L'ANALISI
01 Luglio 2024 - 05:20
CREMONA - È ancora un vescovo volante, ma delle vette e non più sugli abissi. «Ogni tanto vado al vicino aeroclub e faccio qualche giretto, c’è una bella pista». Monsignor Luciano Capelli, 76 anni, ha rinunciato per raggiunti limiti di età a guidare la diocesi di Gizo, alle Salomone, il paradiso formato da 992 isole (delle quali 365 abitate) in Oceania, nel Pacifico, agli estremi confini della terra, ed è tornato a Tirano (Sondrio), dov’è nato. Era di casa al Migliaro, dove si è esercitato su un nuovo idrovolante: «Si può dire che Cremona mi abbia salvato la vita per due volte mentre mi trovavo in mezzo all’oceano. Ora vi spiego perché». In realtà, il sacerdote famoso per il suo coraggio e le sue doti di pilota, oltre che per la sua allegria contagiosa, il Cremonese lo conosce sin da quand’era bambino. «Ero nei salesiani, in quei tempi c’era una fioritura di vocazioni. Ho fatto le scuole a Montodine e Fiesco. Anni indimenticabili. È lì che ho imparato a giocare a pallone lungo il Serio: si tirava il calcio di rigore ma non si vedeva il portiere perché c’era la nebbia». Poi gli studi di teologia e la professione. «I miei superiori mi hanno chiesto dove volevo essere mandato Nel posto in cui c’è più bisogno, ho risposto».
Da allora ha portato l’opera di don Bosco in giro per il mondo, dalle Filippine, dov’è rimasto per 34 anni, a Timor e a Papua. E, nel 1999, dopo un terremoto che distrusse case e chiese, nelle Salomone.
«Le isole sono distanti dai trenta ai duecento chilometri l’una dall’altra. Un territorio vastissimo, 18 abitanti per chilometro quadrato. All’inizio, per recarmi in mezzo ai miei fedeli a diffondere il Vangelo, mi muovevo in barca, un fuoribordo. Ma il tragitto era lungo e pericoloso per le onde e il tempo molto variabile». E così spuntò l’idea del piccolo aereo, un ultraleggero.
«I primi a parlarmene furono i miei amici di Sondrio. ‘Voi siete matti’, fu la mia reazione». Un po’ matto doveva esserlo anche monsignor Capelli, nominato vescovo nel 2007, che, dopo aver accettato la proposta e conseguito i brevetti necessari per diventare pilota, convinse la Cei ad acquistare un biposto.
«Per percorrere 170 chilometri impiegavo un’ora e un quarto contro le 8-12 ore in barca. Si risparmiava anche sui costi della benzina». Don Capelli è stato più volte a Cremona. L’ultima e più importante nel marzo 2017 per sedersi ai comandi dell’idrovolante, un Savannah bianco e azzurro, messo sempre a disposizione dalla Conferenza episcopale. «Mi sono divertito a provarlo sulle Alpi e su e giù per il lago di Como».
Prima di spedire l’aereo dall’altra parte della terra, si è addestrato al Migliaro con un istruttore d’eccezione come Graziano Mazzolari, titolare della Scuola italiana volo di Corte de’ Cortesi, che progetta e costruisce i galleggianti per gli ultraleggeri anfibi di tutto il mondo.
«Un giorno mi sono ritrovato circondato dai fulmini e ho dovuto ammarare. Ce l’ho fatta grazie a quegli ‘stivali’ attaccati da Graziano. In un’altra occasione — era tardo pomeriggio quando più di frequente si alzano le correnti e scoppiano i temporali — non potevo atterrare a causa dei venti. Ma, con quell’aereo bellissimo, fantastico, ho trovato un’isoletta vicina, una baia meno disastrata, e ce l’ho fatta».
Monsignor Capelli ripensa a quei brividi e si emoziona: «Un piccolo posto nel mio cuore Cremona ce l’ha. È stata la città che mi ha ispirato a mettere sotto l’idrovolante i galleggianti. Senza quelli sarei morto due volte. Dunque, forza Cremona».
La diocesi di Gizo è stata affidata a monsignor Peter Houhou, il primo vescovo locale. «Mentre da noi si chiudono e accorpano le parrocchie, quei luoghi sono baciati da una rinascita del cristianesimo. E così ho potuto ritirarmi in pace: sono tornato in Valtellina, a casa dei miei genitori, che non ci sono più, dove vivo con mio fratello. Do una mano al vicino santuario. Avevo problemi al cuore. Grazie a un riposo assoluto, ora il cuore è a posto. Adesso ci sono i diverticoli, regalo di 59 anni ai Tropici. A ottobre mi opereranno a Roma». Dall’oceano alle montagne, da un inno alla bellezza a un altro. «Là era tutto piatto, qui è tutto aguzzo. Godo di una splendida vista sul Bernina». Non ha dimenticato, non poteva, le Salomone anche se la sua missione, seppur a distanza, non si è fermata. «In questi anni vi si sono recati 180 volontari della nostra associazione: uno è partito pochi giorni fa; un’altra, Maddalena, ci è andata 19 volte. È come il mal d’Africa. Le relazioni su quelle isole sono stupende, intime, ciò che si sta perdendo da noi. Certo, provo un po’ di nostalgia, anche se c’è molto da lavorare pure qui. E poi, con una tastiera davanti, si può fare tanto anche per là. È come avere la porta accanto».
Monsignor Capelli conta di visitare, ad ottobre, per 3-4 mesi, quelle terre dove ha vissuto per 24 anni. Lo precederà, a settembre, papa Francesco, con il viaggio in Oceania. «Faccio come le rondini che prima o poi tornano».
E l’idrovolante dei miracoli? «È rimasto laggiù. In accordo con il mio successore, l’ho messo in vendita, all’asta. Ci sono 3-4 interessamenti, vediamo se andranno in porto». Ad agosto scadrà il brevetto da pilota. «Se mi metterò in fila per la visita medica e per rinnovarlo? Certo che sì». Continuerà ad essere il don dei cieli, una definizione un po’ abusata ma che ogni volta gli strappa un sorriso sincero. «Quando si avvicinava il momento della rinuncia all’incarico, sapete come mi firmavo? Monsignor Capelli, vescovo scadente e volante».
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