L'ANALISI
02 Luglio 2024 - 19:53
CREMONA - «Il Tribunale condanna a 10 anni di reclusione...». Tanti quanti ne aveva chiesti il pm, Chiara Treballi, nei confronti dell’uomo che, stando alle accuse, per due anni ha fatto vivere un inferno all’ex convivente: schiaffi, minacce anche davanti al bimbo di lei nato da una precedente relazione, insulti, violenze psicologiche e «venti violenze sessuali anche quando era incinta». Rapporti intimi «subìti in silenzio per paura di far del male alla bimba che avevo in grembo».
L’isolamento dagli amici, i chil persi, le notti insonni, la denuncia ai carabinieri, l’accoglienza e la protezione delle volontarie e della psicologa di Aida, l’associazione che aiuta le donne vittime di violenze, un anno in una casa rifugio con il figlio, il lavoro, la luce, ma quanto dolore, quanta sofferenza nel racconto shock fatto ai giudici da Maria (nome volutamente di fantasia, ndr). Violenze subite in un contesto è di fragilità.
L’uomo, che si è difeso, ha negato e che in carcere sta scontando una condanna per stalking nei confronti della precedente compagna, dovrà risarcire con 10mila euro (una provvisionale) Maria, parte civile con l’avvocato Elena Guerreschi, che di Aida è presidente. «Spesso le donne hanno paura di denunciare. La mia assistita ha deciso di rimanere per lungo tempo in questa situazione di sopraffazione. Poi, ha avuto la possibilità di fare un percorso per arrivare qui e raccontare, nel modo più preciso, i fatti», ha detto l’avvocato.
Entro 90 giorni sarà depositata la motivazione della sentenza, la difesa appellerà.
La coppia andò a convivere ad agosto del 2020, quando lei rimase incinta. «Violenze verbali, all’inizio, poi sono cominciate le aggressioni fisiche, almeno una o due volte a settimana». Temeva per la sua incolumità e per quella del suo bimbo, Maria: «Un giorno mi disse che se avessi parlato di queste cose a qualcuno, avrebbe preso una pistola e avrebbe sparato prima a mio figlio, sotto i miei occhi, poi a me. Una volta mi ha puntato un coltello alla gola e mi ha ferito».
Nel suo racconto shock, Maria aveva raccontato le violenze sessuali. «Iniziava con schiaffi e spintoni, poi mi sbatteva sul letto, cercavo di spostarlo, urlavo 'no!', ma lui era più forte, non si spostava, anzi, a volte rideva. Altre volte non mi sono ribellata per paura. Sono rimasta con lui per due motivi. Ero annientata psicologicamente da quanto stavo vivendo, avevo il terrore delle sue minacce e per salvaguardare mio figlio e la mia famiglia».
Il viaggio di ritorno dall’inferno ha una data: 17 settembre del 2022. Maria trovò il compagno in stato di semi incoscienza dopo una dose di droga. Chiamò il 112 per farlo soccorrere e corse a denunciarlo. È di quei giorni l’incontro con Aida, l’inserimento in una casa rifugio, l’incontro con la psicologa dell’associazione: «Portava su di sé i segni del trauma: apatia, senso di vuoto, irritabilità. Il suo è un percorso difficile e doloroso, ma ha avuto già un grande miglioramento» grazie all’inserimento in un progetto, la rinascita.
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