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CREMA. IL CONVENTO DEI SABBIONI

I frati Innocenzo e Tommaso con il saio da mezzo secolo

Domenica sarà festa doppia: la comunità si prepara a celebrare i due Cappuccini, ordinati sacerdoti nel 1974

Dario Dolci

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redazione@laprovinciacr.it

05 Giugno 2024 - 05:10

I frati Innocenzo e Tommaso con il saio da mezzo secolo

Fra Innocenzo e Fra Tommaso

CREMA - Mezzo secolo con indosso il saio. Mezzo secolo per due. La parrocchia San Lorenzo dei Sabbioni festeggerà domenica i 50 anni di sacerdozio di due frati Cappuccini: Innocenzo Pacchioni e Tommaso Grigis. Alle 10.30 la messa, a seguire, pranzo comunitario in oratorio.

Innocenzo è figlio dei Sabbioni, un quartiere che ha dato alla Chiesa tanti frati, grazie alla presenza del convento, un esempio per i giovani. «Sono nato in località La Comuna nel 1948 – racconta — dove vedevo passare fra Silvestro che tornava dalla questua col suo carretto. Lo salutavo e pensavo: anch’io voglio essere frate. E infatti, terminate le elementari mi sono presentato al parroco Gianluigi Rota, manifestandogli il mio desiderio. Il 24 settembre del 1959 ero al seminario dei Cappuccini di Albino, dove ho fatto gli studi. Lì ho conosciuto missionari provenienti da Eritrea e Brasile che ci raccontavano la loro vita dura e avventurosa e ci trasmettevano l’ideale missionario. Il 28 giugno del 1974 sono stato ordinato sacerdote e, dopo un anno di preparazione, il 31 ottobre 1975, sono partito dal porto di Genova con destinazione il Brasile».

Da allora, Innocenzo è rimasto in Sudamerica. «La mia prima destinazione fu Tumtum, con l’impegno di visitare 72 villaggi, sparsi in un vastissimo territorio, in camion, con la Jeep e spesso a dorso di mulo. Ho condiviso la vita con gente semplice e povera, che mi ha voluto un gran bene e mi ha fatto sentire a casa. Poi sono diventato parroco, maestro dei novizi e quindi guardiano nel convento della Cohab in Sao Luis. A seguire sono stato 18 anni a Igarapé Grande, dove abbiamo costruito tante strutture. Ora, da alcuni mesi, opero a Trisidela deu Vali in una parrocchia-convento e intendo continuare».

Fra Tommaso è il parroco dei Sabbioni. Bergamasco di Pagliaro, minuscolo paese della Val Serina, classe 1949. «Da bambini avevamo le pezze sulle braghe, troppo grandi o troppo strette. La domenica dei mesi estivi, il parroco ci mandava raccogliere il fieno, poi ci permetteva di vedere ‘La TV dei ragazzi’; l’unico televisore del paese era il suo. D’inverno ci si ritrovava in stalla per farsi riscaldare dalle mucche. Si viveva e si campava con poco. La messa era in latino e io, facendo il chierichetto, avevo imparato a memoria le risposte da dare al celebrante. Non capivo niente, ma ero contento di stare sull’altare in braghe corte e cotta. Nella scuola di Pagliaro c’era una sola classe: tutti insieme dalla prima alla quinta elementare. A nove anni ho deciso di entrare in seminario a Albino per diventare frate».

Come per Innocenzo, l’ordinazione di Tommaso è avvenuta il 28 giugno 1974 a Milano. «Capivo poco di ciò che mi stava succedendo. Ma, la vita è mistero e bellezza, un’avventura per niente scontata. Sono stato 11 anni a Albino e poi ho fatto il guardiano a Varese, a Cerro Maggiore, a Lecco e di nuovo a Varese. Da sette anni sono ai Sabbioni. In 50 anni ho incontrato tante persone, tanti problemi, ho ascoltato e ho parlato, ho cercato di fare del bene, ma soprattutto di volere bene, ho commesso sbagli, sperimentando la mia fragilità. Per quelli che mi sono vicini desidero essere un amico, perché so di non essere migliore di loro».​

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