L'ANALISI
ENTI LOCALI: LA MANNAIA DI ROMA CON TUTTI I TAGLI COMUNE PER COMUNE
26 Luglio 2024 - 05:30
CREMONA - Ammonta a 413.132 euro il taglio di risorse che il governo ha deciso di applicare all’Amministrazione Provinciale di Cremona per l’anno in corso. La cifra rimarrà simile anche nel successivo quadriennio (2025-2028), arrivando ad un totale di 2 milioni 56 mila 340,58 euro. Sui 113 Comuni del territorio, nello stesso periodo la ‘mannaia’ di Roma peserà per un totale di 6 milioni 285 mila 749,65 euro (in media, 55.626 euro ‘a testa’). Così, Provincia e Comuni perderanno in tutto 8 milioni 342 mila 90,23 euro, quasi 1 milione e 700 mila euro all’anno.
Ovviamente la decurtazione di risorse che da Roma arriva agli enti periferici non è uniforme, ma viene calcolata in base a numerosi fattori. Risulta maggiore per i centri più popolosi. Cremona è dunque il Comune che subisce il maggior taglio con 375mila euro per il 2024, poi Crema con 123mila e Casalmaggiore con 40mila. Nei cinque anni (2024-2028) il capoluogo vedrà una diminuzione dei fondi statali di oltre 1,8 milioni, Crema dovrà rinunciare a 635mila euro e Casalmaggiore a poco più di 200mila. Come era facile prevedere, ci sono le tre città della provincia in cima a questa graduatoria.
Fa eccezione Sesto ed Uniti. Pur non essendo il quarto centro abitato come popolazione, è in questa posizione per quanto riguarda i tagli delle risorse garantite dallo Stato. Il bilancio comunale dovrà rinunciare a oltre 40mila euro. Seguono poi gli altri paesi, con decurtazioni che sono proporzionate, seppur con alcune differenze, al numero di abitanti.
Il ‘Concorso alla finanza pubblica per il 2024’ voluto dal Governo è ufficiale da qualche giorno, dopo che il decreto è stato approvato e pubblicato. La spending review interessa anche l’ente provinciale che dovrà fare a meno, tra quest’anno e il 2028, di complessivi 2.056.340 euro. In città il neo sindaco Andrea Virgilio è già intervenuto con accento critico in numerose occasioni in merito al venir meno di queste risorse. Ha comunque rassicurato sulla tenuta del bilancio «sano e rigoroso», «grazie al lavoro delle amministrazioni precedenti». Dalla maggioranza hanno stigmatizzato «i tagli agli enti locali previsti dalla manovra finanziaria, che ammontano per quest’anno a 250 milioni di euro, ma lo Stato taglierà da qui al 2028 circa 1,25 miliardi a Comuni e Province».
Hanno aggiunto poi che «il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha stabilito che la metà dei tagli previsti venga misurata in proporzione alle risorse del Pnrr assegnate a ogni amministrazione alla fine del 2023, producendo l’effetto per cui gli enti che hanno avuto più progetti finanziati dal Piano subiranno i tagli maggiori». La maggioranza ha sottolineato che «i tagli previsti dal Governo, come denunciato da Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e Upi (Unione province italiane), contraddice lo spirito e la finalità del Pnrr mettendo a rischio la gestione dei servizi derivati o istituiti grazie alla realizzazione di opere pubbliche. Tagliare le risorse in parte corrente penalizzando i Comuni che hanno ricevuto i finanziamenti Pnrr costituisce un paradosso irragionevole che concretizzerebbe una situazione in cui Comuni e Province, dopo aver realizzato le opere pubbliche, si troverebbero costretti nell’impossibilità di gestirle e mantenere i servizi connessi».
Da qui l’ordine del giorno depositato in consiglio per chiedere di «condividere il grido d’allarme espresso pubblicamente dai presidenti di Anci e Upi e chiedere al Governo di riconsiderare le scelte in merito ai tagli ai bilanci degli enti locali stabiliti dalla manovra finanziaria, in considerazione del fatto che Comuni e Province hanno dimostrato in questi anni di essere un motore di rilancio per la ripresa economica, anche attraverso la gestione degli interventi del Pnrr».
Il sindaco di Casalmaggiore, Filippo Bongiovanni, commenta così la scelta del ministero guidato da Giancarlo Giorgetti. «Sono tagli non eccessivi, ma che pesano in un periodo nel quale il costo delle materie prime è aumentato, così come la spesa sociale. Spero che le interlocuzioni con Anci portino a una riduzione ulteriore, almeno nei prossimi anni».
Era stato Alessandro Canelli, sindaco di Novara e responsabile Finanza locale dell’Anci, a lanciare la proposta nelle scorse settimane. «L’Associazione non è stata ferma in questi mesi, anzi si è battuta in ogni sede – aveva sottolineato – per minimizzare gli effetti della spending review. Ad esempio con il recupero, ottenuto già in dicembre scorso, del Fondo Covid, che ha permesso di assegnare circa 70 milioni annui agli enti locali con una significativa riduzione degli effetti del taglio».
Molto avevano fatto discutere anche i criteri con cui il governo ha effettuato i tagli. «Sulla parte che mette in relazione il taglio con gli stanziamenti Pnrr ottenuti dai Comuni – aveva evidenziato ancora Carelli – nella fase di negoziazione Anci è riuscita ad attenuare fortemente l’impostazione che era stata inizialmente messa in campo dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il parere non favorevole espresso dai Comuni in Conferenza Stato-Città nasce da un nostro dissenso di principio su questa impostazione del Governo. L’azione dell’Anci andrà avanti e vedrà l’Associazione ancora in prima fila nell’impostazione della prossima legge di Bilancio, per ridurre al massimo i tagli subiti dai Comuni».
Ali Lombardia ha promosso una petizione tra i sindaci contro i tagli.
«L’ho firmata con convinzione – sottolinea il sindaco di Crema Fabio Bergamaschi –: la spesa corrente dei Comuni ha un limite di tenuta superato da tempo per una congiuntura sfavorevole; con incrementi dei costi di materie prime, inflazione, poi i necessari adeguamenti contrattuali e l’aumento della spesa sociale. Insomma, non è questo il momento di tagliare fondi agli enti locali».
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