L'ANALISI
07 Luglio 2024 - 05:30
C’è un filo rosso (purtroppo con venature rosso sangue) che unisce due dei fatti più eclatanti che sovrastano le cronache cremonesi di questi giorni. Il primo è rappresentato da quello che sembra avere tutte le caratteristiche del femminicidio nella triste vicenda di Casalmaggiore in cui hanno perso la vita Lorena Vezzosi e il suo ex marito, nonché padre dei loro due figli, Stefano Del Re. Sono morti nell’auto ‘lanciata’ di notte nel Po a Casalmaggiore. Per lei, due diritti negati, alla vita e all’autodeterminazione. La coppia infatti si era separata da poco e presumibilmente la scelta ha scatenato la violenza.
Il secondo è il coloratissimo corteo che ha pacificamente occupato ieri pomeriggio il cuore del capoluogo: il Cremona Pride, una festa per ribadire l’orgoglio della comunità LGBTQIA+, ma soprattutto per rivendicare il riconoscimento e la visibilità di una comunità in piazza per abbattere i muri del pregiudizio e realizzare una società aperta, inclusiva e libera, basata sull’autodeterminazione di ogni essere umano. Diritti negati, nel primo tragico fatto; diritti richiesti, nel secondo.
Torniamo a Casalmaggiore. Manca ancora la certezza assoluta ma l’inchiesta, coordinata dalla procura della Repubblica di Cremona e gestita sul campo dai carabinieri cremonesi in collaborazione con i colleghi romagnoli (la coppia di casalesi si era trasferita a Santarcangelo di Romagna), è aperta con l’ipotesi di omicidio suicidio. Sono stati inghiottiti dalle acque: sulle prime sembrava un incidente, ma con il passare delle ore si è fatta strada l’ipotesi dell’ennesimo femminicidio-suicidio.
A far propendere per questa tesi, l’analisi di alcuni fotogrammi tratti dalle immagini registrate dalle telecamere della società canottieri che guarda proprio al tratto di Po teatro della tragedia. Riprendono l’arrivo dell’auto con la coppia a bordo: sono le 2.56 di venerdì notte e la macchina, a velocità sostenuta, esce di strada, sfiora l’imbarcadero e finisce in acqua senza che vi sia alcun tentativo di frenata. Come se il conducente avesse voluto buttarsi nel Po. E soprattutto fissano un particolare: mentre Del Re, in una sorta di estremo tentativo di salvarsi, viene ripreso mentre spinto dall’istinto di sopravvivenza prova vanamente ad aggrapparsi ad una delle barche ormeggiate, lei non dà mai alcun segno di vita. È immobile sul sedile passeggeri al momento del transito lungo l’alzaia, è nella stessa identica posizione quando la Nissan precipita nel Po ed era ancora adagiata in quel modo quando l’utilitaria è stata riportata a riva dai vigili del fuoco. Come fosse già morta. O comunque in stato di incoscienza e, in ogni caso, non in grado di reagire. Resta anche da capire, se davvero la donna è stata uccisa e dove eventualmente sia avvenuto il delitto. Tutto sarà forse più chiaro a partire da martedì, quando dovrebbe essere eseguita l’autopsia disposta dal pm. Comunque sia, il femminicidio, che non è solo una brutale uccisione, ma rappresenta l’atto finale della violenza sulle donne, è un fenomeno strutturale nel nostro Paese. E per molti, troppi, è purtroppo la regola; esistono cioè dei meccanismi che la rendono ‘normalmente’ possibile. Dall’inizio dell’anno sono almeno 25 le vittime, nel 2023 erano state 120, vale a dire una ogni tre giorni. Migliaia i casi di violenza in famiglia; lo stalking, definito «l’insieme di comportamenti persecutori ripetuti e intrusivi, come minacce, pedinamenti, molestie, telefonate o attenzioni indesiderate», è stato subito da circa 3 milioni 466mila donne, pari al 16,1 per cento del totale.
Altrettanto pesante la situazione sul versante dell’omotransfobia. Secondo il sito omofobia.org, dal 14 maggio 2023 al 19 aprile 2024 sono stati 94 gli episodi di violenza registrati, che hanno coinvolto in tutto 157 vittime. Insulti, sputi, minacce, spintoni, botte, ferimenti, stupri, ma anche sabotaggi sul lavoro, licenziamenti, allontanamenti dalla casa familiare, impossibilità a trovare contratti di locazione. Lo scorso anno si sono registrati anche due omicidi, quattro suicidi e 76 atti non aggressivi ma comunque di grave rilevanza penale. Numeri che però non tengono conto di tutti quei casi non emersi, probabilmente la stragrande maggioranza.
Oltre a questo, c’è l’ampio capitolo dei diritti civili che non possono essere pienamente goduti da chi sceglie di dare vita a una famiglia arcobaleno. In entrambi i casi (femminicidio e omotransfobia) sarebbe opportuno tornare a riprendere coscienza di una delle più grandi intuizioni dell’Illuminismo, scuola di pensiero del XVIII secolo che ha felicemente pervaso di sé gli Stati liberaldemocratici moderni contrapponendosi in modo netto a oscurantismo, fanatismo, dogmatismo e superstizione: senza varietà non ci può essere libertà e la libertà deriva dalla pluralità di opinioni, quindi la tolleranza religiosa può essere estesa a tutti i campi. Concetti alti, ma non lontani dalla vita quotidiana di tutti noi.
Tolleranza e libertà di coscienza, tra l’altro, sono tratti distintivi dello stesso messaggio evangelico e della vita cristiana, sin dalla metà del II secolo con l’Epistola a Diogneto («i cristiani amano anche chi li odia»).
È anche questione di cultura individuale. E qui entra in gioco la politica, intesa come arte che attiene alla ricerca del bene comune. Un’arte che deve essere declinata attraverso leggi, che nascono e fioriscono nei lontani palazzi del potere, ma anche, e si potrebbe dire soprattutto, nelle singole comunità. Le amministrazioni locali, a partire da quella neonata del Comune capoluogo, caratterizzata da una marcata identità politica più che civica (da qui una maggiore responsabilità relativamente a quanto stiamo argomentando), possono avere un ruolo importante nell’affermazione della cultura della tolleranza. Sono le entità più vicine ai cittadini, attraverso azioni mirate e costanti possono contribuire in maniera molto concreta ad aiutarli nella capacità di accettazione dell’altro, che significa rispetto per le sue scelte morali e di vita ma soprattutto è la precondizione per costruire una comunità orientata a valori condivisi piuttosto che puntare su quelli che dividono.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris