L'ANALISI
03 Giugno 2024 - 19:17
CREMONA - «Buttare le chiavi sono tre parole semplici, con un peso importante. Però le persone nei nostri giorni le usano con leggerezza. A volte le persone usano questa frase quando riempiono una stanza con tutte le cose che non piacciono più. Ed è così che vedono noi carcerati: oggetti da buttare dentro una stanza e buttare le chiavi». Ma «buttare le chiavi non è scritto nella Costituzione politica dello Stato italiano». Quelle stesse chiavi «sono un simbolo di libertà, opportunità e, soprattutto, di una nuova vita».
Frasi estrapolate dal tema di un detenuto nel carcere di Ca’ del Ferro. Ha 39 anni ed è uno dei vincitori delle otto borse di studio (ciascuna del valore di 300 euro) consegnate oggi agli studenti selezionati al bando della Camera penale di Cremona e Crema ‘Sandro Bocchi’ dal titolo ‘Buttiamo via le chiavi? E la Costituzione cosa ne pensa?’. Una tradizione ultraventennale della Camera penale, il bando. Ma è la prima volta che lo si estende agli studenti (scuola media) in carcere. Un unicum all’interno della Camera penale della Lombardia Orientale.
Per l’occasione, il detenuto, elegante in giacca blu, si è collegato con l’aula della corte d’assise piena di studenti, docenti e familiari. La direttrice della casa circondariale, Rossella Padula, ha ritirato busta e pergamena.
Gli alunni delle scuole superiori vincitori sono: Marta Barnabò (3M liceo Scienze Umane- istituto Munari di Crema), Beatrice Stefania Ciobanu (4E liceo scientifico Racchetti di Crema), Silvia Scandelli (2CD istituto Galileo Galilei di Crema), Michela Bertolasi, Emma Cantoni e Gaia Zacchetti (2 CA istituto Galileo Galilei di Crema), Stefan Buduca (3B LSA istituto Torriani di Cremona), Filippo Bodini (2FCOM liceo Anguissola di Cremona), Agata Becchi, Marta Marcotti, Eleonora Benvenuto e Camilla Carini (2B liceo scientifico Gaspare Aselli di Cremona). E il detenuto.
«Con estremo orgoglio la Camera penale da più di 20 anni fa questo progetto, entrando nelle scuole e proponendo un tema sul quale i ragazzi dovranno cimentarsi», ha detto la presidente Micol Parati, che si è rivolta ai ragazzi: «Ci avete inorgoglito. Avete colto esattamente il tema del bando del concorso e ci avete trasmesso in quali molti modi si possa affrontare un tema di questo genere. Abbiamo letto canzoni, poesie, scritti, interviste, filmati. Tutta la vostra fantasia si è scatenata. Avere a che fare con i ragazzi ci arricchisce». Il bando non esisterebbe senza le borse di studio. La presidente Parati ha ringraziato chi le ha messe a disposizione, partendo dai familiari degli avvocati scomparsi. Sono le borse di studio in memoria degli avvocati Sergio Franceschini, Vittorio Meanti, Aldo Pizzoccaro, Bruno e Gianpiero Guareschi e Agostino Russo. E ancora, quelle messe a disposizione dall’Associazione Popolare Crema per il Territorio e dal banco Popolare e dall’ingegnere Alessandro Barbotta, dell’impresa S. T. A. Barbotta di Gadesco Pieve Delmona.
«Ringrazio in maniera molto sentita la presidente della Camera penale, gli avvocati Marilena Gigliotti e Caterina Pacifici, che sono state coloro che hanno portato l’iniziativa all’interno del carcere — ha detto la direttrice Padula —. Un progetto che testimonia un’attenzione e una sensibilità della Camera penale che è sempre costante e che è la dimostrazione, anche da parte di chi è fuori dall’istituto, che non vi è assolutamente l’intento di gettare la chiave. Questo è l’intento per cui noi lavoriamo tutti i giorni e di chi lavora anche nella scuola all’interno dell’istituto». Il grazie al docente Tommaso Bola, che con i colleghi «non solo cura il corso di scuola media», ma «ha assistito il detenuto nel mettere a punto l’elaborato. La scuola è un altro esempio di come si faccia riabilitazione in carcere».
Elaborati «originali» e «ben strutturati» è scritto nelle valutazioni. Beatrice «ha svolto con padronanza argomentativa e lessico essenziale, ma efficace, i nodi cruciali della giustizia». Agata, Marta, Eleonora e Camilla hanno firmato «una rappresentazione realistica e decisamente coinvolgente del tema che veicola lo spettatore in fatti di cronaca, richiamando contemporaneamente concetti normativi e costituzionali che rendono la visione completa e di grande interesse». Michela, Emma e Gaia hanno realizzato un video «che riporta scene reali della condizione carceraria di San Vittore e Poggio Reale». Filippo «ha utilizzato una chiave comunicativa consona e trasversale al mondo giovanile, visto dalla prospettiva del rap, il genere musicale più diffuso tra le giovani generazioni». Nel suo elaborato, Silvia ha utilizzato citazioni come ‘Non fatemi vedere i vostri palazzi, ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà’, o ‘Nella vita si sbaglia, si paga, si cambia’. Stefano ha realizzato «un breve componimento poetico strutturato in sei strofe da dieci versi». Con il suo elaborato, Marta «racconta una esperienza personale relativa ad un soggiorno di una settimana presso una casa famiglia di Eboli, durante il quale ha conosciuto un detenuto».
E poi c’è lo studente in carcere. Nel suo tema introspettivo «offre arguti spunti di riflessione, ma anche moniti a non incorrere nelle suggestioni mediatiche, improntate alla giustizia sommaria e sensazionalista che produce linciaggi ed esecuzioni a scapito degli inalienabili ed inviolabili diritti di proporzionalità e di certezza della pena». Applausi e foto nell’aula della corte d’assise.
Il presidente dell’Ordine degli avvocati, Alessio Romanelli, ringrazia studenti e docenti «per essere presenti in questa che è l’aula della corte d’assise, dove si celebrano i processi più importanti e veramente si decide il destino delle persone». Un’aula «carica di significati»: la gabbia e la toga, «simbolo della difesa, la divisa del difensore che affratella tutti gli avvocati». Definisce «splendida l’iniziativa di stendere il bando agli studenti attualmente detenuti». La cerimonia è l’occasione per tratteggiare il profilo umano e professionale degli avvocati alla cui memoria i familiari hanno istituito le borse di studio.
Romanelli ricorda l’avvocato Agostino Russo, ucciso dal Covid ad aprile del 2020: «Agostino era innanzitutto un amico per me e per noi. Militante della Camera penale, era una persona generosa, solare, amante della bellezza, dell’arte, soprattutto, un avvocato. E dell’avvocato aveva quello che, a mio avviso, è il tratto fondamentale e senza il quale non si può essere avvocati: la generosità». L’avvocato Sergio Fiori ricorda i colleghi Aldo Pizzoccaro («Il suo tratto signorile e la correttezza professionale lo avevano portato ad essere uno dei più conosciuti avvocati del territorio») e Sergio Franceschini, «un uomo molto generoso, il mio mentore e anche il mio testimone di nozze». L’avvocato Ilaria Dioli spiega i «molti insegnamenti» ricevuti dal suo maestro Vittorio Meanti. Roberto e Giovanni Guareschi parlano del padre Bruno e dello zio Gianpiero: «Oggi sarebbero felicissimi di sapere che la borsa di studio va a premiare chi se l’ è meritato, perché hanno sempre creduto nel merito e, soprattutto, di dare una opportunità ai giovani».
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