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Ricercato tradito da un selfie, il pm chiede 5 anni per l'aggressore tunisino

La sera dello scorso 4 settembre ha aggredito un 46enne in piazza Roma con un coccio di bottiglia. Preso a inizio anno dalla polizia francese. Oggi il processo di rito abbreviato

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

03 Luglio 2024 - 16:12

Ricercato tradito da un selfie, il pm chiede 5 anni per l'aggressore tunisino

CREMONA - La sera del 4 settembre di un anno fa, nei giardini pubblici di piazza Roma ha aggredito con un coccio di una bottiglia un uomo di 46 anni, napoletano di origine, un lavoro da pizzaiolo. Una rivalità sentimentale per movente. Poi, la fuga a Parigi. Nei quattro mesi da ricercato, Said, tunisino di 23 anni, un errore lo ha fatto: il selfie con un amico sotto l’Arco di Trionfo, pubblicato su un social. L’arresto della polizia francese agli inizi di gennaio di quest’anno, 24 giorni di carcere a Parigi, l’estradizione. Il trasferimento a Cà del Ferro.

E l’accusa di sfregio permanente, reato grave per il quale oggi, nel processo con il rito abbreviato, il pm ha chiesto al gup di condannare il giovane a 5 anni e 4 mesi di carcere. Niente sentenza, ma ordinanza: ai fini della decisione, il gup ha necessità di sentire la vittima dell’aggressione e di esaminare i documenti sanitari, perché il 46enne se l’è cavata con tre punti di sutura sul mento e quindici giorni di prognosi. Lo ha evidenziato, nell’arringa, l’avvocato di Said, Stefania Giribaldi, che aveva chiesto al giudice di derubricare il reato di ‘deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti’, punito dagli 8 ai 14 anni di carcere, in quello di lesioni. Non solo. Il difensore aveva invocato anche lo stato di necessità, «perché dalle telecamere risulta che il primo ad attaccare Said sia stato il 46enne». Il giudice ha rinviato al 18 settembre prossimo.

L'avvocato Stefania Giribaldi


Il 4 settembre del 2023 era un lunedì. I fatti sono avvenuti verso le 22. Dopo la serata trascorsa al Bolero, il piazzaiolo si è incamminato verso i giardini pubblici con un amico e si è seduto su una panchina. Su un’altra c’era Said. I due si conoscevano di vista. Il tunisino in quel momento stava con una ragazza che in precedenza (da ottobre 2022 a giugno 2023) era stata con il pizzaiolo. Said lo ha visto ed è andato da lui. In sospeso c’era, dunque, una vicenda legata alla fidanzata. È nata una discussione. «Dalle telecamere si vede che il 46enne ha dato una testata al mio assistito, facendogli cadere un dente (un incisivo)», ha spiegato l’avvocato Giribaldi.


Il 5 settembre, in Questura il 46enne ha presentato una querela, raccontando i fatti. Il 6 settembre è tornato di nuovo negli uffici della squadra mobile, integrando la querela. Il pizzaiolo ha riferito che Said gli si è avvicinato, gli ha chiesto una sigaretta. «Ricordo - ha fatto verbalizzare il 46enne - che è stato molto insistente e minaccioso, tanto che, effettivamente, mi sono alzato e l’ho fronteggiato, lui, però, continuava, quindi, devo essere sincero, l’ho spinto con forza e ho fatto il gesto di colpirlo con una testata, ma sono sicuro di non averlo preso di mira, mentre lui mi ha subito colpito al volto con una bottiglia che aveva in mano. In quel momento non ho sentito dolore, ma ho cercato di inseguirlo per picchiarlo, ma lui si è divincolato ed è scappato».

Poi, Said «è tornato e mi ha lanciato sul volto il resto della bottiglia», la frase nella querela. « Mi ha colpito ancora in viso, ancora con una bottiglia di vetro». Said e l’amico sono scappati. «Solo allora mi sono reso conto che sanguinavo tantissimo e quindi mi sono diretto verso la fontanella del parco». Alcuni passanti hanno chiamato i soccorsi. «La stessa persona offesa ha riferito, per due volte, che il mio assistito ha lanciato la bottiglia. Un conto è lanciare, un conto è prendere un coccio di bottiglia e sfregiarti», ha insistito l’avvocato Giribaldi.


L’indagine. Nelle ore successive all’aggressione, la squadra mobile si è messa ad indagare. Ha guardato i filmati delle telecamere anche per capire la via di fuga del tunisino di cui il ferito non conosceva il nome. Scavando nelle conoscenze comuni dei due, i poliziotti si sono messi sulla pista del tunisino, un giovane ‘pulito’, nessun precedente fino a quella sera, quando è scappato dall’Italia. Il tribunale ha emesso un mandato di arresto europeo, i poliziotti lo hanno costantemente monitorato attraverso i social. Mentre lo cercavano, Said era a Parigi. E quel selfie sotto l’Arco di Trionfo con un amico ha messo fine alla sua fuga. 

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