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Pina, un secolo pieno di vita

Festa per i 100 anni di Giuseppina Piseroni: «Il periodo più bello al Bosco delle Gerre, non avevamo nulla ma mi sentivo in Paradiso»

Luca Luigi Ugaglia

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redazione@laprovinciacr.it

02 Giugno 2024 - 10:32

Pina, un secolo pieno di vita

SPINADESCO - «Il periodo più bello della mia vita? Quando abitavo con il mio Ernesto e i figli al Bosco delle Gerre». Chi non la conosce a Spinadesco Giuseppina Piseroni, compagna di una vita del guardiacaccia detto lo ‘Sceriffo’ e ‘Baffo’?. La ‘Pina’ ha compiuto 100 anni e martedì pomeriggio, a sorpresa, le hanno fatto una mega festa in municipio. Gli applausi sono arrivati da una quarantina di persone durante il ritrovo del progetto ‘Fili d’Argento Mai più soli’. Con gli auguri, anche il mazzo di fiori, la torta e tanto di pergamena dell’amministrazione comunale donata dal sindaco Roberto Lazzari.

torta

Oltre ai tre figli Angelo, Carla e Valentino, c’erano tutti i ‘tesori’ della sua vita: nipoti e pronipoti.

Originaria di Paderno, classe di ferro 1924, la Pina, ex operaia alla Sicrem, vedova da anni, vive ancora nella sua casa di via XXV Aprile con Angelo; è lucidissima e ogni giorno legge La Provincia, commentando anche le notizie con grande interesse e competenza.

Cento anni sono un’eternità e lei ne ha viste tante. Ci ha pensato la nipote Michela a raccontare a tutti alcuni aneddoti simpatici. «Vedervi qui oggi – ha detto – è come se la nostra famiglia si fosse un po’ allargata».

Poi via ai ricordi. Come quella volta che da giovane Giuseppina, con le amiche, in bicicletta passava vicino al ponte della ferrovia di Sesto e alcuni giovani soldati che lo stavano piantonando si nascosero per poi uscire all’improvviso e spaventarle; caddero tutti in terra e si azzuffarono. Finirono tutti in caserma, comprese le ragazze, che si beccarono la ramanzina dal comandante che le lasciò andare chiamandole ‘stupidine’.

Quando ha saputo che la Regione concede contributi agli alluvionati, Pina ha confidato alla nipote un altro aneddoto: «Nel ‘51 abitavo già a Spinadesco alla Cà Vecchia e ho perso tutto, ho ricevuto solo una sedia dal parroco, talmente coperta di cera che non ho potuto neppure usarla come legna da bruciare, venivano a portarci da mangiare in barca dall’argine maestro, tutte le nostre galline erano annegate. Ma il periodo più bello della mia vita l’ho passato al Bosco delle Gerre: non avevamo nulla, ma io mi sentivo in Paradiso».

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