Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

GESTIONE DEI CANI

Pitbull e molossoidi, questione sicurezza sentita nei centri urbani

E' quanto emerge da un sondaggio realizzato da Anci Lombardia con le ATS e le associazioni di volontariato per monitorare le difficoltà riscontrate nei Comuni in merito a questa emergenza

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

23 Luglio 2024 - 10:31

Pitbull e molossoidi, questione sicurezza sentita nei centri urbani

CREMONA - Nei Comuni lombardi, in particolare in quelli di maggiori dimensioni, la gestione dei cani di razza pitbull e molossoidi sta diventando un problema sempre più pressante. Questo è quanto emerso da un sondaggio condotto da Anci Lombardia, in collaborazione con le ATS e le associazioni di volontariato, tra maggio e giugno scorsi. L'indagine ha coinvolto 187 Comuni, rappresentando circa il 12% del totale, un dato significativo considerando la tradizionale reticenza a partecipare a sondaggi e il contesto preelettorale che ha caratterizzato il periodo.

L'analisi ha rivelato che il tema è particolarmente sentito nei centri con oltre 10.000 abitanti, dove ha partecipato quasi un terzo dei Comuni. Nei Comuni con più di 50.000 abitanti, la partecipazione è stata ancora più alta, raggiungendo il 53% delle amministrazioni. 

Questa crescente preoccupazione è alimentata da un aumento degli abbandoni di cani di queste razze e da un conseguente sovraffollamento delle strutture comunali e convenzionate. Le difficoltà nella gestione all’interno dei canili e la scarsità di risorse per la loro manutenzione si sommano ai problemi di ricollocazione degli animali, creando una situazione critica per le amministrazioni locali.

LE RISPOSTE DEI COMUNI

Il questionario ha in primo luogo valutato la sensazione dei Comuni rispetto alla frequenza di aggressioni da parte di cani pitbull: circa un quarto dei rispondenti rileva un aumento delle aggressioni, anche se la percentuale sale al 44% nei Comuni con più di 10.000 abitanti.

Tre domande hanno invece indagato le situazioni che portano l'attribuzione di animali tipo pitbull o molossoidi alla cura del Comune.

Un quinto degli enti (19%) segnala l'aumento dei casi in cui le famiglie consegnano al Comune animali che non sono più in grado di gestire; la percentuale sale al 40% nei centri più grandi. Analoga è la percentuale (20%) degli enti che evidenziano l'aumento delle situazioni di fragilità sociale (sfratti, sgomberi, persone senza fissa dimora) in cui l'intervento pubblico ha determinato lo spostamento a carico del Comune di animali di tipo pitbull; tale percentuale sale fino al 45% nelle città con più di 10.000 abitanti. Sebbene quantitativamente ridotta (solo il 6% sul totale) si rileva che un Comune su 6 tra quelli più grandi (16%) segnala l'aumento dei casi in cui l'animale pericoloso perviene in capo al Comune a seguito di azioni di contrasto alla criminalità.

Un fenomeno in netto aumento è la segnalazione di detenzione inadeguata di cani pericolosi, che sono oggetto di maltrattamento oppure di allevamento abusivo; un terzo dei Comuni evidenzia l'aumento di questi fenomeni e la quota sale a più di metà (55%) nei Comuni più grandi.

L'accumularsi in canile di animali tipo pitbull o molossoidi, considerando che non tutti i Comuni dispongono di canili propri o hanno convenzioni con privati, comporta, accanto a problemi operativi, due tipi di difficoltà: l'aumento dei costi di gestione (lo segnalano il 17% dei Comuni e il 40% dei centri più grandi) e la difficoltà di individuare soggetti che gestiscano il canile (lo dichiarano il 17% dei Comuni e quasi un terzo delle città più grandi – 29%).

IPOTESI OPERATIVE

Così Fabio Binelli, coordinatore del dipartimento Servizi Pubblici Locali - Ambiente - Politiche Agricole - Green Economy di Anci Lombardia: “Anci Lombardia, da alcuni anni, sta seguendo la questione, poiché la propensione etologica all’aggressività di questi cani porta spesso alla loro consegna ai canili. I Comuni, per legge obbligati a ospitare dei canili, si trovano pertanto a gestire un progressivo aumento di questi animali all’interno delle strutture. La maggiore partecipazione dei Comuni più grandi al sondaggio denota la connotazione tipicamente urbana della problematica dei cani tipo pitbull e molossoidi, che interessa soprattutto le aree più popolose in cui è più frequente il contatto tra cani e persone estranee e maggiore è la presenza di fenomeni sociali che comportano un’inadeguata gestione degli animali; inoltre, sono soprattutto i Comuni più grossi a disporre di strutture di ricovero degli animali (canili-rifugio) e quindi su di essi gravano maggiormente le difficoltà nella gestione dei cani a maggiore aggressività”.

Per Elisa Cezza (Esperta del Dipartimento Servizi Pubblici Locali - Ambiente - Politiche Agricole - Green Economy di Anci Lombardia e rappresentante di Anci Lombardia nella Consulta regionale per la tutela degli animali d’affezione e per la prevenzione del randagismo) “la ricettività nelle strutture comunali si sta riducendo sempre più: a fronte del fatto che il randagismo è stato quasi del tutto debellato ed è un fenomeno sotto controllo, assistiamo invece a un aumento di presenze di cani di tipo pit-bull o molossoidi a seguito di aggressioni o di veri e propri abbandoni, anche in casi in cui gli animali sono dotati di microchip per il riconoscimento. Si dovrebbe normare il percorso del possesso di queste tipologie di cani, promuovendo, per esempio, un patentino per i proprietari che preveda un percorso formativo che non trascuri anche le condizioni dell’abitazione dove l’animale è ospitato e la gestione del cane negli spazi pubblici. Una particolare attenzione deve essere riservata all’origine del cane, che spesso non arriva da allevamenti ma da cucciolate casalinghe dove si ha poca attenzione per la selezione e la riproduzione degli esemplari, oltre che per le garanzie igienico-sanitarie. La necessità di monitorare e normare la vicenda è fondamentale, perché da essa derivano questioni che incidono sui cittadini, come i costi, la sicurezza urbana e il benessere cittadino. Infine, non si deve trascurare il benessere del cane, sia nell’abitazione che nel canile, perché la sovrappopolazione di questi esemplari nelle strutture protette ha determinato l’aumento della necessità di gabbie singole per i cani al fine di evitare episodi di violenza, e la conseguente riduzione degli spazi di movimento, fenomeno che a lungo termine innesca difficoltà cognitive e l’inattività degli animali, portando alla loro morte”.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400