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IL CUORE DI CREMA

In sella e con i pennelli per dire basta a droga e alcol

Ippoterapia e dipinti, ma da settembre pure lo yoga per aiutare a uscire dalla dipendenza i 21 ospiti

Giovanni Ricci

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03 Luglio 2024 - 19:38

In sella e con i pennelli per dire basta a droga e alcol

Il direttore Mario Tosi e Francesco Dragoni dello staff

CREMA - All’ingresso c’è la foto di don Mario Piantelli, il sacerdote scomparso che, per 25 anni è stato alla guida della comunità di recupero. Sotto, una scritta: «Avanti con coraggio». «Un motto che abbiamo fatto nostro. E sono appagato anche dal cammino compiuto negli ultimi mesi», confida il direttore Mario Tosi. E il riferimento è alle ultime strategie adottate per superare la dipendenza da alcol e stupefacenti: teatro, pittura e ippoterapia.

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Con dietro l’angolo la novità dello yoga. Il Cuore di Crema — storica struttura di via Matilde di Canossa che fa capo alla Fondazione diocesana San Pantaleone — attualmente ha 21 ospiti: 14 per problemi di tossicodipendenza e 7 per alcolismo. L’età va dai 22 ai 58 anni. E non arrivano solo dal Cremasco, ma pure da Bergamasca, provincia di Varese, Milanese e Bresciano. Il direttore Tosi si avvale di collaboratori come Francesco Dragoni, Mauro Castagnaro, nonché di educatori come Livio Colombo. Assieme, sviluppano progetti, modificatisi nel tempo, pur mantenendo la loro specificità: il passaggio da una situazione di disagio, a una di benessere. L’inverno scorso hanno organizzato una mostra di dipinti. «Lavori di gruppo per condividere le emozioni e tradurle sulla tela. Ma anche la realizzazione di un’opera ciascuno, dopo aver riflettuto sul testo ‘Carissimo amico’, la lettera sulla droga dello psichiatra Vittorino Andreoli». In tutto sono stati realizzati 23 dipinti, più tre quadri di gruppo. «Lo scopo era di utilizzare il canale non verbale della pittura, per esporre le proprie emozioni: un modo per comunicare», spiegano Martina Elena Marchesi e Colombo dello staff, che hanno curato il progetto e chiesto a tutti i coinvolti di elaborare una descrizione dell’opera, in grado di accompagnarla.

Ma nella comunità, nata nel 1981, non è stata introdotta solo l’arte come rimedio alla dipendenza. Viene infatti abbinata all’ippoterapia e alla teatroterapia. Nei prossimi giorni, al Centro di riabilitazione equestre intitolato a Carla Tolotti, concluderanno il loro percorso alcuni degli ospiti. Più o meno in contemporanea cala il sipario stagionale anche sul progetto teatrale durato 9 mesi. E una decina degli assistiti dal centro, domenica alle 21 al teatro Galilei di Romanengo, daranno vita allo spettacolo dal titolo Cuori di Strada, performance conclusiva del loro percorso col palcoscenico, sotto la regia Rossella Fasano. La teatroterapia si basa sul cosiddetto paradosso del palcoscenico: la finzione deve essere autentica. Se il protagonista non attinge al suo vissuto, non arriva al pubblico. Fare un percorso simile, insomma, significa soprattutto raccontarsi. Una tecnica per abbassare la maschera e dare spazio al proprio vissuto doloroso, rielaborandolo. A settembre, poi, la comunità rivolgerà lo sguardo verso le discipline orientali per il rilassamento. Il tutto, sempre per gestire il proprio vissuto e superarlo. In campo quindi lo yoga e altre tecniche, che faranno il loro ingresso in via Matilde di Canossa nell’immediato futuro.

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Alcuni ospiti che hanno fatto tappa nella loro vita nella comunità cittadina esprimono parole di compiacimento per il percorso. Ad esempio Mirko: «Grazie a voi sono cambiato», riferendosi ai responsabili della gestione della comunità. Umberto: «Sono rimasto pochi mesi, ma mi sono serviti tanto e mi servono parecchio ancora adesso». Lorenzo: «Grazie al percorso compiuto sono riuscito a riallacciare i rapporti con le persone». E ancora Davide: «Accoglienza, disponibilità e professionalità sono le tre parole magiche». Mentre Salvatore confida: «Prima non volevo entrare, ora non me ne voglio proprio più andare».

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