L'ANALISI
21 Luglio 2024 - 05:30
Fame di lavoratori e fame di lavoro. La prima è quella delle imprese italiane sempre più bisognose di nuova mano d’opera e pronte a investire per formarla, la seconda quella di chi un posto l’avrebbe anche, ma non può occuparlo per limitazioni imposte dalla pur necessaria legge sull’immigrazione, che forse necessiterebbe di maggiore elasticità in presenza di presupposti ben precisi come la certezza di un’occupazione stabile grazie a un’impresa ‘sponsor’ e di un’abitazione. Come dimostra la bella esperienza della Ocrim, portata avanti con il convinto sostegno del prefetto di Cremona, Corrado Conforto Galli, il mondo delle imprese quando vuole sa farsi carico dei problemi e offre soluzioni.
Come abbiamo raccontato in settimana, quindici richiedenti asilo, ospiti in centri di accoglienza della provincia, hanno frequentato un programma di alfabetizzazione e formazione offerto dalla Ocrim, azienda molitoria cremonese, dove a settembre verranno assunti a tempo determinato. È una storia esemplare e di reale integrazione, capace di regalare speranza per il futuro, quella che sta scrivendo l’impresa cremonese.
E poi c’è chi, come un giovane giardiniere del territorio, alla disperata e fin qui vana ricerca di persone da assumere regolarmente perché la sua attività è in crescita costante. Un lavoro duro, certo, ma con la garanzia di un’occupazione stabile. Ha conosciuto Josè, il nome è di fantasia, a interessarci oggi è la sua storia.
Si tratta di un giovane sudamericano arrivato in provincia di Cremona da poco con regolare visto turistico. I due si sono parlati, il giardiniere si è convinto che quel ragazzo potrebbe fare per lui, ha voglia di fare e disponibilità all’apprendimento; si è dunque dichiarato pronto ad assumerlo e a formarlo in un’attività per lui nuova. Sarebbe la soluzione al doppio problema: dell’imprenditore e del giovane. Ma il nostro giardiniere non può procedere, Josè non ha in tasca un permesso di soggiorno e non può averlo nonostante queste premesse favorevoli. Eppure qui ha la disponibilità di una casa e chi è pronto a farsene carico fino al raggiungimento di un’autonomia economica. Ad accoglierlo e dargli un tetto è stata infatti una parente stretta, in Italia da anni con regolare permesso di soggiorno e un lavoro sicuro, tanto che ha potuto inoltrare la richiesta di acquisizione della cittadinanza italiana per la quale è in attesa di risposta.
Josè viveva con i nonni, che sono venuti a mancare di recente e, rimasto solo, ha avuto paura di restare nel suo Paese d’origine perché la situazione generale si va facendo sempre più pericolosa, tanto che ha deciso di partire dopo aver subito un’aggressione, probabilmente per rapina, durante la quale gli hanno messo un coltello alla gola.
Scaduti i 90 giorni di permesso di soggiorno per turismo, tecnicamente sarà un clandestino. Sanare la situazione stando qui è impossibile. Secondo le regole, qualsiasi soluzione come permesso di soggiorno per lavoro o per ricongiungimento familiare, comporta necessariamente il rientro in patria per ottenere dalla nostra ambasciata il visto di ingresso. Il suo Paese è attualmente tra quelli che il ministero degli Esteri considera «sicuri».
In conclusione: niente da fare per Josè. E neppure per il giardiniere. È un caso emblematico di una situazione nella quale si trovano in molti. Eppure di fare ‘emergere’ persone come lui la nostra economia sente davvero la necessità.
Il progetto targato Ocrim del quale abbiamo accennato all’inizio, ha preso le mosse anche da una visione più complessiva della situazione. Come bene ha spiegato l’amministratore delegato, Alberto Antolini, «l’immigrazione costituisce un fenomeno sempre più significativo anche nel nostro territorio, mentre il mondo delle imprese deve fare i conti con le sfide del ricambio generazionale e del reperimento di manodopera. Da imprenditori guardiamo a un futuro che sempre più deve basarsi sull’integrazione vera e sul sostegno a un made in Italy che da soli, cremonesi e italiani, non hanno le forze per sostenere e rinvigorire. Così, abbiamo deciso di fare un passaggio successivo, scommettendo su questi ragazzi».
Gli fa eco Corrado Conforto Galli, prefetto della provincia di Cremona: «Il progetto sostenuto da Ocrim va nella direzione giusta perché mira a realizzare una vera e compiuta integrazione, nel segno dell’assunzione reciproca di responsabilità. Non è assistenzialismo e nemmeno solidarietà, quanto piuttosto un’offerta, peraltro meritoria, di formazione e lavoro; una proposta che può fare la differenza ma della quale bisogna essere all’altezza».
Accettare questa sfida farebbe bene all’intera economia nazionale. Tra il 2023 e il 2027 in Italia il fabbisogno di lavoratori stimato è di circa 4 milioni di unità, di cui 800mila nella sola industria, con una richiesta alta soprattutto in alcuni settori che però non sono quelli più attrattivi per i giovani. Questo dato sul fabbisogno lavorativo emerge da una ricerca realizzata da Euromedia Research presentata di recente dalla sondaggista Alessandra Ghisleri.
Il rapporto sull’occupazione nel primo trimestre 2024 nel territorio cremonese evidenzia, in particolare il dato preoccupante relativo alla costante difficoltà delle imprese nel reperimento del personale di cui avrebbero bisogno, «una tendenza purtroppo consolidata da tempo, a cui è necessario dare risposte tempestive».
È la fame di lavoratori di un territorio maglia nera in Lombardia quanto al rapporto occupati-pensionati (109 al lavoro ogni cento in quiescenza), il che significa anche un ulteriore elemento di squilibrio dei conti dell’ente previdenziale.
Secondo i dati rilevazioni del sistema informativo Excelsior, realizzate da Unioncamere in accordo con l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, la nostra provincia è alla ricerca di più di duemila addetti al mese, un fenomeno in aumento del 20,6 per cento rispetto a un anno fa. Sostenere e allargare il progetto della Ocrim, dare una via d’uscita ai tanti Josè che abbiamo ‘in casa’ è davvero interesse di tutti.
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