L'ANALISI
06 Giugno 2024 - 18:27
CREMONA - Il rapinatore condannato a 3 anni e 6 mesi, pena confermata in appello. Per il presunto ‘palo’ sentenza di non luogo a procedere, oggi.
Il caso riguarda la rapina shock andata in scena alle tre e mezza di notte in via Palestro, a fine luglio del 2022. Vittima, un uomo di 57enne, che si stava incamminando verso la stazione, dove lavorava. Il suo marsupio fece gola a un 21enne, straniero nato in Italia, casa nel bresciano, domicilio dalla sorella a Cremona. Il giovane era in compagnia di un 18enne straniero, in Italia da poco tempo (aveva raggiunto la madre). I due si erano conosciuti al bar alcune ore prima.
Il rapinatore si avventò sulla preda, l’aggredì alle spalle, l’atterrò con un pugno alla testa (all’altezza dell’orecchio) lo strattonò e con forza la tirò a sé e la fece cadere a terra, procurandole escoriazioni. Il ferito si rialzò e si mise a rincorrere i due giovani. «Restituitemi almeno il telefonino», urlò. Fu minacciato di prendere altre botte. Il marsupio venne gettato a terra, svuotato di soldi, bancomat e smartphone. E a terra rimase anche la vittima.
A quell’ora, in via Palestro passò una guardia giurata. «Sono appena stato pestato e rapinato», gli disse il 57enne. I carabinieri raccolsero l’allarme e cominciarono a investigare. Acquisirono le immagini delle telecamere installate nel centro di Cremona. Ricostruirono il percorso fatto dalla vittima e dai due giovani che da ore girovagavano per le vie del centro.
Dopo le tre e mezza del mattino, il 21enne, in compagnia del 18enne, puntò gli occhi sulla vittima che stava passando in Galleria XXV Aprile. I due lo seguirono lungo corso Campi e quando il ‘bersaglio’ imboccò una via Palestro buia e deserta, andò in scena la rapina.
I carabinieri prepararono un fascicolo fotografico. Il 57enne andò a colpo sicuro: «Sono questi due».
La mattina del 3 agosto, i militari perquisirono le abitazioni e trovarono gli abiti indossati nella notte del brutale pestaggio. Durante le indagini, scoprirono anche che lo smartphone della vittima era finito nelle mani di un 19 enne che risiede in provincia di Brescia, amico del 21 enne. I militari si presentarono a casa sua, sequestrarono il telefonino e lo denunciarono per ricettazione (la sua posizione è stata stralciata).
Intanto, a Cremona i colleghi scoprirono dell’altro. Cioè che la carta bancomat della vittima venne gettata in uno dei tombini di via Ghisleri. La recuperarono e la restituirono al 57enne. Il 21enne è già stato condannato anche in appello (era assistito dall’avvocato Cristina Pugnoli).
All’udienza preliminare di oggi, il pm aveva insistito per il rinvio a giudizio del ‘palo’. Il gup ha emesso sentenza di non luogo a procedere, perché «non c’erano le prove che il mio assistito avesse partecipato alla rapina - ha spiegato l’avvocato Andrea Daconto -. Dai filmati si vede che non ha fatto il ‘palo’. Era rimasto indietro di una cinquantina di metri, non ha dato alcun contributo alla rapina». E c’è un altro argomento speso dal difensore per dimostrare che il 18enne con la rapina non c’entrasse. «Il mio assistito non ha diviso il bottino con il 21enne». Quest’ultimo si tenne il malloppo.
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