L'ANALISI
05 Luglio 2024 - 19:57
CREMA - La misurazione della pressione si sarebbe trasformata nel pretesto per molestare sessualmente cinque dipendenti di una impresa di pulizie, che il 22 e il 29 gennaio di quest’anno si sono presentate in un ambulatorio di Crema per ottenere l’idoneità al lavoro. Violenza sessuale aggravata è l’accusa contestata a un medico del lavoro, 64 anni, libanese di origine, iscritto all’Ordine dei medici di Genova, dal 13 marzo scorso agli arresti domiciliari nella sua casa di Bergamo. Nei suoi 23 anni di carriera senza macchia tra la Liguria e la Lombardia, il dottore ha prestato in passato assistenza al Primo Soccorso dell’Aeroporto di Orio al Serio e sempre nella Bergamasca era molto ricercato come medico del lavoro nei centri commerciali e nelle Rsa. E’ stato medico di guardia nel carcere di Monza.
A Cremona da oggi è a processo davanti al gup (rito abbreviato). Le lavoratrici che lo accusano di essere state palpeggiate, si sono costituite parte civile con gli avvocati Simona Bracchi, Luisa Maria Sangiovanni e una collega di Milano. La più giovane ha 34 anni, la più grande 56. In mezzo, una di 54, una di 52 e una di 49 anni. Due di loro risiedono nel Milanese, due nel Cremonese, una a Cremona. Cinque capi di imputazione quasi fotocopia.
La sentenza sarà emessa il 18 luglio.
Secondo il pm Chiara Treballi, durante la misurazione della pressione, il medico «si spingeva in avanti con il bacino e con i genitali in modo da venire a contatto con la mano del braccio sottoposto a misurazione». Poi avrebbe palpeggiato le pazienti senza la protezione dei guanti. L’accusa parla di mutandine abbassate, di toccamenti all’inguine e alle natiche. In un caso, al seno. E con insistenza, dai 2 ai 6 minuti.
Ma nella sua ora e mezza di difesa, il medico ha respinto ogni accusa. Lo aveva fatto anche nell’interrogatorio di garanzia del 15 marzo scorso, quando nel caso di una paziente aveva chiarito: «Mi aveva detto di avere delle protusioni, io pertanto dovevo valutare il rachide, ma nego di aver fatto abbassare le mutande; a volte le faccio abbassare leggermente, per avere il rachide completamente scoperto, per poterlo controllare». Nel caso della lavoratrice palpeggiata al seno, aveva spiegato: «Per il genere di visite che svolgo, non devo assolutamente controllare il seno alle pazienti, l’ho fatto in quella occasione solo per tranquillizzare la paziente, che segnalava di avere un fastidio. Al termine della visita, l’ho tranquillizzata, ma le ho consigliato una visita più approfondita con il medico di base o un senologo».
Il medico ha precisato che quel giorno indossava “mutande contenitive che sono un po’ più spesse delle mutande normali” dopo un intervento (un mese prima) per due ernie inguinali. Una spiegazione rilevante per la difesa. In una visita, aveva esclamato: “Queste donne sono sempre tutte vestite”. Una frase senza finalità sessuali, la sua verità.
Non ci sta a passare per un mostro il medico che in media visitava “50-60 lavoratori, il carico è aumentato, perché siamo 5mila medici sul territorio, ma dovrebbero essere 12mila. Visito tutte le categorie indistintamente, dalla commessa al muratore”. L’indagine dei carabinieri nasce dalle querele presentate dalle donne, che non avevano mai conosciuto quel medico. Prima di allora, il datore di lavoro le aveva fatte visitare dal camice bianco di riferimento dell’azienda.
Non conoscevano il dottore imputato. E «non si conoscevano nemmeno tra di loro, quindi non avevano alcun interesse ad accusarlo», hanno sottolineato gli avvocati di parte civile Bracchi e Sangiovanni.
Durante le indagini, sono stati sentiti anche due lavoratori visitati il 29 gennaio nell’ambulatorio di Crema. Nei loro confronti, per il pm, il medico ha riservato un trattamento diverso: «Nessuna anomalia».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris