L'ANALISI
07 Luglio 2024 - 05:10
CREMA - Allarme cormorani lungo il fiume Serio, ma anche sull’Adda e nelle principali rogge del Cremasco, quelle tradizionalmente più ricche di pesce. «La fauna ittica sta soffrendo particolarmente la loro presenza – sottolineano i guardia pesca volontari della Fipsas, che da sempre monitorano i corsi d’acqua del territorio e si occupano di salvataggi e ripopolamenti –: mangiano mezzo chilo e oltre di pesce al giorno, un cormorano adulto può catturare pesci sino a tre-quattro etti. Stanno spazzando via quintali di esemplari, svuotando il Serio e le rogge».
Da tempo sono stati inviati solleciti alle istituzioni per interventi di contenimento della popolazione dei cormorani, in primis alla Regione. «Per quanto riguarda il nostro territorio – chiarisce Giuseppe Mazzoleni Ferracini, presidente del consiglio provinciale della Fipsas – i punti più critici sono proprio lungo il Serio, in particolare la palata del Menasciutto dove c’è il ponte della Melotta e a Casale Cremasco, sopra la palata Babbiona. Qui si concentrano tantissimi uccelli e il pesce di piccola taglia ormai è sparito. Abbiamo verificato la voracità di questi volatili quando abbiamo effettuato dei ripopolamenti in entrambe le zone». I volontari avevano liberato quintali di pesce che erano stati recuperati nelle asciutte tardo primaverili delle rogge. In pochi giorni la fauna ittica introdotta è stata decimata. «Per il controllo della popolazione di cormorani servirebbero interventi drastici – conclude Mazzoleni Ferracini – non c’è molto tempo da perdere».
La diffusione dei cormorani nel Cremasco, dove sino a qualche anno fa non erano certo uccelli comuni, è da imputare al fatto che si sono liberati spazi naturali. Aree ormai scarsamente frequentate dall’uomo e disabitate, proprio in prossimità dei fiumi. In queste zone i cormorani trovano l’habitat naturale per nidificare e riprodursi, avendo a disposizione una abbondante riserva di cibo data proprio dalla presenza dei corsi d’acqua. Il risultato è la progressiva scomparsa della fauna ittica, di cui si sono accorti già molti pescatori. Zone che tradizionalmente garantivano buone catture ora sono praticamente spopolate. La pesca sportiva viene dunque meno. Senza dimenticare che i cormorani sono un problema anche per gli allevamenti ittici, che devono adottare sistemi come reti e altre tipologie di barriere per difendersi dalle picchiate di questi uccelli. Il loro caratteristico sistema di pesca prevede appunto il tuffo ad alta velocità in acqua, per raggiungere la preda grazie a un corpo affusolato e particolarmente idrodinamico. Sono certamente pescatori eccezionali, diffusi ovunque in Europa e negli altri continenti. In Italia sono da sempre stanziali in zone umide come il delta del Po.
Il nemico dei gamberi della Lousiana si chiama cormorano. Quando i gamberi escono dall’acqua, questo uccello ne è ghiotto. Il problema è che i cormorani si cibano soprattutto di pesci e causano grossi danni alla fauna ittica. «I pescatori si lamentano – afferma Basilio Monaci (nella foto in basso), presidente del Parco del Serio – e a ragione. Il numero di cormorani è molto aumentato, nonostante la violenta gradinata del 25 luglio scorso ne abbia uccisi parecchi. Nella zona della palata del Menasciutto, verso Pianengo, ce n’è una colonia nutrita».
Il cormorano non è comunque l’unico uccello a cibarsi di pesci. «A causare danni – prosegue Monaci – sono anche gli aironi e gli ibis sacri. Questi ultimi, stanno nelle acque basse e fanno strage di pesciolini». Se negli anni passati, le grandi ondate di calore avevano ridotto il numero di certe specie e alcune avevano cercato rifugio altrove, il clima mite di questo periodo ne favorisce il ripopolamento. I pesci costituiscono la base essenziale dell’alimentazione dei cormorani, che pescano di preferenza al mattino e all’inizio del pomeriggio e riescono a ingurgitare tra i 400 e i 700 grammi di pesce al giorno a testa. Per la rabbia dei pescatori. Morale: meglio un giorno da cormorano che cento da cavedano.
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