legittimo è anche farlo in autonomia dal resto del centrodestra: la coalizione non è un matrimonio e nemmeno un sigillo perenne. Non farne parte non mi fa sentire né ‘sbianchettata’ — smentisce l’accusa di Pizzetti — né sminuita: un conto era la proposta della nomina in giunta in caso di vittoria, un conto sono le modalità che si scelgono per far opposizione».
Eccola, l’idea di opposizione declinata da Capelletti: «Non mi sento né cane da guardia, né ufficiale controllore — si smarca da Portesani, stavolta sì con una finta degna del miglior Messi e certamente significativa dal punto di vista politico —. Mi sento più un ‘artigiano’ che con pazienza, costanza, precisione e dedizione cerca di costruire una casa. Chiunque di noi sia stato eletto, e per volontà popolare è all’opposizione, ha il dovere e la responsabilità di lavorare nei prossimi cinque anni per costruire la casa nella quale i nostri concittadini possano riconoscersi e poi sceglierla come alternativa di governo. Io, consigliere di minoranza, devo da un lato saper conservare l’elettorato che mi ha votato attraverso un lavoro coerente con l’identità che ho proposto in campagna elettorale, e dall’altro devo andare a cercare quel 50% di aventi diritto che alle urne non ci sono andati. In quella percentuale, c’è sicuramente una parte del mio bacino di riferimento, di destra e di centrodestra. Ed è a quella parte che devo risposte, proposte, un progetto nel quale possa identificarsi e che ci consenta, la prossima volta, di essere scelti come maggioranza».
E al netto dell’uno contro uno con marcature strette dell’ultima settimana, «che comunque ci ha intrattenuto in questi giorni», secondo Capelletti un dato certo c’è: «Questa città è governata da una maggioranza consigliare con la sua giunta che dovrà compiere azioni e fare scelte. E hanno numeri a sufficienza per portarle avanti. C’è poi una minoranza consigliare che dovrà decidere se quelle proposte potranno essere condivisibili (e quindi votare favorevolmente) oppure se andranno bocciate, nella consapevolezza che la nostra bocciatura non avrà influenza sul fatto che la maggioranza le difenderà e le porterà a conclusione. Stessa dinamica si ripeterà quando sarà la minoranza ad avanzare proposte che potranno essere bocciate o approvate. Per me, la differenza starà poi nella capacità di portare fuori dall’aula del consiglio le ragioni delle nostre scelte, il perché avremo approvato o bocciato, perché avremo proposto. Siamo in una fase storica di enorme disaffezione verso la politica ed è difficile pensare di combattere questa malattia invitando la gente ad ‘entrare nella casa di tutti’».
La pensa diversamente, la consigliera di Fratelli d’Italia: «Ritengo che, al contrario, dovremmo essere noi consiglieri a uscire alla ricerca della gente, dei loro problemi e delle loro richieste. Dimostrando così di saper agire, o almeno di provarci, nel loro interesse. Io amo la dialettica politica che si esercita per rappresentare le differenze ideali e valoriali a cui ci ispiriamo: quella non manca, ma forse dovremmo cambiarne il linguaggio». E in questo senso «sarebbe il caso di fare uno sforzo corale a utilizzare metafore, aggettivi, commenti più adeguati ai ruoli che ricopriamo. L’autoassoluzione motivata dal ‘lo fanno a Roma, per cui lo posso fare anch’io’ non mi piace. I cremonesi ci guardano, ci osservano il più delle volte straniti, e questo è motivo sufficiente, per me, per provare a cambiare». Match analyst, Chiara Capelletti. Dibattito riaperto.
Roccioso, in marcatura, Marzio Arisi. Ma stavolta, il difensore di Novità a Cremona scelto da Alessandro Portesani per francobollare Luciano Pizzetti si butta all’attacco. Si rivolge direttamente al presidente del consiglio comunale. «Sarà d’accordo con me che chi vince governa e chi perde sta all’opposizione e controlla chi amministra. E il fatto che ‘Novità a Cremona’ abbia voluto indicare una persona che possa mettere a fuoco anche il suo operato, non è un reato di lesa maestà. Perché Pizzetti, nonostante occupi una carica che dovrebbe essere di garanzia per tutti i consiglieri comunali, di maggioranza e d’opposizione, fa parte a tutti gli effetti di una coalizione politica ben specifica: quella di centrosinistra. Dirò di più: è riconosciuto da tutti come ne anima e collante. Per non dire il personaggio più significativo, per la sua storia e la sua esperienza, iniziata arringando i lavoratori nelle aziende cremonesi».
Scavalca il centrocampo, Arisi: «Penso che il presidente del consiglio comunale sappia che il termine ‘cane da guardia’ è entrato nel lessico comune e giornalistico ad intendere un controllo accurato. Peccato l’abbia strumentalizzato, sapendo bene di strumentalizzarlo. In quel termine non ci sono richiami ad alcun tipo di monitoraggio ‘violento’, né tanto meno a immagini antiche di maestre che, con la bacchetta, colpivano sulle mani gli alunni indisciplinati. Il compito della giunta ombra è essenzialmente quello di controllare che le promesse elettorali del sindaco Virgilio siano rispettate: un obbligo verso chi l’ha votato e verso chi non ha gli ha concesso la sua fiducia, circa l’80% degli aventi diritto al voto. Non solo: è deputata a verificare che anche i lavori del consiglio comunale rispettino tutti, soprattutto l’attività della minoranza. Se ci saranno situazioni che ci sembreranno non corrispondenti alle promesse, o comportamenti che non riterremo consoni alla corretta dialettica tra opposizione e maggioranza, saremo pronti a sottolineare queste ‘sgrammaticature’. Al contrario, se tutto si svolgerà in maniera seria, saremo pronti a riconoscere aspetti positivi e cose fatte. Pochine, per adesso; ma sappiamo le ferie degli assessori incombono... — infila il veleno nella coda della sua fuga in fascia, Arisi —. Ho qualche dubbio, però, che il centrosinistra farebbe lo stesso con noi. E per concludere non rinunceremo comunque a portare avanti il nostro progetto di città».
‘Sarò felice di incontrare il mio cane da guardia, sperando abbia da dire qualcosa di più intelligente del suo mandante...’ lo aveva invitato al confronto, Pizzetti. «Per incontrarci c’è tempo — temporeggia, Arisi —: io non ho bisogno delle sue convocazioni ufficiali a palazzo per svolgere la mia attività di cittadino impegnato per la sua città e non ho mandanti più o meno occulti. Rispondo solo ai cittadini che con il loro voto ci hanno consegnato una fiducia che vogliamo ripagare».
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